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 2010  luglio 04 Domenica calendario

SCARPELLI DI TUTTI I COLORI

Tutta l’Italia, anzi l’Italietta degli anni Trenta in un film che ancora non c’è e non somiglierà a nessun altro. Anche perché non sarà filmato, che banalità, e nemmeno animato, ma semplicemente disegnato. Scena per scena, personaggio per personaggio, con la cura incantevole, il senso della fisionomia, il gusto maniacale dei dettagli che Furio Scarpelli metteva nelle sue illustrazioni fin dai tempi in cui disegnava vignette per il Marc’Aurelio.
Proprio così: Scarpelli, il grande sceneggiatore che in coppia con Age ha fatto la storia della commedia all’italiana, se n’è andato due mesi fa lasciando un film quasi finito nel cassetto, Passioni. E che film! Otto anni di lavoro. Migliaia di disegni, schizzi, bozzetti, che pochissimi conoscono ma costituiscono una miniera senza fondo di facce, gesti, caratteri, tic. Una febbre divorante, quella per il disegno, che dopo essersi riaccesa negli ultimi anni aveva finito per riassumere e condensare tutti gli slanci (e le idiosincrasie) del grande narratore. Da sempre nemico del ”cinemismo”, ovvero del cinema fine a se stesso. Ma capace di stringere come nessun altro un’epoca e la sua mentalità in un guizzo, una battuta, uno svolazzo più eloquente di cento pagine.
Chi ha visto I soliti ignoti, Tutti a casa, Straziami ma di baci saziami, C’eravamo tanto amati e tante altre commedie indimenticabili sceneggiate da Age e Scarpelli, sa perfettamente di cosa stiamo parlando. Ma Passioni, questo il titolo della ”commedia-fumetto” (parole sue), sugli schermi nel febbraio 2011, sarà con ogni probabilità qualcosa di radicalmente diverso. Un precipitato di memorie e osservazioni personali che si fa affresco di una delle epoche meno raccontate, paradossalmente, dal nostro cinema. Illuminata per così dire ”da dentro” dall’amore sbagliato fra il fascistissimo e azzimato avvocato Rinaldo Maria Bonci Pavonazzi, ormai sui sessanta, e l’ingenua Lolli, una giovane stiratrice romana che prima si lascia irretire, poi scarica l’amante importuno. Facendolo precipitare in una specie di contraddittoria, accelerata, rivelatrice demenza senile. Che avrà un epilogo morale (e parzialmente beffardo) in Spagna, in piena guerra civile.
A sceneggiare e adattare i disegni lasciati da Furio lavorano amorosamente Giacomo e Filiberto Scarpelli, figlio e nipote del grande sceneggiatore. Filiberto (omonimo del nonno illustratore, ma nella vita professore di Paletnologia), curerà anche la regia, che non prevede animazioni dei disegni, solo movimenti di macchina; mentre le voci dei personaggi saranno quelle di Alba Rohrwacher (Lolli), Luca Zingaretti (l’avvocato Bonci Pavonazzi) e Valerio Mastandrea (il pugile Mario, rivale dell’avvocato). Le musiche, che speriamo giocose e sorprendenti, sono di Bruno Moretti, allievo prediletto di Nino Rota. Produce Silvia d’Amico per Raicinema, con il contributo (una volta tanto indiscutibile) del Ministero per i Beni Culturali.
Ma insieme al film uscirà per le edizioni Lizard anche la versione in graphic novel, che poi è la veste originaria del progetto. «Romanzo disegnato con testo illustrativo», recitano i primi appunti di Scarpelli. Il resto, ovvero la miriade di schizzi, appunti e varianti riuniti in un mirabolante zibaldone (che speriamo qualcuno esponga nella sua integralità, dopo la piccola mostra tenutasi al museo Marino Marini di Firenze ”Il pensiero disegnato”), parla di un progetto così stratificato, personale, ”totale”, da aver assorbito completamente gli ultimi anni di vita di Scarpelli.
«Un anti-film», gongolava lo sceneggiatore. Ma forse anche il film più intimamente ”suo”, dunque di tutti noi, che Scarpelli abbia mai concepito.