Note Tutte le notizie sono tratte dai giornali del 3/7: [1] Il Messaggero; [2] Roberto Petrini, la Repubblica; [3] Carmine Fotina, Il Sole-24 Ore; [4] Gianmaria Pica, Il Riformista; [5] Piercamillo Falasca, Il Giornale; [6] Giuseppe De Bellis, Il Giornale, 3 luglio 2010
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 5 LUGLIO 2010
«Agendo con una rapidità e un’efficienza non usuali, l’Italia ha presentato domande di contributo per progetti regionali, per un ammontare superiore del 20 per cento della quota a lei attribuita, molto prima della scadenza. Il merito va riconosciuto alla Cassa per il Mezzogiorno, l’ente straordinario che gestisce il Fondo per lo sviluppo del Sud, che ha selezionato i progetti e ha provveduto a tutti i necessari adempimenti operativi» (dall’Economist del 25 ottobre 1975).
Il Messaggero: «In quell’anno l’Italia risultò il maggior beneficiario del Fondo regionale di sviluppo comunitario, con un finanziamento di 32,6 milioni di sterline e 147 progetti approvati». [1]
Cialtroni. Così intervenendo venerdì all’assemblea della Coldiretti. il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha indirettamente definito gli amministratori del Sud: «Mentre cresceva la protesta contro i tagli subiti, aumentavano i capitali in arrivo dall’Europa che il Mezzogiorno non ha saputo utilizzare. Più il Sud declinava, più i fondi salivano. Questa cosa è davvero di una gravità inaccettabile». Nell’ambito del programma 2007-2013 c’è stato per il Sud uno stanziamento di fondi europei pari a 44 miliardi: «Questi signori ne hanno spesi solo 3,6». [2] I ”fondi strutturali” sono le risorse che la Ue mette a disposizione dei diversi paesi dell’Unione per finanziare interventi sul territorio. In Italia spesso vengono associate all’utilizzo del Fondo Fas (Fondo aree sottoutilizzate) istituito nel 2003 e destinato alle zone economicamente più arretrate del Paese (per il 90% vanno al Sud). [1]
I ritardi nell’attuazione e nella spesa dei fondi comunitari 2007-2013 negli ultimi mesi sono entrati con forza nell’agenda della Commissione europea. Carmine Fotina: «Per semplificare la gestione dei fondi, lo scorso 24 giugno Bruxelles ha adottato nuove misure tra cui il posticipo dell’applicazione della regola di disimpegno in base alla quale un finanziamento stanziato nel 2007 che non è stato speso entro la fine del 2009 viene automaticamente riversato nel bilancio della Ue. Così facendo, la Ue ha ”salvato” circa 220 milioni che sarebbero andati in fumo. A rischiare era soprattutto la Spagna, con 125 milioni, seguita dall’Italia con 56, Regno Unito con 9, Germania con 6, Paesi bassi con 4 milioni». [3]
Nei prossimi anni i soldi per il Mezzogiorno saranno di più, non di meno, e «non si può continuare con questa gente che sa protestare, ma non sa fare il servizio pubblico per i cittadini», ha detto venerdì Tremonti. [4] Quella sull’incapacità delle regioni meridionali di far fruttare la pioggia di miliardi che arrivano da Bruxelles e dal bilancio statale è una polemica antica. Piercamillo Falasca: «Il confronto con la Spagna - le sue autostrade nuove e i suoi avveniristici ponti e tunnel siglati dalla bandiera blu a dodici stelle - è da almeno quindici anni un leit motiv della politica italiana (e, a volte, persino delle chiacchierate d’ufficio post vacanze)» (negli ultimi tempi però anche gli spagnoli, vedi i numeri di Fotina, sembrano perdere colpi). [5]
Il Sud riceve milioni a valanga: li ottiene, li promette, li stanzia, li destina, li usa a volte bene, spesso male. Giuseppe De Bellis: «Poi qualcuno non li prende affatto, maledizione. Questo ha detto Tremonti: Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria guardano un patrimonio che sarebbe utilissimo, ma che inspiegabilmente non viene toccato. Che cos’è, pudore? O forse è meglio non fare per evitare di sembrare incapaci? Non c’è qualcun altro che ruba al Sud, ma è il Sud che a volte ruba a se stesso. S’è rubato il passato, si ruba il presente e forse anche il futuro». [6]
La classifica degli sprechi è capeggiata dalla Calabria che ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, ”perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16). [7] Falasca: «Emblematico e sconfortante è il caso dei cosiddetti ”grandi progetti”, opere infrastrutturali nei settori della mobilità, delle telecomunicazioni e dell’energia di importo superiore a 50 milioni di euro: su un totale di 56 grandi progetti per il Mezzogiorno (sempre per il periodo 2007-2013), solo 4 sono stati per ora approvati dalla Commissione Europea. E non per sciatteria di Barroso e soci: drammaticamente, accade che i progetti tardino ad essere recapitati a Bruxelles». [5]
« inaccettabile che si passi il cerino acceso in mano alle Regioni per delegittimarle come istituzioni» sostiene Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni: «Se si fanno attente verifiche si scoprirà che i problemi di soldi non spesi riguardano anche progetti che non sono stati portati avanti dai ministeri e dagli enti collegati». [8] Nichi Vendola, governatore della Puglia: «Basta scorrere le Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero degli Affari Regionali per verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile». [2]
Il problema dell’utilizzo dei fondi europei (finanziati attraverso l’Iva dagli stati membri ed erogati in cofinanziamento, cioè li prende solo la Regione in grado di finanziare e portare avanti la metà del progetto) è una vecchia diatriba. Petrini: «La risposta tecnica a Tremonti arriva dal vice presidente del parlamento europeo Gianni Pittella (Pd) che spiega come l’attuale normativa prevede che i fondi europei debbano essere accoppiati per essere utilizzati con i fondi Fas (cioè quelli nazionali per le aree scarsamente utilizzate) e dunque lo ”scippo” dei Fas alle regioni (utilizzati per cassa integrazione e altro), ha ostacolato l’utilizzo dei fondi strutturali». [2]
Udito Tremonti, destra e sinistra hanno invitato a cercare i cialtroni dall’altra parte. Francesco Merlo: «A parte qualche lodevole eccezione, come per esempio Nichi Vendola che per la Puglia ha speso, e mi pare bene, tutti i fondi allo sviluppo erogati dal 2000 al 2006 (2,6 miliardi di euro), sono del centrodestra i governatori e i sindaci del Sud». [9] Giuseppe Scopelliti, neogovernatore di centrodestra della Calabria: «Forse Tremonti non si riferiva a noi ma agli amministratori locali del passato». [10] Renata Polverini, neogovernatore di centrodestra del Lazio: «In molti casi, come nel Lazio, in Campania e in Calabria, la cialtroneria è stata sanzionata dagli elettori». [11]
Tremonti in realtà non ha fatto questioni di destra e sinistra. Stefano Lepri: «Si è interrotto uno sforzo intrapreso a metà degli anni ”90: inizi sotto il governo Dini, grande impegno con Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro dal 1996 al 1999, continuazione con Tremonti nella legislatura seguente. A metà strada del programma 2007-2013, pare ormai difficile invertire la marcia, cancellando i progetti sbagliati e dirottando i fondi altrove. Negli strumenti scelti c’era già qualcosa che non andava, se i risultati sono stati effimeri? Su dove si sia sbagliato, ferve il dibattito fra politici ed esperti. C’è chi vorrebbe esautorare le Regioni del Sud, c’è chi spera che, buttate impietosamente in mare da un radicale federalismo, imparino a nuotare con le loro gambe e le loro braccia». [12]
«Da sempre siamo condannati preventivamente: per essere meridionali ci prendiamo tutti i giudizi e i pregiudizi. Siamo un Paese in crisi con 3 milioni e mezzo di miliardi di vecchie lire di debito pubblico: vorrei vedere quanto per colpa del Sud e quanto della burocrazia centrale», è sbottato Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia. [13] Giuliano Zulin: «Lombardo - alleato a giorni alterni del PdL o parte di esso - ha replicato a Tremonti così: ”Sui fondi europei i cialtroni vanno cercati altrove. I criteri di spesa dell’Ue prevedono infatti che, per l’erogazione effettiva dei fondi, la Regione sia in possesso di un parco progetti cantierabili che certo non si crea in poco tempo, nonostante le volontà politica. L’assenza di opere immediatamente appaltabili da parte della Regione ma anche e soprattutto degli enti locali ha determinato il rallentamento della spesa sul versante delle opere infrastrutturali”. Come dire: non riusciamo a presentare un progetto realizzabile. Ma non c’è problema in Sicilia: venerdì hanno prorogato il contratto a oltre 23mila precari nella pubblica amministrazione... Allora chi ha ragione?». [14]
I soldi che ci sarebbero e nessuno usa per pigrizia o per negligenza sono lo schiaffo che i meridionali tirano al loro destino. De Bellis: «Quei grigi burocrati di Bruxelles sono la cosa più distante da noi, eppure ci hanno spedito denari a ripetizione. Tutte quelle sigle strane: Po, Por, Pon, Fesr, Fse, Feaog, Feoga. A volte non serve neanche sciogliere gli acronimi perché il risultato è lo stesso: soldi. Li abbiamo annusati e li abbiamo lasciati, per mancanza di dimestichezza con la materia e anche per incapacità, perché il meridionale ha un senso dell’autodistruzione che sfugge alle normali dinamiche sociali: anche se vede uno scoglio al quale aggrapparsi preferisce rimanere un altro po’ in mezzo al mare». [6]
«La sola ”mossa” meridionalista di Tremonti è stata la banca del Sud che sino a questo momento è un’altra fandonia demagogica», attacca Merlo: «Non abbiamo visto il ministro impegnarsi per sradicare l’economia criminale, per lenire la piaga del sommerso, per cacciare dal suo centrodestra i collusi, i complici e gli ignavi. Né gli abbiamo sentito dire che è cialtronesco l’elogio dell’omertà cantato da Dell’Utri. vero, la maledizione del paradiso abitato dai diavoli è che l’agire, l’intrapresa, l’iniziativa sono sempre farina diabolica mentre l’inazione è sempre essenza paradisiaca ed angelica: nel sud non sanno neppure spendere». [9]
Ogni volta che il Sud viene attaccato come entità astratta l’autocritica finisce in secondo piano. De Bellis: « stato così anche l’anno scorso, quando il rapporto Svimez raccontò al Sud che i suoi figli più preparati l’hanno abbandonato definitivamente: 700mila persone emigrate al Nord nel periodo 1998-2009. I numeri furono accolti come un lutto impossibile da assorbire: quelli erano terroni ingrati che avevano lasciato la loro terra per seguire soltanto la propria soddisfazione. Ecco: chiunque si sia azzardato a dire che quegli emigrati s’erano salvati da un destino di sofferenze e difficoltà veniva preso come un traditore». [6]