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 2010  luglio 03 Sabato calendario

IL CONGEDO DI PIROSO NARCISISMO MEDIATICO

Mi ero sintonizzato per tempo su La 7 per vedere il nuovo programma di Luisella Costamagna e Luca Telese In onda, quando un minaccioso proclama (lettere bianche in campo nero) ha cominciato a scorrere, in apertura del tg. Era l’editoriale di commiato di Antonello Piroso. Mi perdonino la Costamagna e Telese, ma di fronte a un simile congedo ogni altro discorso passa in second’ordine.
Diciamo subito che la formula scelta per salutare il pubblico dallo schivo Antonello ha alcuni precedenti storici: due su tutti. Il primo è il famoso bollettino della vittoria firmato Diaz: stesse parole scolpite nel marmo, stessi riferimenti agli spettatori catturati («Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni…»). Piroso parlava di audience, ma era la stessa cosa. Quanto al suo austriaco successore, Enrico Mentana è stato paragonato a Lady Gaga (Antonello, intanto, si ergeva a Madonna).
Il secondo è la famosa lettera di Totò e Peppino alla malafemmina: mancava solo il riferimento alla moria delle vacche, ma quanto a parentesi, punti e punti e virgola l’estensore non ha badato a spese. Veramente ci sarebbe anche un terzo modello di riferimento: il proclama si concludeva con queste parole (a beneficio dei pochi che fin lì non avevano ancora capito): «Io sono Antonello Piroso». Che ricorda molto il finale del film Il processo di Kafka: «My name is Orson Welles». Se vogliamo ci sarebbe anche il finale con cui l’autore dell’Apocalisse suggella la propria visione: «Io, Giovanni, sono colui che ode e vede queste cose».
Ora, una cosa è certa: questo congedo è ben poco significativo per la storia della tv (uno dei tanti exploit da prima donna), ma si offrirà come capitolo fondamentale per la storia del narcisismo mediatico. A volte, una lapide racconta molto più di un volto.
Aldo Grasso