Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 03 Sabato calendario

NON SEGUO LE MODE, NON FACCIO BENEFICENZA

Egregio Direttore, avendo letto la Sua lettera pubblicata dal Suo giornale proverò, nel risponderLe, ad essere il più sintetico ed esaustivo possibile. In effetti, ho adesso i requisiti per ricevere la mia pensione, secondo i termini concordati molti anni fa. Questo non ha rappresentato materia di discussione di recente, si tratta semplicemente di un diritto contrattuale fissato da lungo tempo.
Allo stesso modo, durante i miei 30 anni di servizio come amministratore di Generali, sono stato remunerato secondo le condizioni e i termini contrattuali che sono stati approvati negli anni da tutti i Consigli d’Amministrazione competenti.
Sebbene io comprenda che possa servire a fini di facile populismo fare riferimento nella Sua lettera a cifre il più possibile elevate, ritengo valga la pena evidenziare che la somma aggregata corrispondente alla mia remunerazione negli anni è semplicemente il risultato matematico del mio lungo periodo di servizio nella Compagnia ed il riconoscimento degli obiettivi raggiunti ricoprendo vari ruoli.
Il Suo suggerimento di donare una parte della mia pensione ad una fondazione è significativo soprattutto perché sottolinea quanto di moda sia diventato fare pubblicità alle proprie opere di solidarietà, per assicurarsi un certo credito di reputazione agli occhi della gente. Dal momento che non sono mai stato un seguace delle mode, rimango dell’opinione che ogni individuo abbastanza fortunato da potersi impegnare in attività filantropiche non dovrebbe mai manipolare il privilegio di aiutare gli altri’ dovunque essi siano’ per guadagnarsi un po’ di approvazione. Mi perdonerà dunque se anche in questa occasione non abdico a questo principio e declino il Suo gentile invito a lustrare la mia immagine davanti ai Suoi lettori.
Per quanto riguarda i Suoi riferimenti al mio attaccamento per le Assicurazioni Generali e per l’Italia, non posso far altro che sperare che il mio lavoro svolto nei decenni – insieme a generazioni di colleghi eccellenti, che si sono succeduti supportando sia la Società che l’Italia’ sia una prova abbastanza solida di quanto genuini siano sempre stati i miei sentimenti.
Questo attaccamento alle Assicurazioni Generali mi ha reso anche impopolare, non molto tempo fa, quando le mie opinioni fuori moda sulla «finanza moderna» hanno reso facile accusarmi di essere un cimelio del passato, sebbene le mie preoccupazioni non si siano in seguito dimostrate errate. Allo stesso modo, senza dubbio, qualcuno dipingerà la mia abitudine a non esibire il modo in cui impiego i frutti del mio lavoro come un atteggiamento fuori luogo nel mondo moderno. Se questo è il caso, allora così sia. Quantomeno, i Suoi lettori potranno essere certi che queste sono davvero le opinioni di Antoine Bernheim, dal momento che nessun altro sarebbe così sprovveduto da perdere l’opportunità di raccogliere il plauso popolare.
Con i miei più distinti saluti.
Antoine Bernheim