Mario Sensini, Corriere della Sera 03/07/2010, 3 luglio 2010
TRASPORTI LOCALI: BUS VUOTI E COSTI FUORI CONTROLLO
All’inizio degli anni ”70 furono la loro prima bandiera. Da quando sono entrate in funzioni le Regioni, ormai, sono passati quarant’anni, e le autolinee regionali sono diventate il loro incubo. Costano un’enormità e non hanno mai fatto un solo euro di utile, bevendo più denaro che gasolio. Ci mancherebbe, la mobilità è un diritto di tutti, anche se a molti italiani costa il doppio che ad altri.
Il viaggio tra le spese (e gli sprechi) delle Regioni italiane continua oggi a bordo di autobus e traghetti pubblici. Uno dei tanti buchi neri della finanza locale: secondo i bilanci delle Regioni del 2008, riclassificati su base omogenea dalla Commissione tecnica sul federalismo, i trasporti pubblici sono costati ai contribuenti quasi 5 miliardi di euro. Fanno 83 euro e spiccioli per ogni italiano, compresi vecchi e bambini. Naturalmente in aggiunta al costo dei biglietti e degli abbonamenti pagati da chi li utilizza. Autolinee cabriolet Gli autobus continuano a scorazzare per la penisola sempre più vuoti e le tariffe, ormai, arrivano a coprire appena il 30% della spesa corrente di gestione ( era il 31,5% nel 2003). Nel 2009, secondo l’Associazione delle imprese di trasporto pubblico locale, l’Asstra, i passeggeri sono scesi di un altro 5,9% rispetto all’anno precedente. La regola aziendale è il deficit e da quando non c’è più il Fondo Nazionale dei Trasporti a ripianarlo, scarseggiano anche gli investimenti sui nuovi mezzi: l’età media del parco autobus è tornata a salire nel 2009 ed è ormai arrivata a 8,4 anni (erano 7,9 nel 2006).
Oggi provvedono le Regioni, che contribuiscono anche a finanziare una parte consistente delle spese per i trasporti di Comuni e Province. Ma come accade per le spese dei loro dipendenti e dei palazzi, non tutte si comportano nello stesso modo. Nel piccolissimo Molise il costo del trasporto pubblico locale a carico del governatore Michele Iorio è di ben 48,9 milioni di euro, cioè 152,3 euro per ciascun abitante della Regione. un servizio piuttosto efficiente rispetto agli altri, ma costa quasi il doppio della media nazionale, abbondantemente superata anche dalla Puglia, che spende un’enormità: la bellezza di 534 milioni di euro, che rappresentano il 6,3% del bilancio regionale. Non scherza neanche l’Abruzzo, che per il trasporto locale deve sborsare ogni anno 165 milioni di euro, cioè il 5,3% della spesa complessiva gestita dal governatore Gianni Chiodi. In Puglia siamo a 132 euro per ogni abitante, in Abruzzo a 128. Brillano nella classifica dei maggiori costi anche la Liguria, con 122 euro per ogni abitante (193 milioni, pari al 4,5% delle spese complessive) e l’Umbria, con 114 euro pro-capite (circa 100 milioni, quasi il 5% del bilancio).
Come in Ferrari
Anche in Campania il costo del trasporto pubblico a carico della Regione supera i 100 euro a testa. Per l’esattezza 107,8 euro. Ben 621 milioni che si mangiano il 4,9% della spesa complessiva, per un servizio decisamente scadente. In Campania il costo medio di esercizio del servizio di autobus è pari a 7,06 euro per chilometro. Con una Ferrari da Formula1 fare quel chilometro costerebbe senz’altro meno. Ma la performance degli autobus della Campania non è poi così stupefacente. In Sicilia il costo per chilometro delle autolinee è di 4,78 euro, ma anche nell’efficientissima Lombardia supera i 4 euro (4,09). Va un po’ meglio in Toscana, dove gli autobus pesano per 69,8 euro su ogni abitante ed il costo supera di pochissimo i 3 euro a chilometro. Il rapporto più efficiente è quello del Molise (1,72 euro a chilometro): la Regione spende molto, ma gli autobus sono quasi pieni.
Alla Campania, dove decine di autobus nuovi di zecca sono rimasti per mesi e mesi nei depositi per non si sa quale misteriosa ragione, spetta un altro poco invidiabile record. Ogni autista percorre in media 18.920 chilometri l’anno, quasi un terzo della strada percorsa dagli autisti Emilia-Romagna (42.624 chilometri l’anno). In Sicilia i dipendenti fanno poco meglio, con 21.830 chilometri l’anno, ma anche in Lombardia non si uccidono certo di lavoro con 26.418 chilometri l’anno percorsi sulle strade regionali. Federalismo stradale Un altro mistero federalista, quello delle strade. La proprietà è demaniale, ma la viabilità (e il costo, pari a 1,4 miliardi) fa capo ai governatori, che però la fanno gestire spesso alle Province. Nelle regioni a statuto ordinario (quelle a statuto speciale pagano anche i dipendenti, che nelle altre sono a carico dell’Anas) le strade costano 15,9 euro a cittadino, ma anche qui le differenze sono macroscopiche. Per alcune Regioni i bilanci riportano cifre bassissime, come gli 11 milioni della Campania e i 12 della Puglia. In altre enormi: quasi 140 milioni in Emilia-Romagna e 144 in Piemonte. Il costo pro-capite della manutenzione stradale oscilla tra meno di 2 euro in Campania ai quasi 38 del Molise.
Nel federalismo stradale ognuno fa come gli pare. In Umbria, Abruzzo e Toscana le ex statali (SS) sono indicate come strade regionali (SR), ma sono affidate alle Province. A Teramo e Chieti, però, le strade sono state ribattezzate come SP. Nel Lazio le vecchie SS sono passate direttamente alle province, ma alcune sono indicate come SR. In Piemonte sono tutte SP, ma nella Provincia di Torino le più grandi sono state rinominate come SSP. In Veneto sono state affidate alla Veneto Strade Spa, che le ha classificate in parte come regionali, in parte come provinciali. Chi ci capisce è bravo, ma in fondo che importa? Tanto a pagare siamo sempre noi.
Mario Sensini