ALESSANDRO DEFILIPPI, TUTTOLIBRI - La Stampa 3/7/2010, pagina IV, 3 luglio 2010
IN CAMERA DA LETTO NON DORME MAI L’ITALIA DELLA DOPPIA MORALE
Non è così facile consigliare la lettura di un testo di sociologia, ma La sessualità degli italiani di Barbagli, Dalla Zuanna e Garelli, ci intriga e ci appassiona parlando di noi e sfatando una serie di miti duri a morire.
Tra questi, in primo luogo, che sia esistito uno spartiacque, definito rivoluzione sessuale e identificato con gli anni intorno al ”68. In realtà il concetto di rivoluzione sessuale è una comoda semplificazione, mentre noi ci troviamo, dal punto di vista dei costumi sessuali, sulla cresta di una lenta e lunga onda originata nel ”700, «quando le coppie della nobiltà e dell’alta borghesia veneta, lombarda e toscana avviarono il controllo volontario della fecondità».
Contemporaneamente, annotano gli autori, prendevano sempre maggior piede, all’interno delle ondate migratorie tra campagna e città, i rapporti pre- ed extra-matrimoniali. d’altronde del secolo precedente, potremmo aggiungere, la diffusione del libertinismo, filosofia scettica in cui la sessualità e il corpo erano visti come attori importanti della realtà e non solo come pesanti catene dell’anima. Filosofia che oggi un autore moderno e astuto come Onfray riporta alla ribalta con i suoi libelli, un po’ pretestuosi, rivolti apparentemente contro tutto e contro tutti.
In quest’ampia indagine sociologica (7000 soggetti di ambo i sessi, dai 18 ai 70 anni), gli autori sottolineano quattro diversi atteggiamenti nei confronti del sesso: quello procreativo, volto solo alla continuazione della specie, e che tende, nonostante certi atteggiamenti della Chiesa contemporanea, a perdere sempre più terreno; quello ascetico, dei religiosi e di alcuni laici come i Memores Domini di CL; quello edonistico, volto alla ricerca del piacere - e che potremmo definire, per l’appunto, libertino; quello affettivo, in cui il sesso, svincolato dall’ascesi e dagli obblighi procreativi, ma anche dal puro edonismo, manifesta in pieno il suo essere veicolo d’intimità e di colloquio tra i partner, oltre che di reciproco piacere.
forte la tentazione di leggere un libro simile come un’antologia o una sorta di bestiario che racconta i fantasmi del nostro inconscio. E così, il quadro della società italiana che se ne trae è per certi versi sorprendente. Scopriamo, con il piacere voyeuristico di chi spia dal buco della serratura, che gli italiani sono in occidente tra i più dediti all’esplorazione della back door, come si esprimono gli autori, che vedono in tale abitudine non solo il segno di una creatività erotica ma anche quello di una ancor diffusa - perlomeno in certe aree geografiche e in certe coorti di popolazione - sottomissione femminile. O veniamo a sapere che, nonostante i progressi medici e sociali, il coitus interruptus è ancora principescamente diffuso nel nostro Paese. Più in profondo invece colpisce un concetto della paternità non ancorato al mero dato biologico, come viene espresso dal cinquantanovenne Ivan, che dichiara: «La maternità e la paternità sono da quando il bambino nasce a quando diventa adulto». O, allo stesso modo, l’avversione, che prende quasi la forma di un tabù, nei confronti della sterilizzazione maschile, che, per il venticinquenne Rocco, «è un tatuaggio». Indelebile. O che, come dice Simone, «mi fa molto gatto».
Di grande interesse è naturalmente la disamina rispetto all’omosessualità, che mostra come si sia passati dal concetto di «inversione» a quello di una autentica «altra» identità sessuale, svincolando così - almeno parzialmente - l’omofilia dall’anormalità.
A stupirci, forse perché viviamo immersi in un immaginario televisivo in cui il sesso è quotidiano ed esibito, è il permanere della cosiddetta «doppia morale», quella che giudica con tolleranza se non con simpatia le avventure erotiche maschili, criticando invece quelle femminili e che continua a ritenere, come avviene dal Settecento, che le donne abbiano minori desideri e impulsi sessuali rispetto agli uomini.
Questa inattesa permanenza di un’evidente assurdità ci spinge a riflettere su quali siano oggi i rapporti tra maschile e femminile. Un femminile sempre in qualche modo vissuto dal maschile come pericoloso: quello stesso che nel medioevo veniva tacciato di bestialità (la donna come vaso del peccato, che travia la spiritualità maschile) e che nei secoli successivi ha invece spinto gli uomini (i maschi) a scotomizzarne la sessualità, attribuendo alla donna il significato di un ricettacolo del piacere maschile ed esaltando, specie in Italia, una biologizzazione ed una contemporanea sacralità del senso materno. Donne dunque viste ancora come sante se madri o come oggetti, passivi o assatanati, se considerate come «femmine».
A questo modo di pensare non è estranea, va detto, una certa cultura cattolica, con il suo concetto del peccato e della colpa e con un’inesausta necessità del controllo della sessualità, percepita come pericolosa in quanto, evidentemente, portatrice di autonomia e di libertà. Un libro, comunque, La sessualità degli italiani, da non considerare un semplice strumento di consultazione, ma da leggere per capire almeno parzialmente la nostra realtà di Paese. Anzi, per usare un termine un po’ dimenticato, di nazione.