Giorgio Naccari, ItaliaOggi 3/7/2010, 3 luglio 2010
UN COLTELLINO E L’IDEA GENIALE
Afferma che lo scenario economico mondiale è cambiato. «Un tempo le crisi venivano risolte con la svalutazione della moneta oppure con il taglio, naturale, delle aziende con qualche ramo secco. Oggi tutto è diverso, siamo in Europa con una moneta unica. Per vincere la crisi occorre creare prodotti nuovi, occorre investire sui giovani, occorre puntare sulla ricerca, sulla tecnologia». Certo che il futuro della sua Geox sarà improntato sull’ottimismo così come quando l’azienda avviò i suoi primi passi: Mario Moretti Polegato conta molto sui collaboratori con i quali ha avviato il percorso Geox, uomini affidabili, con lo stesso spirito di allora, e sui tanti giovani cui ha, successivamente, allargato la sua fiducia. «Per loro rappresento una garanzia di successo», dice. La sua ambizione e il suo sogno? Che le sue idee trovino spazio e conferma in tutto il mondo e possano trasformarsi in business.
In questi ultimi tempi hanno preso forma le scarpe che respirano con la suola di cuoio, al momento prodotte per un target molto elegante; la giacca che respira e le Net, calzature per sportivi caratterizzate non dai classici forellini ma da una specie di rete di piccoli buchi di cui è già stata avviata la produzione per il golf con distribuzione nei più importanti circoli del mondo.
Laureato in giurisprudenza a Padova, Mario Moretti Polegato è figlio di produttori di vino che gli hanno insegnato a stare con i piedi per terra, ad avere rispetto per le persone, soprattutto a sapere e ricordare che «il successo non è mai definitivo». Particolarmente creativo, disegna tutti gli occhiali che poi indossa e non nasconde che un giorno potrebbero diventare un business. L’orologio che ha al polso glielo ha creato un artigiano, sempre su un suo disegno. A vederlo è un autentico gioiello di design, tutto trasparente, con la cassa visibile sopra e sotto. «L’unico problema è che è meccanico e quindi lo devo caricare ogni mattina».
Moretti Polegato ama lo sci, la moto, la bicicletta e andare a cavallo. Ama guidare una Lincoln Navigator, usare un Ibm come computer e soprattutto, nei momenti di pausa, a pranzo o con gli amici, beve del buon Prosecco. Ha un rapporto particolare con gli Stati Uniti e proprio grazie a un viaggio a Reno, in Nevada, ebbe l’intuizione per quelle che sarebbero poi diventate le scarpe Geox. «Passeggiavo ai piedi delle Montagne Rocciose. Mi infastidì il surriscaldamento dei piedi causato dalle scarpe con suole di gomma. Me le tolsi, i piedi erano molto arrossati. Con un coltellino forai entrambe le suole. La fuoriuscita del calore in eccesso mi regalò un giovamento immediato. Fu così che iniziò l’avventura Geox anche se dovette passare del tempo per trovare una membrana impermeabilizzante che non facesse entrare l’acqua. Sono molto orgoglioso di quella casuale ma, forse, geniale scoperta».
Il successo delle scarpe Geox è stato una logica conseguenza del progetto. Mario Moretti Polegato è stato abile a far capire al consumatore che le scarpe erano e sono cambiate. «Se usi una Geox difficilmente cambi. Sono insostituibili». Il tanto clamore attorno alla sua produzione e alla sua persona è anche venuto dalle tante chiamate avute dalle università di mezzo mondo che lo hanno invitato a parlare ai giovani della sua esperienza. Il suo rapporto con il denaro, lui che è uno degli uomini più ricchi d’Italia? Dice che non è il suo obiettivo. L’importante è portare avanti le sue idee, realizzarle e sempre con molto entusiasmo. Detesta la menzogna, lui che vede sempre le persone nel loro lato positivo. Crede fortemente nell’amicizia, ha amici che frequenta dall’infanzia, quelli con i quali passa tanti sabati e domeniche in allegria, non importa se di condizioni sociali diverse. «Sono amici e basta». Da un anno ha allargato il suo impero anche alla Diadora, un’azienda leader nello sport. «L’ho fatto per amore del nostro paese, mi hanno chiesto di dare una mano e non mi sono tirato indietro. Diadora tornerà a essere un grande brand mondiale. Le prime avvisaglie si sono già avute ai Mondiali di calcio».