Stefano Di Giovanni, ItaliaOggi 3/7/2010, 3 luglio 2010
IL FATTO PIACE, MA NON AI PUBBLICITARI
Gli azionisti del Fatto quotidiano sono preoccupati: le vendite sono superiori alle attese, ma i ricavi ancora non riescono a farli sorridere. E la pubblicità latita. Sono luci e ombre quelle emerse lo scorso 26 maggio dal cda della società editoriale Il Fatto: nella riunione è emerso che le vendite in edicola, dopo una flessione a gennaio e febbraio, sono aumentate raggiungendo le 65.859 copie al giorno a marzo e le 61.042 copie al giorno ad aprile, per una media di 59mila copie giornaliere nel periodo gennaio-aprile. A maggio, quasi 63mila copie di media giornaliera fra il primo e il 20. L’amministratore della società, Giorgio Poidomani, ha sottolineato come, dai dati forniti dal distributore, le rese sono scese al 50%. Per quanto riguarda gli abbonamenti, è stata sottolineata la necessità di trovare una soluzione che permetta di superare quella che è stata definita come l’inaffidabilità delle Poste, alla base delle proteste dei lettori. Le note dolenti arrivano al capitolo ricavi, dal momento che la raccolta pubblicitaria è stata definita senza mezzi termini «insoddisfacente». I numeri parlano chiaro: nel primo quadrimestre dell’anno la commerciale ha generato entrate per 178mila euro, contro i 224.490 previsti nel revised budget, mentre la pubblicità diretta è stata pari a zero (era prevista a 5mila euro). Gli azionisti hanno garantito 22.600 euro, come previsto, ma il consuntivo resta inferiore del 21% rispetto alle previsioni (200.600 euro contro 254.790), tanto da indurre i consiglieri a mettere a verbale che «l’andamento del quadrimestre induce a ritenere irraggiungibili i risultati inseriti nel budget». Se a ciò si aggiunge, come è emerso nello stesso cda, che i costi sono notevolmente in crescita, la situazione sembra essere poco tranquillizzante. I costi del personale salgono infatti a 2.248.000 euro, con uno scostamento rispetto al budget di 309mila euro (comprendendo il costo del vicedirettore e del responsabile economia «non ancora assunti», mentre il progetto online, appena avviato, rende necessario incrementare le stime dei costi di 120mila euro. Inoltre c’è da fronteggiare il taglio dei contributi postali da parte del governo, che peserà per 0,06 euro per ogni copia spedita in abbonamento, per un aggravio totale di 160mila euro nel 2010. Il risultato ante imposte da 3.309.964 a 3.297.061 euro per il periodo gennaio-aprile e da 9.782.000 a 8.800.600 euro per la proiezione al 31 dicembre 2010, con uno scostamento negativo di 982.344 euro (-10%). La situazione finanziaria vede una disponibilità di poco meno di 10 milioni di euro al 20 maggio, di cui 5,1 milioni investiti, con un esborso di 1,5 milioni per le imposte.