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 2010  luglio 02 Venerdì calendario

UNA MANIFESTAZIONE IGNORANTE E INUTILE

Ci siamo, questa volta il tempo di Mani pulite è tornato davvero, è da una ventina d’anni che non si assisteva a una cappa così impressionante di conformismo spalmato sulla solita e inesistente società civile: giornalisti, magistrati, politici, politicanti, professori, circoli, comitati, associazioni, «artisti», attori, cantanti, jazzisti, sindacalisti, satiri, comici, buffoni, grillini, blogger, «la città di Cinisello Balsamo», parenti di gente uccisa, popoli rossi e viola, gruppettari in giacca di lino, un sola e grande massa di manifestatori-omnibus che non sapevano e non sanno letteralmente di che parlano, e continuano imperterriti ad alternare una comoda e grassa ignoranza alla malafede più strumentale.
Questo è quello che sta succedendo, questo è il famigerato «clima» scaldato e pompato che sta alla realtà esattamente come vent’anni fa lo slogan «vogliono fermare Mani pulite» stava a ogni minima critica, obiezione, valutazione su ciò che stava realmente succedendo. Ecco perché ieri come ormai da mesi avrete visto e ascoltato centinaia di interventi, e comizi, presidi, parole ormai svuotate di significato come «censura» e «casta», e poi ancora l’Arci, i partigiani che la menano con «Bella ciao», la Federazione della stampa, Micromega, Andrea Purgatori che riciuccia Ustica, una squillo attempata, i poveri Falcone & Borsellino usati e abusati da un genere di mondo che odiavano: avrete visto e ascoltato tutto questo, appunto, ma non una non una seria parola di spiegazione a proposito di ciò che la legge sulle intercettazioni dice veramente. Solo questo, avrete sentito: « in gioco la Costituzione», è in gioco «il diritto dei cittadini a essere informati e quello dei giornalisti a informare», «ricorreremo alla corte di Strasburgo», «alla Corte Costituzionale».
Ma lo facessero. Ricorressero davvero alla Corte costituzionale, così vedremmo le loro facce dopo che «l’Europa» gli avesse detto la semplice verità. Cioè che fermandosi alle limitazioni previste per l’informazione, che le questioni procedurali sono tutt’altra cosa non esiste un solo Paese occidentale in cui si possa pubblicare tutto ciò che si pubblica in Italia. Non-esiste. Direttori e cronisti, perlomeno tra i consapevoli, protestano soltanto perché pubblicare certe intercettazioni resta uno dei pochi espedienti per far impennare le vendite. Le proteste corporative a cui, ambiguamente, si è mischiato purtroppo anche Il Giornale nascono più da questo che da aneliti di libertà, e si mischiano all’afrore militante del neo-giornalismo forcaiolo. Chi invita a sanzionare soltanto le toghe sa benissimo che le carte possono uscire da tutte le parti e che nessuna toga o nessun altro, in ogni caso, è mai stata punita per questo. Il divieto di pubblicazione previsto dalla legge in discussione altro aspetto taciuto da tutti è già contenuto nel Codice di procedura penale del 1989, in particolare agli articoli 114 e 329: si sancisce che le indagini sono segrete mentre il processo è pubblico. Il problema è che della vecchia norma (l’attuale) tutti se ne fregano perché era prevista soltanto una multa ridicola di 130 euro, mentre il nuovo disegno di legge prevede sanzioni che giornalisti ed editori non potranno trascurare. La nuova legge basta leggerla sulla carta è addirittura più permissiva della precedente: il Codice già ora dice che « vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare».
L’attuale legge, sempre in teoria, non permette neppure di pubblicare quel «riassunto» che un domani permetterebbe di continuare a dare tranquillamente le notizie, ma prive di riferimenti a persone estranee alle indagini e oggi, invece, regolarmente sputtanate. questa la «libertà d’informazione» che si vuole salvaguardare: un’anarchia mediatica unica al mondo che contribuisce a schiacciare sulle indagini anziché sui processi l’attenzione dei magistrati, dei giornalisti e di chi i giornali ancora li legge. Il resto è truffa, propaganda, soprattutto il più preoccupante conformismo da molti, molti anni a questa parte.