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 2010  luglio 02 Venerdì calendario

IN CINA IL PIU’ GROSSO COLLOCAMENTO


Nonostante il momento non certo brillante per i listini mondiali, in Cina si sta preparando la più grossa operazione di quotazione in borsa della storia. Protagonista è l’Agricultural bank of China (Banca dell’agricoltura cinese, Abc), quarto istituto dell’ex Celeste impero, che ha aperto la sottoscrizione di azioni a Hong Kong e Shanghai. L’obiettivo è raccogliere in tutto 19 miliardi di euro e avviare le negoziazioni a metà mese su entrambi i mercati. Finora il record, in termini di capitali incamerati, apparteneva a un’altra banca della Cina, l’Industrial commercial bank (Icbc), che nell’ottobre 2006 aveva raccolto 17,5 miliardi di euro.
L’operazione era in cantiere da tempo, ma è stata rinviata più volte a causa della crisi finanziaria. Ora l’istituto ha rotto gli indugi, pur sapendo di rischiare in un momento che continua a essere negativo per gli indici borsistici di tutto il mondo.
Alcuni osservatori si domandano se in questa iniziativa si debba ravvisare la volontà, da parte di Pechino, di affermare la crescente potenza dell’economia asiatica rispetto agli Stati Uniti e all’Europa. Il Consiglio degli affari di stato, si fa notare, ha promesso che nel 2020 Shanghai sarà una piazza finanziaria internazionale in grado di fare concorrenza a Londra e New York.
In realtà, dietro la quotazione della banca, si nasconde dell’altro: in particolare, la situazione non così rosea del settore del credito cinese, per il quale il ricorso al mercato è diventato una necessità. Da anni il problema dei crediti dubbi è diventato di difficile soluzione e, tra i grandi istituti, l’Agricultural è indubbiamente quello più esposto, sottolinea François Blanc, consigliere economico al consolato di Shanghai. Le banche controllate dal potere pubblico e influenzate dalle autorità locali hanno elargito prestiti basandosi su criteri ben diversi dagli indicatori puramente economici.
A fine 2007, secondo lo studio Guodo, i crediti accordati da Abc erano dubbi in quasi un quarto dei casi. Colpa soprattutto dei progetti infrastrutturali voluti dalle regioni della Cina e finanziati dalle banche. Abc ha fatto la sua parte nel momento in cui il comparto agricolo ha cominciato a soffrire. Il piano di rilancio cinese da 400 miliardi di euro per affrontare la crisi non ha fatto che aumentare gli ostacoli: oltre 1.200 mld di euro di nuovi crediti sono stati assegnati nel 2009, il doppio rispetto all’anno precedente.
Secondo Xu Bei, economista a Natixis, la quotazione avrà sicuramente successo, visto che la situazione delle banche non è così inquietante come si vocifera. Comunque, in caso di problemi, lo stato e i fondi sovrani cinesi, detentori della maggioranza del capitale di Agricultural bank, sono pronti a intervenire.
Inoltre, in un mercato ancora chiuso ai capitali stranieri, l’ingresso in borsa di Abc è una cuccagna per chi vuole avere accesso alla crescita del paese. Undici investitori forti, tra cui i fondi sovrani del Kuwait, del Qatar e di Singapore, la banca britannica Standard chartered e il magnate di Hong Kong, Li Ka-Shing, si sono impegnati a investire nell’istituto 4,4 miliardi di euro.