Elena Dusi, la Repubblica 2/7/2010, 2 luglio 2010
MEMORIA. ENIGMISTICA E CALCOLI, IL FITNESS PER IL CERVELLO
Ciò che fa bene al cuore, fa bene anche al cervello. la regola aurea per mantenere la memoria in forma. E anche l´unica stella polare considerata affidabile dalla scienza in un mare di incertezze, con multitasking e distrazioni informatiche che ostacolano la concentrazione da un lato, e l´invecchiamento della popolazione fa salire l´incidenza delle demenze dall´altro. Esercizio fisico, buon sonno e alimentazione poco grassa sono dunque i toccasana del cervello, perché mantengono una buona irrorazione sanguigna fra i neuroni. Tra sonno e memoria in particolare si è scoperto di recente un abbraccio virtuoso: dormendo, i neuroni riorganizzano le loro connessioni eliminando quelle sovrabbondanti e rafforzando quelle utili.
I dubbi della scienza riguardano piuttosto quella "ginnastica della memoria" che ha fatto nascere un business da 80 milioni di dollari l´anno solo negli Usa, ma i cui benefici restano ancora elusivi. Enigmistica e calcoli a mente sono utili a scrollare la polvere dai neuroni, ma sulla loro efficacia nel prevenire a lungo termine demenze e malattie di Alzheimer non esistono prove concrete. D´altra parte nessuno nega che mantenere una vita sociale attiva e ricca di stimoli abbia effetti positivi sulle capacità cognitive. E si è anche calcolato che l´aver studiato in gioventù faccia diminuire l´incidenza delle demenze in età avanzata. Fra questi due poli, nessuno è ancora riuscito ad appurare dove passi la linea della verità o a mettere a punto metodi efficaci per "allenare" la memoria come se fosse un muscolo.
Mentre gli scienziati infatti imparano a manipolare il serbatoio del passato cancellando ricordi traumatici o addirittura inserendo ricordi falsi (nel 2009 all´università di Oxford con un minuscolo laser è stato manipolato il cervello di una mosca), la memoria resta un pozzo di misteri. Ne parlano, in un libro uscito in Francia ("Les chemins de la mémoire", Editon Le Pommier), i ricercatori Francis Eustache e Béatrice Desgranges dell´Institut national de la santé et de la recherche médicale.
Di fronte alla malattia di Alzheimer e alla galassia delle altre demenze che avanza (in Italia l´Alzheimer colpisce oggi mezzo milione di persone, e l´incidenza è in aumento), la ricerca di una ginnastica per la memoria dà ancora benefici limitati. Se i farmaci sono riservati ai casi gravi, per il pubblico dei baby boomers sono stati inventati giornali, giochi per computer o telefonino con quiz, esercizi di logica simili a quelli per misurare il quoziente intellettivo, calcoli matematici o test linguistici come il riconoscimento di parole intere partendo da poche lettere.
Ai pro e i contro della "ginnastica del cervello" sono stati riservati due studi scientifici approfonditi sulle riviste Nature (condotto su 11mila volontari da Adrian Owen dell´università di Cambridge) e Alzheimer´s & Dementia (coordinato da Peter Snyder dell´università del Connecticut). Entrambi sono poco lusinghieri per il mercato nato per contrastare la ruggine fra i neuroni. Il risultato è che il cervello diventa più abile nello svolgere il compito in questione, ma non ottiene miglioramenti nella memoria in generale: se ha la tendenza a dimenticare nomi o chiavi di casa, un campione di enigmistica continuerà a farlo. Più utile, per contrastare l´invecchiamento del cervello, è un obiettivo ambizioso come l´imparare una nuova lingua, che richiede molte abilità cognitive contemporanee.
Un famoso studio sui tassisti londinesi dimostrò nel 2000 che il loro ippocampo (l´area specializzata in memoria e orientamento spaziale) era molto più grande del normale. Ma per le altre capacità intellettive, i tassisti restavano nella media, e nessuno in effetti ha mai consigliato di imparare a memoria le vie di Londra per combattere l´invecchiamento del cervello.