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 2010  luglio 02 Venerdì calendario

FEDERALISMO FISCALE. SE SI TRASFERISCONO ANCHE LE ENTRATE


 un lavorone, quello fatto dalla commissione tecnica sul federalismo fiscale presieduta da Luca Antonini. la base sulla quale poggia l’assunto del ministro dell’Economia. Tremonti, in coerenza al messaggio che da 16 anni il centrodestra lancia ai suoi elettori, l’ha ripetuto: «il federalismo non costa né divide». Anzi, farà risparmiare il contribuente, ribadisce la relazione tecnica.
Quella relazione tecnica con la quale il governo ha formalmente rispettato la scadenza del 30 giugno per l’attuazione su questo punto decisivo della delega attribuitagli dal Parlamento, a inizio legislatura.
Le 122 pagine di tabelle allegate alla relazione attestano e comprovano appunto la quantità e qualità del lavoro svolto da Antonini e dalla sua squadra. Una fatica immane, visto che nel nostro Paese dei mille campanili i bilanci degli Enti locali continuano a essere redatti secondo criteri, nel conto economico come nello stato patrimoniale, largamente o addirittura totalmente disomogenei, per cui spessissimo ciò che lo Stato dichiara nei suoi documenti di aver loro trasferito essi negano di averlo invece ricevuto a quel titolo, e se lo Stato afferma che il trasferimento è avvenuto per la finalità ics l’Ente locale ribatte che esso invece è dovuto per quella ipsilon, col bel risultato di non riuscire mai davvero a mettersi d’accordo su quanto davvero lo Stato trasferisce ed eroga per le finalità prioritarie quelle delle Regioni sono sanità, assistenza e istruzione e che cosa invece venga a ricadere nella sfera della spesa discrezionale.
La relazione tecnica ci squaderna il dettaglio dei trasferimenti a Regioni, Comuni e Province fermandosi alla parte meno controversa, quella dei rapporti finanziari per le funzioni non essenziali per le quali lo Stato trasferisce o meglio trasferiva, nel 2008 agli Enti locali la bellezza di 112,8 miliardi: 96,5 alle Regioni, 15,9 ai Comuni e 1,4 alle Province. Con i meccanismi proposti e illustrati nella relazione tecnica, di questi 113 miliardi lo Stato prevede di cederne alla diretta titolarità impositiva delle Autonomie ben il 18%, cioè intorno ai 20 miliardi. una media però che divide le Autonomie tra loro, accontentando molto Province e Comuni, e scontentando invece le Regioni. Le Province infatti si vedrebbero trasformato in proprio gettito diretto il 70% dell’attuale trasferimento, cioè un miliardo su 1,4. Per i Comuni, la percentuale salirebbe al 75%: diverrebbero gettito proprio 12,2 miliardi sui 15,9 trasferiti loro nel 2008 dallo Stato. Per le Regioni la percentuale scenderebbe invece di molto: solo l’8% degli attuali trasferimenti statali ripeto: per le funzioni non prioritarie diverrebbe gettito proprio, cioè solo 7,5 miliardi su 97.
Il motivo di questa differenza coincide con ciò che alla relazione tecnica di Antonini non si poteva chiedere, e cioè la dimostrazione che «il federalismo premia i virtuosi», e insieme che «il federalismo non scontenta nessuno». Perché, per dimostrare questo, bisognerà aspettare il cuore della controversia che riguarda la spesa delle Regioni per le funzioni essenziali, a cominciare dalla sanità che pesa per oltre l’80% del loro bilancio. Ma per i costi standard in sanità al posto dei vecchi costi storici, che premiavano chi spende di più e chi spende peggio, bisognerà ancora aspettare tempo. Mesi, ha promesso Tremonti ieri. Perché, fino a questo momento, le Regioni che sono sotto procedura d’infrazione e che devono rientrare dai propri sforamenti sanitari hanno tenuto ben coperte le carte che riguardano i costi che sostengono, e la qualità dei servizi che offrono in cambio. solo a quel momento, che si capirà davvero che il federalismo fa risparmiare come si spera e si promette, quanto davvero fa risparmiare, e, a quel punto, chi ne sarà colpito, avendo inevitabilmente meno risorse di prima a disposizione.
Tremonti e la Lega, Berlusconi e i governatori del Sud del Pdl, sanno tutti benissimo che è il Sud anzi, la parte più arretrata economicamente del Sud a temere di finire inevitabilmente ”tagliato”. E i governatori appena eletti, da Caldoro in Campania a Scopelliti in Calabria alla Polverini nel Lazio, sono fortemente contrari a vedersi tagliare l’erba sotto i piedi quando i debiti li hanno accumulati altri, prima di loro. Mentre Formigoni in Lombardia e Zaia nel Veneto scalpitano, perché i propri elettori si aspettano finalmente di vedersi premiati e non più puniti, come capita ancora una volta con la manovra all’esame del Parlamento e sulla quale continuano a chiedere a Berlusconi un segnale in controtendenza.
Davvero si risparmierà con l’accordo di tutti? questa la domanda che resta aperta. In un contesto di mercati che all’Italia chiedono un forte rientro della sua finanza pubblica, e con una politica che in Italia è sempre restia a tagli veri nella spesa pubblica, è una sfida tutta ancora da riempire di contenuti.