RAIMONDO BULTRINI, la Repubblica 2/7/2010, 2 luglio 2010
BUTHAN NO AL FUMO NEL NOME DI BUDDHA
La sfida del Paese che ha inventato la «felicità interna lorda» contro i veleni della globalizzazione è giunta forse alla fase più delicata. Sono passati appena quarant´anni dalla costruzione delle prime strade, undici dalla sofferta introduzione della tv, poco più di due dalle prime elezioni politiche. I principi che ispirano i governanti del remoto regno himalayano del Bhutan sono tratti dalle regole di una delle più antiche scuole buddiste, la Drukpa Kagyu. Importata dal Tibet nel 1100 e diventata religione di Stato nel XVI secolo, la tradizione di maghi e santi di questa scuola condiziona ogni aspetto della vita sociale e politica del regno. Ovunque, in grotte e monasteri incastonati nel verde di valli mozzafiato, eremiti e lama impartiscono come avveniva mille anni addietro insegnamenti a contadini, aristocratici e re.
Tra i più rigidi tabù etici e religiosi c´è quello del fumo, considerato un veleno per il corpo e per la mente. Per questo, dopo un primo tentativo fallito nel 2004, nei giorni scorsi è stata approvata l´unica legge al mondo di divieto assoluto di vendita delle sigarette, non senza polemiche e resistenze della minuscola opposizione parlamentare. Le nuove norme prevedono da uno a tre anni di carcere per chi vende sigari e sigarette, mentre chi le importa di contrabbando ne sconterà dai tre ai cinque. Manca solo la firma del giovane re Jigme Khesar, più che scontata. A differenza di sei anni fa, quando un´analoga norma era rimasta largamente inapplicata, questa volta sembra che le autorità facciano davvero sul serio.
Teoricamente il consumo personale non è punito, e saranno autorizzate quote individuali con uno speciale permesso di importazione sia per i residenti tabagisti cronici che per i turisti giunti con le agenzie di viaggio. Ma secondo il leader dell´opposizione Tshering Tobgay, la legge contiene parecchie contraddizioni come quella «di permettere il consumo e di punire la vendita, un fatto che creerà una grave confusione». Inoltre, spiega Tobgay, «chi vende un solo pacchetto può essere punito come chi ne contrabbanda intere partite, senza contare che il precedente divieto aveva provocato, come potrebbe accadere stavolta, un´impennata dei prezzi delle sigarette al mercato nero».
Con un´economia ancora legata prevalentemente all´agricoltura e alle foreste, anche le regole che governano il Bhutan sembrano provenire da un altro tempo e da un altro universo. Sono incentrate infatti su un obiettivo apparentemente ultrautopico, così illustrato nel 1972 dall´ex sovrano Jigme Singye Wangchuk: «Invece di calcolare il Prodotto interno lordo», disse il re, «noi useremo il parametro della Felicità interna lorda». E poco importa se per mantenere un tasso accettabile di armonia sociale (e una crescita reale del Pil del 24 per cento annuo) sono stati cacciati nell´ultimo ventennio oltre centomila uomini e donne di etnia nepalese Lhotshampa, vissuti per millenni tra le stesse montagne. Per i 700mila sudditi di puro ceppo bhutanese rimasti nel regno, il tasso di benessere è stato calcolato - oltre che sui più o meno acquisiti diritti alla casa, al lavoro e all´educazione - sull´impatto ambientale della tecnologia, ridotta al minimo indispensabile. Unica eccezione, la costruzione di grandi dighe per vendere al principale partner commerciale del regno, l´India, l´acqua delle sorgenti himalayane. grazie infatti a questa determinante fonte di introito (seconda solo all´agricoltura), che il Bhutan può vantare uno dei più alti tassi di reddito pro capite dell´intera regione.
La sfida tra modernità e tradizione è sempre stata in Bhutan una questione d´orgoglio nazionale. Così, accanto al divieto di fumo, adesso - dopo la tv - è la volta di Internet, che approda per la prima volta in contrade nascoste e inaccessibili attraverso gli uffici postali, dotati d´ora in poi di una connessione satellitare alimentata da batterie solari. I primi sono in costruzione proprio in questi giorni in regioni così isolate che una lettera può impiegare, spesso a cavallo, settimane se non mesi per raggiungere la sua destinazione. I nuovi Post Office offriranno anche ai giovani montanari la possibilità di accedere a programmi di studio online. Una vera rivoluzione per il piccolo Bhutan.