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 2010  luglio 02 Venerdì calendario

2 ARTICOLI - CROLLO RECORD DEGLI INVESTIMENTI NEL 2009 PICCHIATA DEL 12,1% - ROMA

Crollano gli investimenti (-12%), mai così male. Corre la produzione industriale (+10%), mai balzo così ampio dal ´97. Due dati solo in apparente contrasto, che restituiscono tutta la fatica delle imprese a scrollarsi di dosso la crisi. E se il secondo consola relativamente perché il confronto è con i bassi livelli di produzione dell´anno passato, il calo degli investimenti è brusco e pesante.
Secondo quanto calcolato dall´Istat in uno studio diffuso ieri, tutti i settori dell´economia nel 2009 hanno frenato gli investimenti fissi: macchine, attrezzature, impianti, mobili, mezzi di trasporto, costruzioni (fabbricati, uffici, abitazioni). In un anno, il settore agricolo ha contratto la spesa del 17,4%, quello industriale del 14,9% e i servizi del 10,6%. Una diminuzione media del 12,1%, livello mai raggiunto, almeno dal 1970, inizio delle serie storiche Istat, e paragonabile solo al calo registrato durante la crisi del 1993 (-11,5%).
E se la flessione era già in atto nel 2008, il confronto tra i due anni è impietoso: dal meno 4% al meno 12. Otto punti percentuali che diventano quasi 15 nel solo settore agricolo. Dopo i cali del 2007 (-4,7%) e del 2008 (-2,7%), nel 2009 è arrivato il tracollo (-17,4%). «Servono incentivi per le aziende agricole» chiede Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura che, ieri a Cuneo, ha ricordato gli altri numeri della crisi del settore: diminuzione del valore aggiunto (-7,4% dal 2004), dei redditi (-21% nel 2009) e delle imprese iscritte alle Camere di Commercio (-20% in dieci anni, da un milione a 840 mila).
Male anche gli investimenti fissi nel settore industriale (-14,9%, era -4% nel 2008): solo 10 mila euro per addetto, contro gli 11.300 di 12 mesi fa. E sorprende il crollo complessivo della spesa per investimenti in prodotti Ict (software, computer, macchine per ufficio): -8,1% in media, quasi -9% nell´industria , -8% nei servizi, -13,5% nell´agricoltura. «I dati di oggi ci dicono che non si sta reagendo alla crisi attraverso la scelta strategica dell´innovazione», si legge in una nota della Cgil. «Senza investimenti, senza una netta inversione di tendenza, sarà difficile che ci sia una vera ripresa».
Le buone notizie arrivano dal Centro studi Confindustria su due fronti: ordinativi e produzione. I primi aumentano: +1,2% in giugno rispetto a maggio e +3,3% su base annua. E la produzione industriale si impenna: +10% in giugno rispetto a un anno fa, il maggiore rialzo tendenziale osservato dal dicembre 1997 (+9,6%). Un confronto tuttavia "viziato" dai bassi livelli 2009, quando si registrarono cali superiori anche al 20%. Basti pensare che la caduta dal picco negativo pre-crisi (aprile 2008) si riduce, ma siamo ancora a -17,6%.
Più modesto il dato mensile, solo +1,1% su maggio (che però cresceva dell´1,4% su aprile). Per il secondo trimestre 2010 tuttavia il Csc stima un´accelerazione della produzione al 2,5% sul primo. E nel terzo trimestre si profila un ulteriore recupero guidato da domanda estera e ricostituzione delle scorte.
VALENTINA CONTE, la Repubblica 2/7/2010

" ARRIVATO IL MOMENTO DI REAGIRE IL TFR DALL´INPS TORNI ALLE AZIENDE" - ROMA - «Dopo aver resistito alla crisi ora è il momento di reagire. Vale per le imprese, ma vale anche per il governo», dice Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria e vicepresidente della Confindustria, commentando il crollo degli investimenti.
Vuol dire che stiamo uscendo dalla crisi?
«Vedo qualche spiraglio, stiamo ancora in una fase post-recessiva e direi che si deve stare piuttosto attenti nel pensare che stia arrivando il momento dell´espansione. Le imprese hanno tentato di resistere, e questo spiega il dato sugli investimenti, ma ora, senza farsi prendere dalla paura e dall´ansia, devono tornare a reagire. Perché non investire significa non avere un´idea brillante sul futuro: esattamente il contrario del compito degli imprenditori. Bisogna capire che non tutto il mondo è bloccato, ci sono aree nelle quali continua ad esserci la crescita: l´Asia, il Brasile, l´Africa, il bacino del Mediterraneo. Lì bisogna andare a conquistare quote di mercato. in atto un riposizionamento geografico degli scambi mondiali».
Non sono un handicap le nostre tante piccole imprese?
«Io abbandonerei questa distinzione tra piccole e grandi. Secondo me la vera differenza è tra imprese forti e imprese deboli. Le prime sono quelle che si sono ristrutturate, che hanno realizzato i passaggi generazionali, che affidano alla finanza una funzione strategica».
D´accordo: ma quante saranno queste aziende così dinamiche?
«Più di quanto si pensi. Ritengo che ormai sia rimasto un 20-30 per cento di aziende legate ancora alla cultura della produzione anziché a quella imprenditoriale».
I governi non stanno sottovalutando il rischio deflazione come conseguenza delle rigorose politiche di rientro dal deficit?
«Questo è un problema vero. arrivato il momento di fare i conti sugli effetti sull´economia reale: non ci sono solo i saldi di bilancio».
Cosa dovrebbe fare il nostro governo?
«Intanto andrebbe prorogata la Tremonti ter per favorire gli investimenti. Sempre in questa chiave chiediamo di incrementare il Fondo di garanzia. Infine va consentito ai lavoratori delle imprese con più di 50 dipendenti che non scelsero dove indirizzare il proprio Tfr, finito poi nel fondo della Tesoreria presso l´Inps, di poterlo fare ora e optare, se vogliono, perché resti in azienda. Sia chiaro il Tfr rimane dei lavoratori ma può continuare ad essere uno strumento importane di autofinanziamento delle imprese».
La Fiat ha investito a Pomigliano in cambio di un incremento dei turni e una contrazione, secondo la Fiom, dei diritti. un modello che farà scuola?
« un modello per quello stabilimento non per il paese. Ma attenzione perché su Pomigliano si gioca anche un´altra partita: quella dell´attrazione degli investimenti dall´estero».
ROBERTO MANIA, la Repubblica 2/7/2010