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 2010  luglio 02 Venerdì calendario

HELEN MIRREN: SEXY A 65 ANNI (E HO DIMENTICATO LA MIA REGINA)

Non ha esitato a trasformarsi nella tenutaria di un bordello del Nevada «Dame» Helen Mirren, attrice di somma classe, autentica lady del cinema inglese e del teatro, premio Oscar (2007) per The Queen e con un carnet di lavoro che, anche in tempi di crisi, la vede interpretare da tre a cinque film l’anno a Hollywood o in Europa.
La sua Grace in Love Ranch, ambientato negli anni Settanta, è sposata al laido Charlie (Joe Pesci), deve gestire (come dice in una eloquente battuta) «25 psicopatiche puttane» e, sebbene innamorata del marito, si accende di passione per un pugile di trent’anni più giovane di lei dando via al ménage di un terzetto che riserva sorprese, drammi e scene di sesso.
Il film rilegge con alcune libertà una storia di cronaca americana della quale ancora oggi molto si parla. Perché nel 1970 quella casa di piacere sperduta nel mezzo del nulla del deserto del Nevada fu il primo bordello legale e vide la coppia formata da Joe e Sally Conforte, i gestori del vero Mustang Ranch, al centro di dibattiti e attacchi dell’ America più puritana. Helen, vicina ai 65 anni, ride: «Da tempo volevo recitare di nuovo per mio marito Taylor Hackford, il regista di Ufficiale e gentiluomo, conosciuto proprio quando mi aveva diretta in Il sole a mezzanotte nel 1985. La vera storia del Mustang Ranch riportata alla luce da una copertina di Rolling Stone ci era parsa una pagina di costume e una vicenda umana ricca di passione e contraddizioni proprie non certo solo dei famigerati anni Settanta. Sono sempre stata una ragazzaccia pronta a sfide inusuali. Basti pensare a quando interpretai nel 1979 il poi vietato Caligola di Tinto Brass facendo inferocire coloro che volevano continuare a vedermi diretta da Peter Brook oppure recitare all’Old Vic Lady Macbeth e testi classici nella Royal Shakespeare Company».
Racconta con la stessa verve con la quale ha dato alle stampe In the frame/My life in words and pictures, la sua biografia artistica (sempre sorprendente e che l’ha vista diretta da Altman, Ken Russell, Greenaway e altri grandi) e anche molto privata. Aristocratica di nascita (antica e nobile famiglia russa da parte paterna), abituata a portare sugli schermi sovrane, da Margherita d’Angiò a Elisabetta I e II e varie altre (ma ha rinunciato a un nuovo film in cui avrebbe dovuto interpretare ancora Elisabetta II), Helen, che non ha mai nascosto i suoi atteggiamenti antimonarchici, si è sposata per la prima volta a 53 anni e si considera da sempre «uno spirito libero, che crede alla sensualità e non alla volgarità e che sta sempre dalla parte delle donne capaci di liberare la loro fisicità, siano esse Lady Gaga o Scarlett Johansson e, per fortuna, la meno pudibonda Miley Cyrus». Afferma: «Non ho mai voluto essere solo una attrice seria. Mi sbarazzai con Caligola di tanti fardelli di una rigida educazione impartitami dagli insegnanti del liceo cattolico. Tra le due parole "establishment" e "bohème", ho sempre scelto, e ancora scelgo, la seconda». Infatti, l’avevamo appena lasciata nei severi panni di Sofya, tormentata moglie di Tolstoj in The Last Station, ed eccola con vestaglie discinte, trucco pesante e linguaggio schietto. Sorride: «Sin da quando interpretai giovanissima Cleopatra al National Youth Theater, facendo scandalo per i vestiti scollatissimi che avevo scelto, mi sono sempre sentita più una " calendar girl" che una " good girl". In fondo, in barba alle mie Regine, devo le pagine più fertili della mia carriera e vita ai personaggi più trasgressivi».
Ride: «Adesso mi sto preparando a diventare un maggiordomo inglese in gonnella nel remake di Arthur, al fianco dello scandaloso Russell Brand. Poi mi vedrete a New Orleans al fianco di Bruce Willis e John Malkovich, coppia di avventurieri nel film d’azione Red. Magari qualcuno pensa che non ho più l’età, ma se i paparazzi mi fotografano in bikini sono contenta della mia forma e mi auguro che qualcuno mi offra un ruolo da donna spericolata alla Angelina Jolie, prima che l’anagrafe me lo porti via definitivamente».
In autunno sarà presente nei più importanti Festival nella versione di La Tempesta diretta da Julie Taymor che ha deciso di affidarle il ruolo di Prospera, visto che nel suo film il Prospero shakespeariano assume sembianze femminili. Ribatte alle critiche: «Chi mai ha sancito che recitare Cechov è più dignitoso che interpretare la tenutaria di una casa di appuntamenti? Ci vuole talento anche per essere una bad girl capace di elevare la cultura pop a una forma di arte capace di smascherare ipocrite pruderie ».
Giovanna Grassi