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 2010  luglio 07 Mercoledì calendario

Silvana Mura è una tra le poche persone che Antonio Di Pietro ascolti veramente quando c’è da prendere una decisione politica importante

Silvana Mura è una tra le poche persone che Antonio Di Pietro ascolti veramente quando c’è da prendere una decisione politica importante. Sarà che questa bresciana di 52 anni è, insieme all’ex magistrato di Mani pulite, l’anima dell’italia dei valori, il «partito anti-casta» che oggi veleggia intorno all’8%, la quarta forza politica italiana (di cui la Mura ricopre la ca- rica di tesoriere fin dalla sua fondazione, il 26 novembre 2000, davanti al notaio Cesarini di Roma). Sarà, come dicono i tanti maligni, che è una delle due (belle) «donne forti» capaci di tenere in pugno Tonino (l’altra è Susanna Mazzoleni, la sua seconda moglie, segretario dell’Associazione Italia dei valori). L’hanno descritta come una femmina appariscente e frivola, tutta feste e discoteche. Hanno romanzato sul suo incontro con Di Pietro nei primi anni ’80, lui un giovane magistrato appena divorziato dalla prima moglie (Isabella Ferrara, madre del primogenito Cristiano, oggi tesoriera Idv per la Lombardia), lei una procace indossatrice di lingerie. Questo dunque dovrebbe essere il malizioso resoconto dell’ennesimo caso di «velinismo» della politica italiana, che coinvolge un partito il cui leader carismatico e censore della moralità pubblica è oggi indagato per truffa sui rimborsi elettorali dopo una denuncia di Elio Veltri (sei anni fa candidato alle Europee in una Usta collegata all’Idv). Silvana Mura, che aria tira nel partito? «Se si riferisce alla denuncia di Veltri, le dirò che abbiamo presentato una richiesta di archiviazione. una storia vecchia, cominciata quando Mario Di Domenico ha lasciato l’Idv pretendendo un terzo dei rimborsi elettorali. A lui si sono aggiunti Occhetto, Giulietta Chiesa e appunto Veltri». Non hanno ragione? «La legge elettorale parla chiaro: sono i partiti, non le persone a poter accedere ai rimborsi. Altrimenti converrebbe mollare anche a me, mi spetterebbe un bell’asse- gnino, non crede?». Allora siete tranquilli? «Un mio amico fu ucciso, Di Pietro era il magistrato: mi colpì la sua umanità» «Il Tribunale di Roma ha già rigettato due volte le pretese avanzate da Veltri (che se ne andò deluso dal risultato delle Europee del 2004: 2,1%, ndr). Il quale, quando si era candidato, aveva firmato una lettera con cui rinunciava ai rimborsi elettorali». Certo che Di Pietro accusato di truffa sui rimborsi elettorali è un bei paradosso... «Proprio lui che voleva ririutarli anche quando senza quei soldi avremmo chiuso bottega, alle elezioni del 2001...». Ma allora non prendesir alcun rimborso. «Appunto. La legge clenorale imponeva uno sbarramento al 4% e noi prendemmo il 3,9. Capirà che per l’Idv, partito senza una lira - io per l’occasione aprii una fideiussione bancaria di 50 milioni di lire. Di Pietro di 100 milioni -, era quasi il colpo di grazia». E dunque? «Nel 2002 il Parlamento votò all’unanimità un rimborso elettorale per tutti i partiti che avessero raggiunto l’1 %. Retroattivo al 2001. Un regalo alla Lega». Che fu la vostra salvezza... «Telefono a Di Pietro, che era in Kazakistan come europarlamentare, e gli racconto tutto. E lui: "Silvà, ma che e... dici? Smettila di spendere soldi inutili di telefono"». Poi capì? «Mi richiamò dopo aver letto le agenzie. Voleva scrivere una lettera al presidente della Camera per rinunciare ai quei rimborsi. Mollò solo quando gli spiegai che, se avessimo detto no, quei soldi se li sarebbero spartiti gli altri». Torniamo a lei: come la mettiamo con la sua casa romana di via delle Quattro Fontane di proprietà di Propaganda Fide? Mai conosciuti Anemone e Balducci? «Mai. E per quella casa, 75 metri quadri al primo piano in prossimità di via Nazionale, pago 1.800 euro mensili d’affitto escluse le spese (mi mostra le ricevute di pagamento, dai 2.100 ai 2.300 euro, ndr). Non esattamente un prezzo di favore». DA INSERIRE SECONDA PARTE INTERVISTA Mi parli della sua giovinezza spensierata, delle sue leggendarie feste in discoteca. "Quali feste? Quale spensieratezza? La mia è stata una giovinezza lontana dagli sv;ighi delle mie coetanee. Mio padre morì l’anno del mio diploma in ragioneria. E io, che sognavo di proseguire gli studi per di- ventare avvocato, dovetti farmi carico delle difficoltà economiche della mia famiglia: mia madre, casalinga, ed Emanuela, una sorella di 13 anni. Così, dopo un primo impiego nella contabilità, decisi di tentare la sorte aprendo un’attività commerciale. che qualche anno dopo avrebbe dato la- voro a 70 persone». F. intanto taceva la modella di lingerie... «Sbagliato anche questo. Semplicemente, sostituii un’amica in una sfilata per la pellicceria Annabella. Alla fine della se- rata la sua agenzia mi chiese il numero di telefono, e da lì feci un altro paio di esperienze». La politica quando è arrivata? «Nel 1999, quando mia sorella fu col- pita da aneurisma cerebrale e morì in 3 giorni. Una tragedia che mi ha salvato la vita: scoprii infatti di avere la sua stessa patologia. Così. prima di sottopormi a un imcn culo chirurgico che aveva il 33% di possibilità di impedirmi una vita normale, decisi di chiudere ogni attività». E arrivò Di Pietro... «Antonio in quei mesi mi era stato molto vicino, fu tra i pochi intimi a partecipare al funerale di mia sorella. Ma lo conosce- vo già da molto tempo». Del vostro primo incontro si è scritto di tutto: può sciogliere il mistero una volta per tutte? «Erano i primi anni ’80. Silvio, un mio carissimo amico che ha un negozio a po- chi passi dal mio, rimase ucciso durante una rapina. Sul luogo del delitto arrivò Di Pietro, come magistrato di zona. Silvio gli morì tra le braccia. Gli suggerirono di sentirmi, avendo io incrociato senza saperlo il rapinatore». Fu Di Pietro a darle la notizia della morte del suo amico? «Proprio così. Io ero disperata, lo implo- rai di aiutarmi: ai genitori /ok’/o dirlo io, ma non sapevo come farlo. Si oflì-ì di accompagnarmi lui. Rimasi colpita dal- l’umanità di quel magistrato». Tanto colpita che la seconda moglie di Di Pietro, Susanna Mazzolerà, pare sia stata a lungo gelosa di lei... «Veramente io e Susanna ci conosciamo da allora e conserviamo ottimi rapporti, anche se oggi ci vediamo poco. Ci fre- quentavamo di più nel periodo di Mani pulite». Perché Di Pietro chiamò proprio lei a fare la tesoriera del partito? «Per stima. "Tu che sei una così brava organizzatrice, perché non fai un partito insieme a me?", mi chiese nel 2000». Oggi che voto assegna all’Idv tra le forze di opposizione? «Perché, ce ne sono altre?». E al Pd di Bersani? «V’oglio la domanda di riserva». D