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 2010  giugno 29 Martedì calendario

GLI ANNI DIFFICILI DEL MAGISTRATO TUTTOFARE

Il suo successore «avrà un compito arduo». Di certo nei sette anni da presidente della Consob ne ha viste molte anche lui. Lamberto Cardia, classe 1934, nominato dal governo Berlusconi e prorogato dal governo Prodi, arriva alla Commissione di controllo sulle società e la Borsa nel 1997 come semplice Commissario. Al governo c’è Romano Prodi ma lui arriva in quota Forza Italia. Di mestiere fa il magistrato della Corte dei Conti, anche se nel decennio che precede il suo arrivo alla Commissione frequenta molto i palazzi della politica, con incarichi in vari ministeri (dal bilancio allo spettacolo, dalle partecipazioni statali alle poste) che lo porteranno fino a palazzo Chigi, sottosegretario del governo, guidato da Lamberto Dini.
La Consob del 1997 è quella dell’entrata in vigore del Testo Unico della finanza, guidata da Luigi Spaventa, partita con grandi ambizioni ma nota per le ripetute richieste di maggiori poteri che mai arriveranno, almeno in quel quinquennio. Alla presidenza ci arriva nel giugno del 2003 (governo Berlusconi) e si trova subito alle prese con una serie di grossi pasticci. Nel dicembre di quell’anno scoppia il caso Parmalat, con Bank of America che svela al mondo proprio rispondendo a una richiesta di Consob che 4 miliardi di euro iscritti nei bilanci Parmalat erano frutto di un tarocco. Dimostrazione, secondo alcuni osservatori, che anche i pochi poteri che c’erano potevano essere usati meglio. Inizia così la stagione dei grandi scandali finanziari e del «risparmio tradito», della rabbia dei risparmiatori pelati da Cirio o finiti nel Buconero della Parmalat che porterà alla riforma della normativa sulla tutela del risparmio. La svolta però arriva nel maggio 2005, quando entra in vigore la normativa sul «market abuse». Sono i «maggiori poteri» invocati - vanamente - da Spaventa e arrivati infine grazie al recepimento di una direttiva europea. Arrivano nel pieno di una stagione cruciale della finanza italiana, quando sono in gioco i suoi stessi equilibri.
La Commissione di Cardia quei poteri li usa: dà un contributo determinante alle indagini della magistratura sulla scalata ad Antonveneta, fornisce le prove dell’aggiotaggio di Stefano Ricucci nella sua presunta scalata a Rcs, indaga a lungo sui passaggi di quote di Bnl prima dell’Opa di Unipol. Indaga anche sul caso dello swap Ifil-Exor. Più tardi - molto più tardi, come ha notato lo stesso Cardia in una recente intervista - arriveranno anche le multe, diventate maxi proprio grazie alla «market abuse». E le polemiche, per i contratti di consulenza del figlio Marco, avvocato, con gruppi vigilati dal padre. Nel 2008, con il mandato in scadenza, viene prorogato dal governo Prodi per altri due anni. Nel 2009 presenta le dimissioni, per un conflitto tra la Consob e il parlamento. successo che la Commissione, contro il parere dello stesso Cardia, ha recepito in senso restrittivo la direttiva sulla trasparenza, consentendo la pubblicazione degli avvisi obbligatori delle società quotate solo su internet e non anche sui giornali. La stampa specializzata non la prende bene, il parlamento invita la commissione a ripensarci, la Commissione a maggioranza non ci ripensa e Cardia si dimette. Dimissioni respinte, la Consob questa volta ci ripensa e tutti sono più o meno soddisfatti. Fino agli ultimi mesi, con le voci di una nuova proroga del suo mandato finite solo con la nomina a presidente delle Ferrovie. E ieri, da presidente delle Fs, ha letto il suo commiato.