MARCO NEIROTTI, La Stampa 29/6/2010, pagina 23, 29 giugno 2010
IL MISTERO DELLA RAGAZZA DEL CARABINIERE
E’ un giallo al rallentatore, tenuto al guinzaglio, questo che da ventitré giorni muove squadre nei boschi del parco del Ticino. Rallentato e al guinzaglio perché c’è chi conosce molto della scomparsa di Simona Melchionda, 26 anni, di Oleggio, impiegata in uno studio commercialista ad Arona, un amore tormentato appena vissuto, uscita di casa domenica 6 giugno dopo che dalla sua stanza veniva la voce alterata da una lite al telefono. Ultimo segno di vita un sms: «Dormo fuori», chissà se scritto da lei. Qualcuno sa e tace, però qualcuno continua a indicare - per sentito dire o per intervento di sensitivi - dove fare la prossima battuta senza esito. Come in tutti i casi del genere si raccolgono voci e testimonianze di chi conosce la persona, si prende atto che può essere un allontanamento volontario protetto dall’età adulta e dalla privacy, si cerca con i cani e si aspetta, mentre da un bar all’altro volano ipotesi credibili e supposizioni fantastiche ingigantite dal passaparola. Ma qui c’è una galleria di inquietudini, deposizioni in contrasto con la fuga, troppi segnalatori di un possibile cadavere. E «A chi l’ha visto?» (tornata sull’argomento ieri sera) la famiglia ha diffuso sensazioni cupe, accennato alla sua vita, tanto che persone citate si sono affrettate a chiarire il loro ruolo nella sua vita.
Simona Melchionda, capelli biondi e occhi castani, alta un metro e cinquantasei, piercing sul labbro superiore, tatuaggio cinese sulla caviglia, «orme» di gatto sulla pancia, una stellina tra pollice e indice della mano sinistra, è persona gioviale, con amiche e amici del sabato sera. Vive con genitori e fratello a Oleggio, 13 mila abitanti, cittadina d’agricoltura e allevamento a metà strada tra Novara e il Lago Maggiore. Lavora ad Arona, in uno studio commercialista dove la descrivono ineccepibile, «va a lavorare con la febbre», per un piccolo ritardo avverte. Nella sua allegria era spuntato un affetto intenso, un uomo di 28 anni, carabiniere. A novembre avevano festeggiato il loro rapporto con un viaggio in Giamaica. Poi, secondo ricostruzioni sommarie, al ritorno lui aveva ritrovato l’ex fidanzata, scoprendo che sarebbe diventato padre. Iniziavano i giorni delle responsabilità e delle scelte, delle sofferenze e della chiarezza sul futuro. Sabato 6 giugno Simona partecipa con amiche a una festa reggae: «Alle 5 di mattina mi ha riaccompagnata a casa», dice una delle più care. La domenica è tranquilla. Ma la madre, Giovanna Cerra, nel pomeriggio la sente parlare al telefono, è tesa, le sente ripetere: «Lo sa che non deve chiamarmi» e poi - conferma il padre, Leonardo Melchionda - rumori secchi come calci e pugni, scatto d’ira sfogato contro qualcosa. «Tutto bene?», chiedono. «Tutto bene», tranquillizza.
Esce alle 23,30. Non usa la sua Nissan Micra, chiede in prestito alla madre la Punto Rossa. La donna assocerà telefonata e auto all’ex fidanzato: «A lui poteva riferirsi dicendo: non deve più chiamare. La Punto la usava quando usciva con lui per non essere riconosciuta». Si ferma qui, non fa illazioni. Lui rilascia una deposizione: «Io non l’ho chiamata». E la sua attuale donna aggiunge: «Gettano fango su di noi», passa a un contrattacco determinato: «Forse fa comodo dire che girava con un carabiniere. Andate a vedere chi frequentava ultimamente: la realtà è diversa».
L’ultima traccia è un sms partito domenica sera dal suo cellulare: «Dormo fuori». La madre lo vedrà la mattina dopo. In ufficio non arriva. Scatta l’allarme, l’indagine dei carabinieri del capitano Mele, comando provinciale di Novara. Martedì mattina la Punto viene ritrovata, in ordine, porte serrate, nel parcheggio di un centro commerciale a Pombia, cinque o sei chilometri di strada. Poi il telefono sarà spento sempre, il bancomat inutilizzato. Cominciano le battute di ricerca, l’interessamento di «Chi l’ha visto?». Qualcuno dice d’averla notata con amici il lunedì stesso davanti a una banca, vicino a una gelateria la sera: «Abbiamo salutato, ha risposto. Era allegra». E infine, mentre si parla di killer o di messe nere nel Parco («la mattina ci sono i resti dei fuochi») il girotondo di segnalazioni non è più di chi l’ha avvistata, ma di chi indirizza uomini e cani in boschi dove chi indica la via non pensa a una comitiva al picnic ma a una tomba improvvisata.