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 2010  giugno 29 Martedì calendario

LE MONDE, SALVI I POSTI MA ARRIVA UN PADRONE

E’ una cordata, a dir poco, molto eterogenea. C’è il mecenate Pierre Bergé, il compagno di Yves Saint-Laurent, che si è stufato di gettar via i milioni ottenuti vendendo mobili, quadri e memorie del geniale «couturier» per finanziare i lussi di Ségolène Royal e che ha deciso di dedicarsi ai giornali. Poi Matthieu Pigasse, enarca, banchiere glamour presso Lazard, soprannominato il «ministero bis dell’Industria» per il ruolo che gioca in tutte le grandi avventure economiche francesi. Nei salotti dove corrono i milioni è considerato un oracolo, ma anche i capi di Stato ne ascoltano volentieri le intuizioni: ha aiutato ad esempio il presidente boliviano Morales a nazionalizzare il suo gas. Dicono abbia un debole per la carta stampata, non solo perché è stato compagno di una nota telegiornalista. Soprattutto nel senso che adora diventarne proprietario. Ha fatto suo il settimanale molto di tendenza «Inrockuptibles». E poi il più singolare e intrigante, Xavier Niel, un diavoletto quarantenne del business ideativo: ha inventato mille cose tra cui Freebox, 4 milioni di case francesi collegate grazie ai prezzi stracciati. Questo perturbatore di successo è soprannominato «l’emmerdeur» e i molti nemici che ha ricordano che nella sua biografia figura anche una giovanile detenzione per prossenetismo aggravato.
Da ieri questi tre moschettieri sono proprietari di una venerabile istituzione francese, anche se spiegazzata dai debiti e dalla crisi della carta stampata: il quotidiano Le Monde. Hanno vinto la corsa per la ricapitalizzazione che costerà loro 100 milioni di euro. I rivali si sono a poco a poco ritirati, alcuni spaventati dalla vastità dell’impegno finanziario, si è passati da 60 milioni a 100, altri dalla determinazione e dalle disponibilità del trio Bergé-Pigasse-Niel. Ultima a cedere proprio prima dell’ultimo voto ieri al consiglio di sorveglianza del giornale la cordata formata da Perdriel, proprietario del settimanale Le Nouvel Obs, dal gigante della telefonia con appendici televisive e Internet Orange, e dagli spagnoli di Prisa, proprietari de El Pais. Esito della votazione al consiglio di amministrazione: 11 favorevoli su 20. Scontro dunque incertissimo: decisivi i nove voti dei dipendenti e i due di Louis Schweitzer, il suo e quello per delega di Perdriel, già azionista con l’1,75%, che dopo il ritiro della sua proposta, si è fatto da parte.
La battaglia per Le Monde non è stata solo economica e imprenditoriale, ma anche politica. Un grosso aiuto ai vincitori, non si sa quanto involontariamente, l’ha dato il presidente Nicolas Sarkozy. Quando ha convocato il direttore del giornale, Eric Fottorino, annunciandogli che Bergé, Pigasse e Niel non erano di suo gradimento, troppo a gauche. L’Eliseo preferiva Perdriel, che è di sinistra anche lui, ma costretto ad allearsi con Orange per riempire le casse e quindi teoricamente più condizionabile. Mossa sbagliata: perché i giornalisti di Le Monde, cui spetta un parere sulla ricapitalizzazione, consultivo ma importante, hanno immediatamente deciso di osteggiare la scalata dell’antipatico presidente votando al novanta per cento l’offerta di Bergé, Niel e Pigasse. Le elezioni presidenziali si avvicinano, Bergé e Pigasse sono sostenitori dichiarati del socialista Strauss-Kahn possibile insidioso rivale del presidente. Concedergli il più prestigioso giornale di Francia sarebbe mossa azzardosa. Di qui le manovre del Palazzo.
Forse Le Monde non diventerà sarkosista. Quello che è certo è che non sarà più lo stesso giornale di un tempo. L’avvento di un proprietario indispensabile per colmare un debito che si era fatto insostenibile, conseguenza del fallimento del progetto di creare una grande società editoriale, segna quasi certamente la fine di quella che era la maggiore garanzia della sua indipendenza: il potere di veto che la società dei redattori aveva sulle scelte chiave del giornale ad esempio quella del direttore. Ma c’era il rischio di una liquidazione giudiziaria, mancavano i soldi per stipendi e contributi sociali. Difficile in queste condizioni non ammainare bandiere seppure gloriose. I nuovi proprietari hanno fatto comunque grandi promesse: nessun licenziamento, riunificazione della redazione cartacea con quella del web, che ha grande successo. Bergé sarebbe disposto a immettere quindici milioni di euro per offrire ai salariati una minoranza di veto. Per ora la società dei giornalisti è riuscita a ottenere che la perdita di controllo dei giornalisti sia rinviata a settembre.Tutti in piedi, alle 7 del mattino, nell’ufficio del direttore, come dei monaci o dei congiurati, i capiredattori recitano velocemente i fatti del giorno. Arrivano gli ultimi pezzi, si fa la prima pagina. Jean Plantu finisce la vignetta. Si chiude alle 11, in edicola alle 13 più o meno in punto quando dal Quai d’Orsay e dai grandi ministeri parigini si esce per pranzo, passando per l’edicola ad acquistare Le Monde.
 un rito che sopravvive a se stesso come tutto ciò che riguarda quel giornale. Prendiamo il fondatore, per esempio, Hubert Beuve-Méry: «Bussare alla sua porta, aprirla, era come valicare una frontiera invisibile. Lui, avvolto nel fumo dei suoi piccoli sigari, parlava a mezza voce, con gli occhi socchiusi, in una lingua nella quale espressioni ultra popolari si mescolavano a difficili termini filosofici. Ogni frase cascava nella stanza come fosse stata scritta con la penna stilografica».
Così Laurent Greilsamer, il biografo, descrive i suoi incontri con l’uomo al quale il generale De Gaulle aveva chiesto di inventarsi un giornale attraverso il quale la Francia avrebbe osservato e parlato al mondo. Il primo numero uscì il 19 dicembre 1944. Da allora quella testata in caratteri gotici rimasta sempre uguale negli anni è stata una fabbrica continua del suo stesso mito, a cominciare dalla società dei redattori (il «soviet» prima giansenista poi trotzkista) che dal 1951 decide ogni cosa, azionisti e direttore.
Mito nello stile, pignolescamente descritto in un manuale che ogni redattore deve osservare: informazioni distinte dalle opinioni, nessuno spazio alle «voci» né alle citazioni anonime. Polemiche, sarcasmi e attacchi personali vanno evitati. Rigore e distanza, nessun lirismo né espressioni volgari. Uso della prima persona vietato. Nessun regalo può essere accettato, né viaggi né oggetti del valore superiore a 50 euro.
E una raccomandazione, soprattutto, la stessa che Beuve-Méry fece al suo biografo: «pas de lèche-cultage». Niente leccaculismi.