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 2010  giugno 12 Sabato calendario

ECCO TUTTI I REGALI DELLA CRICCA

Ecco i nuovi documenti dell’inchiesta di Firenze sui Grandi Eventi, prossima a trasferirsi a Roma dopo la decisione della Cassazione. Informative e documenti degli investigatori che approfondiscono vicende fino­ra solo sfiorate. Come i soggiorni di Carlo Malinconi­co, ex segretario generale di Palazzo Chigi all’Hotel Pellicano di Porto Ercole. Le ordinanze ipotizzavano che quelle suite a Malinconico le avesse pagate la cric­ca. L’interessato smentiva. Ora saltano fuori i riscon­tri contabili del Ros e il verbale di interrogatorio del proprietario dell’albergo che taglia corto: «Pagò Pi­scicelli », che dalle intercettazioni viene sollecitato da una catena che parte da Balducci e passa per Ane­mone. Tornano anche quei «regali» che gli imprendi­tori Fusi e Piscicelli comprano per darli a De Santis e Forleo e ringraziarli dell’«interessamento» per la vi­cenda dell’appalto della scuola dei marescialli di Fi­renze. Orologi per decine di migliaia di euro. E spun­ta un pranzo all’Harry’s Bar di Roma con Matteoli, Verdini e Fusi. E il capo del legislativo del ministero, Mastrandrea, che di Verdini dice che voleva dimostra­re a Fusi che l’aveva messo in contatto col ministro.
Guai in vista per Carlo Ma­linconico, l’ex segretario gene­ra­le di Palazzo Chigi nel gover­no Prodi. A metterlo nei pastic­ci è Roberto Sciò, titolare del­l­’hotel Il Pellicano a Port’Erco­le, sull’Argentario.I pm voglio­no riscontrare se davvero l’in­dagato Vito Piscicelli, su input di Anemone, a sua volta im­beccato da Balducci, pagò o no i soggiorni a Malinconico (che ha sempre sostenuto d’aver pagato di tasca sua).
«DUE SUITE GRATIS» PER IL «SEGRETARIO» DI PRODI
Sciò : «Piscicelli l’ho conosciu­to, era una persona simpatica, lo ritenevo un amico. Dico rite­nevo perché dopo i fatti che so­no usciti, bisogna essere un amico, devi condividere certi principi (...). Nel 2007 mi chia­mo al telefono dicendo (...) che avrebbe pagato lui per una persona». Pm: «Uhmmm». S:
«Chiesi chi era la persona, mi disse Malinconico, e io ho dato disposizione di trovare quan­to di meglio. Era nel 2007, fece vari soggiorni». Pm: «Il pri­mo... ». S: «Da dei documenti in nostro possesso è stato altre volte, me credo che i soggiorni pagati da Piscicelli sono i pri­mi tre perché dalle fatture risul­tano intestati proprio a lui, e il soggiorno è stato effettuato dal dottor Malinconico» (...). Pm : «I giorni...». S: «12 agosto, 19 e poi 1 maggio 2008, solo due nel 2007 (...)» Pm : «Due suite?» S: «Sì, a mille e quattro... sono due suite» (...). Pm : «Senta, le disse qualcosa sul tipo di rap­porto di conoscenza che c’era tra lui (Piscicelli, ndr ) e Malin­conico? ». S: «No, solo dopo nel 2008 gli chiesi ”ma chi è sto Ma­linconinco?” e lui...’il segreta­rio di palazzo Chigi”».
«LA STANZA L’HO TROVATA MA SI SENTONO LE PENTOLE»
Malinconico dev’essere siste­mato a tutti i costi e nella mi­gliore stanza possibile. Balduc­ci insiste con Anemone, che lo tranquillizza: «Sì, sì... okay, chiaro, due sono...».. Parlando con Piscicelli fa capire che la cosa interessa a Balducci: «Ci vediamo... perché mi chiede lui... quel signore.. un certo Pel­licano (...) andrebbe fatta un’altra riservazione per quel signore Carlo, con la M... Il co­gnome? Poi ci vediamo, in­somma, e mi dici tutto». Pisci­celli capisce: «Tranquillo, ci penso io». Così, Piscicelli aller­ta subito il titolare del Pellica­no, Sciò: «Ti disturbo? Scusa­mi, ho un Sos, c’è il mio amico Carlo che vorrebbe venire il primo. Se riuscissimo a dargli la sua camera sarebbe pro­prio... » bello. Ma è tutto pieno. Anzi no, «forse se ne libera una, è carina...», ma è sopra la cucina. Non è il massimo per un ospite illustre: «Se poi batto­no, sotto,non c’è l’insonorizza­zione. Si sentirà il rumore del­le pentole. Meglio di niente, nella vita ci vuole pazienza». Si cerca di rimediare. Telefonate su telefonate. Fino a che, osser­va il Ros, «Piscicelli fa riferi­mento esplicito al pagamento del soggiorno in albergo del professor Malinconico». Dice però ad Anemone che ha diffi­coltà a reperire contanti e se lui gli può cambiare un asse­gno post datato. Figurarsi. Per Anemone non ci sono proble­mi, anzi i carabinieri scrivono che a Piscicelli «gli fa arrivare il programma di agosto con ulte­riori soggiorni verosimilmen­t­e allo stesso Malinconico sem­pre per conto di Balducci». Anemone taglia corto: «Non mi devi dare niente, non devi fare un cazzo (...) intanto ti mando questa cosa e procedi, dai procedi». E poi, ancora Anemone, si preoccupare di saldare il tutto. Mette i soldi in busta, invia un fattorino, e la cosa si chiude lì.

«FA PARTE DEL GIOCO PAGO TUTTO IO...»
La sera del 30 aprile, annota il Ros, Malinconico chiama Bal­ducci per ringraziarlo «guar­dandosi bene dall’indicare la somma» specificano gli uomi­ni del Ros: «Chiamavo per rin­graziarti. Benissimo. Ti volevo ringraziare di cuore». E Balduc­ci: «Scherzi?Tutto a posto».Pi­scicelli intanto assicura l’alber­gatore Sciò «che per il paga­mento ci pensa lui e che biso­gna evitare, che per una mera dimenticanza, venga chiesto di pagare all’interessato». Na­turalmente, aggiunge, «poi passo io» facendo capire che «deve far fronte a queste richie­ste » perché «fa parte del gioco, che vuoi fare? Di qualsiasi colo­re essi siano». E ancora. Pisci­celli - si legge nell’informativa - si è pure «preoccupato di dis­sim­ulare le modalità del paga­mento del soggiorno di Malin­conico facendolo passare co­me il pagamento di un ricevi­mento ». Piscicelli insiste anco­ra con Sciò che Malinconico non metta mano al portafogli: «Ma tu l’hai detto che il profes­sore vada tranquillo...? ». La se­gretaria dell’hotel conferma: «Lei si riferiva al signor Malin­conico? Va bene lasciamo tut­to in sospeso». Il riscontro per tabulas è nitido: «In riferimen­to al soggiorno di Malinconico e della moglie- continua la no­ta - dalla fattura sequestrata si evince l’importo di euro 2.342. In hotel il pagamento all’atto dell’emissione della fattura ri­sulta sospeso». Ma i contatti Anemone-Piscicelli non si in­terrompono. Ci sono altre pre­notazioni al Pellicano. Spunta­no poi telefonate di Carlo Mau­ceri, fedelissimo di Malinconi­co, che si attiva (su input dello stesso Malinconico) con Bal­ducci per chiedere un nuovo incarico «politico» per entram­bi. Il telefono bolle. Il 2 giugno Piscicelli si raccomanda alla reception di seguire bene Ma­linconico e signora. Ottenuta riposta positiva, ringrazia: «Bene, bene, ricordatevi di te­nere il mio conticino da par­te ». Tutto fila liscio ma Sciò chiede che venga saldato il dovuto, di un altro soggior­no. Piscicelli allerta Anemo­ne che a sua volta contatta, per il cash , padre Evaldo Bia­sini, alias «Don Bancomat». Altri due soggiorni di Malin­conico vengono riscontrati dal Ros e stavolta al pagamen­to provvede con propria car­ta di credito l’ormai ex segre­tario generale, che nel frat­tempo ha lasciato il posto di Palazzo Chigi a Mauro Masi.
IAFOLLA SCAGIONA MATTEOLI «CHIESE VERIFICHE SU TUTTI»
Chiamato a spiegare il suo ruo­lo e quello del «suo» ministro Altero Matteoli in merito alla scuola dei Marescialli di Firen­ze e ai rapporti con De Santis, il capo di gabinetto Claudio Ia­folla scagiona il superiore. Di­ce di non essersi occupato di­rettamente dell’appalto alla scuola marescialli di Firenze. Ogni qual volta il ministro vole­va nominare un esterno, dice, si preoccupava che avesse il curriculum adatto e fosse tutto in regola: «De Santis provvedi­t­ore a Firenze me lo disse il mi­nistro (sollecitato da Verdini, ndr) come fa di solito, ci sareb­be questo De Santis, vorrei mandarlo al provveditorato di Firenze, guardi se ha i requisiti (...). verifica». Così «ho verifica­to, ottimo curriculum alla pre­sidenza, persona ottima pro­fessionalmente, era già diri­gente di seconda fascia ». Idem su Balducci: «Dal punto di vi­sta professionale, emintentis­sima, poi ho visto il curriculum e il ministro ha detto, questo è un altro (esterno, ndr) voglio un rilancio del Consiglio Supe­riore ».

VERDINI E IL PRANZO ALL’HARRY’S BAR
Meno diplomatico il capo legi­slativo alle Infrastrutture con Matteoli, Gerardo Mastran­drea, che a proposito dei suoi contatti con il legale della Btp, Vinti, si giustifica con i pm: «Cioè allora il ministro mi ha dato esplicito mandato, per­ché io non è che tendenzial­mente parlo con gli avvocati molto spesso, comunque lo conoscevo, ho detto ”mini­stro, ma devo…”, ”sì, prenda contatti per dare eventuali no­tizie” ». Insomma, fu Matteoli che «mi autorizzo a prendere contatti con Vinti», spiega Ma­strandrea. Che quanto al mini­­stro e a Riccardo Fusi, ex ad del­la Btp, mette a verbale anche di aver avuto «l’impressione che si conoscessero». Vinti è pressante, tanto che Mastran­drea dice che aveva smesso di rispondergli. Finché «un gior­no il ministro mi disse ”guar­di, so che l’avvocato Vinti la sta cercando, per favore come le avevo detto dia le informa­zioni richieste’...». I pm gli chiedono anche se Denis Ver­dini lo ha mai contattato. Ma­strandrea replica: – Non vengo contatto da Verdini. Ho modo di vederlo a un pranzo che si svolge... a ottobre, in cui mi convoca il ministro, si svolge all’Harry’s Bar, intorno al 20, 25 ottobre, in quella settima­na lì, mi convoca all’Harry’s Bar il ministro. Dice ”mi rag­giunga a questo pranzo”, ecce­tera. Io vado all’Harry’s Bar e vedo lì c’erano Verdini e Fu­si... c’erano Verdini e Fusi e il ministro Matteoli (...) non sa­p­evo di trovarmi di fronte Ver­dini in questo... in questo pran­zo... io ho avuto proprio l’im­pressione che volesse, in qual­che modo, dimostrare a Fusi che, insomma, che aveva fatto un lavoro di messa in contat­to ». Verdini torna ancora nel verbale, quando i magistrati chiedono conto a Mastran­drea, che il 25 novembre del 2008 redige un parere decisa­mente negativo per la Btp, di una svolta più ”possibilista” con l’avvocato Vinti appena due giorni dopo. Il legale tor­na alla carica, spiegano i pm, perché «Fusi dice a Vinti di aver avuto un documento da Verdini». Mastrandrea ritiene che quel documento altro non sia che il suo parere, ancora non protocollato, che «io ho dato al ministro riservatamen­te e che non posso escludere che il ministro ha girato a Ver­dini (...) Verdini l’ha girata a Fusi, hanno visto che era quel contenuto e lui, Vinti, è torna­to da me».
I REGALI DELLA CRICCA CACCIA ALL’UOMO DEL ROLEX
Un altra informativa del Ros è dedicata interamente ai regali della «cricca». Orologi per de­cine di migliaia di euro per rin­graziare gli amici che si sono dati da fare sugli appalti. Il Ros racconta che Piscicelli e Fusi acquistano un Audemars Pi­guet in acciaio e un Chopard (10mila euro in totale) pagan­do con quattrini di una società di riferimento. In una telefona­t­a Piscicelli racconta al cogna­to che «sono andati a compra­re regali per Maria Pia (For­leo) e coso (Fabio De Santis) per ricompensarli del loro ap­porto per la risoluzione del problema ”cantiere Scuola dei marescialli”. La gioielleria prescelta è la Bonanno di via della Croce. «France’, ti vole­vo dire che l’altro ha il qua­drante uguale all’altro, va be­ne? ». Piscicelli: «Vabbè, se non c’è alternativa...». I con­trolli del Ros portano ad altri orologi acquistati da Piscicel­li. I destinatari di Rolex e Patek Philippe in oro da 16mila eu­ro, però, «si sconoscono». Sul polso di chi sono finiti?