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 2010  giugno 28 Lunedì calendario

QUEL POVERO CARAVAGGIO ECCO LE PAGHE DEI PITTORI

Gli abiti logori e la scarsa igiene personale hanno sempre fatto pensare che Michelangelo vivesse in penuria. Eppure pare che il grande artista sapesse farsi valere nell´esigere altissimi compensi per i suoi lavori: secondo il professor Rab Hatfield (University of Syracuse), sarebbe stato l´artista più ricco di ogni tempo. Ora due storici dell´arte americani hanno cercato di capire chi abbia davvero guadagnato di più, nel saggio Painting for Profit (Dipingere per denaro che ha come sottotitolo Le vite economiche dei pittori italiani del diciassettesimo secolo) pubblicato dalla Yale University Press.
Richard Spear e Philip Sohm hanno concentrato la loro originale indagine socio economica al barocco italiano, avvalendosi del contributo di vari studiosi italiani. Così per la prima volta abbiamo un quadro di quello che gli artisti ricevevano e spendevano nel contesto delle cinque città italiane più importanti per il mercato dell´arte: Roma, Napoli, Bologna, Firenze e Venezia. Nel valutare il costo della vita va considerato il variare del rapporto di cambio: lo scudo d´oro romano si manteneva stabile nel corso del secolo; il ducato d´argento di Napoli quasi si dimezzava in valore, mentre le monete bolognesi, fiorentine e veneziane perdevano in misura minore. Il miglior mercato era quello romano e con 190 pittori la città vantava il maggior numero d´artisti. Un quadro d´altare a Roma veniva pagato il doppio che a Milano. E Vincenzo Borghini, all´epoca direttore dell´Accademia del Disegno, fu tra i primi ad accettare la premessa che la qualità dovesse determinare il prezzo, per cui Guido Reni si proclamava pittore migliore di Guercino perché i suoi quadri realizzavano di più. E dal saggio apprendiamo anche la brillante storia del napoletano Luca Giordano meglio conosciuto come Luca Fapresto: ovviamente per la sua rapidità; perché se a molti è noto il suo soprannome meno noti risultano i suoi ammonimenti al fiorentino Carlo Dolci, delicato e pazientissimo nel rifinire i suoi lavori. «Se continuerai a dipingere in questo modo morirai di fame», gli diceva Giordano.
E´ affascinante considerare quello che gli artisti spuntavano ai loro giorni e quello che le loro opere valgono nei mercati d´oggi. Caravaggio in media a Roma guadagnava 500 scudi all´anno, mentre a Napoli era arrivato a 675. A Bologna Guercino ne guadagnava 1500 ma in certi anni arrivò a 4000. A Napoli Domenichino e Lanfranco arrivarono ai 2/3000 all´anno. Allora le guardie svizzere e i soldati erano pagati 40 o 50 scudi all´anno. Un incarico all´universita´ di Roma in media rendeva 166 scudi l´anno. Con 300 scudi a Roma si viveva bene.
Va anche ricordato, come fanno i due studiosi, che i prezzi erano fissati a metro quadrato: scopriamo così che il famoso La Morte della Vergine costò 280 Scudi. L´aveva commissionato Laerzio Alberti, legale pontificio, per la propria Cappella a Santa Maria della Scala: ma la Chiesa lo respinse. In ogni caso il dipinto era costato 31 scudi al metro quadrato: quando Pietro da Cortona ne riceveva 141, Domenichino 119 ed il Barocci circa 250. Povero Caravaggio.