VLADIMIRO POLCHI, la Repubblica 28/6/2010, 28 giugno 2010
ROMENI, IMMIGRATI "PENDOLARI" SVANISCE IL SOGNO DI TORNARE A CASA - ROMA
Mihai ha un biglietto di sola andata. Volo Milano-Bucarest. Un anno e mezzo fa, si è lasciato alle spalle l´Italia per tornare a casa. Addio al duro lavoro da operaio edile, il futuro di Mihai è un negozio di pneumatici. Basta vita da immigrato, lontano dalla famiglia, si torna in Romania a testa alta. Con i soldi fatti in Italia. Ma le cose non filano liscio: il business va male. Colpa della crisi, che colpisce la Romania. Mihai perde denaro, tanto e in poco tempo. C´è solo un modo per salvarsi dal fallimento. Mihai compra un biglietto di ritorno. Destinazione: Italia. Da qualche mese, è di nuovo al lavoro sulle impalcature dell´hinterland milanese.
Quella di Mihai è un´esperienza di rientro in patria fallimentare. Non un caso isolato nella Romania del 2010. Immigrati che tornano a casa, ma non sfondano. Il risultato? Un nuovo flusso di emigranti in partenza: un continuo avanti e indietro, attraverso le frontiere.
Ma chi sono i "romeni d´Italia"? «Sono in assoluto la prima comunità d´immigrati - spiega Carlo Blangiardo, docente di demografia alla Bicocca di Milano e responsabile del settore statistico della fondazione Ismu - con ben un milione e 126mila presenza al primo gennaio 2010. La loro crescita è stata esponenziale, basta pensare che cinque anni prima, nel luglio del 2005, erano solo 437mila. Sono in Italia mediamente da sette anni e l´89% di loro è occupato». Dove? «Il 10% fa il muratore e il 26% è impiegato come domestico, badante o babysitter». Non solo. Pochi sanno che a Milano gli operai stranieri sono il 49% degli iscritti alla casa edile e a Roma il 50%. E di questi muratori, la stragrande maggioranza parla appunto romeno.
Come Mihai, migliaia di connazionali in questi anni hanno fatto a ritroso il viaggio che li ha portati in Italia. Li chiamano "immigrati di ritorno". «Ma molti hanno vissuto esperienze di rientro in patria negative - racconta Antonio Ricci curatore della ricerca "I romeni in Italia" della Caritas - sia per la crisi economica che ha fortemente svalutato il Leu, la moneta romena, sia perché molti spazi erano nel frattempo stati occupati da investitori stranieri. E così molte attività commerciali sono saltate, costringendo a tornare indietro molti immigrati. Insomma - aggiunge Ricci - si assiste a un flusso circolare di lavoratori romeni, in entrata e in uscita dall´Italia». Una conferma arriva dai numeri.
Impossibile stare dietro alle variazioni a breve termine nelle iscrizioni all´anagrafe, anche perché molti immigrati non ottemperano all´obbligo di cancellazione quando lasciano il Paese. «Ma che ci sia un nuovo flusso in entrata - fa notare Ricci - lo provano i 130mila romeni neoassunti nel 2009 e la crescita anche quest´anno dei lavoratori autonomi. E ancora: a giugno del 2009 le imprese con titolare romeno erano 28mila, a maggio del 2010 sono diventate addirittura 48mila. E nonostante la crisi, anche nel 2010 sono continuate ad aumentare le rimesse dei romeni dall´Italia. In media, limitandosi ai soli dati ufficiali, mandano a casa 1.200 euro a testa ogni anno».
Il fenomeno del rientro in Italia viene confermato anche da Eugen Terteleac, presidente dell´associazione "Romeni in Italia": «In effetti sono molte le storie di chi non ce l´ha fatta, complice la crisi - ricorda - e così vediamo molti connazionale che ritornano in Italia». Secondo Terteleac, in corso ci sono due fenomeni paralleli: «Il flusso di chi torna definitivamente in Romania e quello di chi saluta per la seconda volta amici e familiari e fa rientro in Italia. Due flussi che quasi si equivalgono, tanto che negli ultimissimi mesi - sostiene Terteleac - il loro saldo è vicino allo zero».