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 2010  giugno 28 Lunedì calendario

LE BANCHE DEL DRAGONE CAMPIONI IN BORSA MA NEI LORO CONTI CI SONO DEI FATTORI CRITICI


Alla fine degli anni Settanta il sistema bancario cinese era basato sul completo controllo delle attività da parte della Banca centrale che controllava il 93% degli impieghi. Oggi in Cina sono presenti ben 5.634 istituzioni bancarie di cui 4.965 crediti cooperativi rurali. Tuttavia l’aspetto ancora dominante è la presenza massiccia dello Stato, che controlla in via diretta o indiretta più del 90% degli attivi bancari del paese. Le prime cinque banche commerciali, che rappresentano il 51% degli attivi, sono de facto controllate dallo Stato che ha il controllo totale di tre banche pubbliche (9% degli attivi del sistema). E’ inoltre significativa la presenza della mano pubblica nelle banche rurali e cooperative e nella banca postale.
La banche estere hanno il controllo su appena il 2% degli attivi bancari con un chiaro svantaggio competitivo considerando l’assenza di "insider" che invece caratterizza un sistema in mano pubblica. Ci sono attualmente più di 300 unità operative aperte da banche estere in Cina di cui il 54% in mano a banche asiatiche, il 25% europee ed il 10% in mano Usa. La maggioranza di queste unità operative operano a Shanghai (32% del totale), Shenzhen e Beijing. E’ stato inoltre permesso alle banche non cinesi l’acquisto di quote di minoranza in istituzioni finanziarie locali fino ad un massimo del 25%.
A fronte di una incredibile crescita economica, che ha visto il Pil Cinese in pochi anni divenire il terzo al mondo, la crescita degli attivi bancari è stata parimenti impressionante. Il sistema bancario cinese ha raggiunto le dimensioni di quello degli Stati Uniti con attivi a fine 2009 pari a 11,5 trilioni di dollari, in crescita dell’80% negli ultimi tre anni, contro gli 11,7 trilioni del sistema Usa. Gli impieghi sono cresciuti negli ultimi dieci anni di ben 15 volte. La qualità del sistema bancario è migliorata sensibilmente. Nel 2003 solo 8 banche cinesi avevano un livello di patrimonio su attivi ponderati superiore all’8%. Alla fine del 2008 ben 204 banche superavano questo livello. Negli ultimi anni il Governo ha anche provveduto ad un grosso sforzo per ricapitalizzare un sistema bancario appesantito da uno stock di sofferenze superiori a 330 miliardi di dollari.
Tuttavia nel confronto con il sistema bancario europeo le maggiori banche cinesi scontano ancora un gap dimensionale. Sono infatti ancora ben 8 le banche europee presenti nella classifica delle prime 10 banche al mondo, in termini di attivi totali, con i rimanenti due posti occupati da banche Usa. Andando a ritroso si scopre che tale supremazia si è rafforzata nel tempo a scapito delle banche giapponesi che nel 2000 occupavano 5 dei primi dieci posti, mentre le banche europee in classifica erano appena quattro.
Ma il "gigantismo" europeo è sinonimo di potenza finanziaria? In realtà il mercato ci sta dicendo qualcosa di diverso. Basti pensare che la capitalizzazione di Borsa delle prime 40 banche dell’Area Euro è di circa 500 miliardi di euro pari alle prime quattro banche cinesi. A fronte di questi indubbia crescita e dei miglioramenti degli ultimi anni, molti sono tuttavia i limiti ancora presenti nel sistema bancario cinese. In primis il fatto che le banche cinesi sono ancora quasi completamente domestiche e monoprodotto, con il 90% dei ricavi derivanti da pura attività di prestiti locali e con le commissioni che rappresentano meno del 10% dei ricavi. Il margine di interesse risulta ancora regolato e quindi i profitti sono parzialmente falsati. Dal 2004 i tassi di interesse sono stati parzialmente liberalizzati, tuttavia persiste ancora un tasso massimo sui depositi ed un minimo sugli impieghi che regola lo spread a favore delle banche. Le banche negli ultimi mesi hanno fatto ricorso a molti aumenti di capitale per sostenere l’impetuosa crescita degli impieghi. Per supportare una crescita media degli impieghi del 15% e distribuire dividendi con un payout (rapporto dividendi su utili) del 25% una banca ha bisogno di un Roe (utili su patrimonio) almeno del 20%. Il settore bancario cinese ha prodotto un Roe medio nel periodo 20062009 del 1517% "consumando" solo nell’ultimo anno 110 basis point di Tier 1 raggiungendo il livello dell’8.8% medio. Questo significa che, con un tasso di crescita atteso degli impieghi per il sistema almeno del 15% per i prossimi tre anni (nel primo trimestre 2010 la crescita è stata del 22% rispetto al primo trimestre 2009), il sistema si troverà presto con la necessità di essere ricapitalizzato. L’alternativa potrebbe essere un netta riduzione degli impieghi, fenomeno da non escludere considerando le recenti restrizioni sul credito recentemente varate dal Governo.
Solo nel comparto dei mutui il Governo ha varato una serie di azioni che dovrebbe ridurre il tasso di crescita di un settore che ha rappresentato nel 2009 il 20% dei nuovi impieghi. In particolare il Governo, dopo aver imposto un aumento sui tassi dei mutui, ha portato al 50% il minimo pagamento cash per l’acquisto della seconda casa mentre ha posto un freno completo all’acquisto della terza. Questi provvedimenti dovrebbero inoltre ridurre il surriscaldamento del settore immobiliare in Cina che ha visto, solo nell’ultimo anno, un aumento dei prezzi degli immobili residenziali del 36% per l’area di Shanghai e un altro 6% nel primo trimestre 2010. Al fine di diversificare la crescita degli impieghi e ridurre il rischio, il Governo Cinese sta incentivando le banche locali ad espandersi all’estero: Australia e Canada sono stati i primi territori esplorati.
E’ di questi giorni un articolo del Wall Street Journal che evidenzia come le banche cinesi stiano operando in Usa un ingresso silenzioso ma strisciante. Bank of Communication, quinta banca cinese per attivi totali ed operativa negli Usa da circa venti anni, ha comunicato che la sua esposizione in Usa è aumentata del 55% nell’ultimo periodo, salendo a 1,4 miliardi di dollari. Nello stesso periodo Bank of China, anche essa presente in Usa da molti anni (dal 1981), ha visto crescere la propria esposizione negli Usa del 50% annunciando anche l’intenzione di espandere la propria rete negli Stati Uniti. Sono al momento cinque le banche cinesi presenti solo a New York. ICBC la maggiore banca al mondo per profitti, in pochi mesi ha elargito un miliardo di dollari di impieghi in Usa. La Fed tuttavia per cautelarsi ha limitato alla sola Bank of China la possibilità di raccogliere depositi in Usa e non permette alcuna acquisizione di Banche locali. Il mondo inizia a temere la forza delle banche del Dragone.