Nicola Lombardozzi, Affari & Finanza 28/6/2010, 28 giugno 2010
IL SOGNO RUSSO CHIAMATO SILICON VALLEY
Qualcuno, per smania di adulazione, ha scomodato addirittura Pietro il Grande, l’unico zar della storia russa che abbia tentato di modernizzare il Paese pescando senza complessi dai modelli dell’Europa occidentale, unico grande faro mondiale, tra ’600 e ’700, di efficienza, produttività e relativo benessere.
Dmitri Medvedev, presidente della Russia contemporanea per concessione e tutela del suo premier Vladimir Putin, evita riferimenti così solenni e impegnativi ma da anni coltiva il sogno segreto di ricalcare le imprese dell’illustre predecessore.
La settimana scorsa mentre con un ipad sottobraccio se ne andava in giro per la Silicon Valley californiana circondato dai guru delle moderne tecnologie mondiali che gli mostravano le meraviglie di Google, Apple, Cysco Systems, Twitter, il Presidente illustrava con la timidezza di uno studente il suo progetto Skolkovo.Skolkovo è l’idea rivoluzionaria di una città del Futuro alle porte di Mosca che dovrebbe rilanciare l’economia russa non più fondata unicamente sul mercato delle materie prime ma anche su quello delle conoscenze e delle innovazioni scientifiche. E pensava, probabilmente, all’umiltà di Pietro il Grande che viaggiava per i cantieri di Francia e Olanda per rubare i segreti che gli avrebbero consentito in pochi anni di rinnovare la flotta, snellire la burocrazia, trasformare la sperduta fortezza di San Pietroburgo in una delle città più belle del mondo.
Ma Medvedev è un uomo troppo pragmatico per non vedere tutte le difficoltà di realizzare un sogno così ambizioso. Per questo ha mantenuto i toni bassi dell’apprendista ammirato dalle capacità dei maestri. "Ammetto di essere un po’ geloso dei vostri successi. Abbiamo molto da imparare", ha detto nella aula magna dell’Università di Stanford mentre smanettava su un prezioso ma simbolico regalo del boss di Apple, Steve Jobs: l’ultimo modello di smartphone, già in vendita in gran parte del mondo tranne che in Russia dove non arriverà prima dell’autunno per difficoltà organizzative dell’operatore telefonico nazionale.
Pasticci tecnici, barriere burocratiche, sono questi i primi problemi che assillano il progetto Skolkovo ancora prima che parta. Con l’aggiunta del tipico scenario russo in imprese del genere: gelosie tra gli oligarchi prescelti, dispute e sospetti sugli appalti, sulla scelta delle aree e sul loro valore immobiliare. Il tutto condito da un silenzio inquietante. Quello di Vladimir Putin che non contrasta ma non sponsorizza il sogno del Cremlino. Rimane in attesa, aspettando i risultati.
"Il presidente è più giovane – spiegava bonario, qualche giorno, fa una portavoce del governo – ed è naturale che gli piaccia Internet. Ma non è in contraddizione con Putin. Tutti e due vogliono la modernizzazione del Paese". Insomma, per il momento, Medvedev è solo. Ma non intende mollare, anzi sembra convinto che realizzare il progetto possa dargli un peso maggiore nelle prossime elezioni presidenziali quando il tandem con Putin dovrà decidere chi candidare al Cremlino. E sa che per mettere in piedi un’impresa già valutata in circa sei miliardi di dollari avrà bisogno di idee e di collaboratori ma soprattutto di soldi.
La missione americana gli ha portato l’impegno personale del governatore della California Schwarzenegger e soprattutto la promessa di John Chambers, presidente della Cisco System a investire in Russia un miliardo dollari nei prossimi dieci anni.
Non è molto ma come incoraggiamento iniziale può bastare. Il Cremlino conta di dare inizio ai lavori già da luglio. Lavori burocratici, si intende, per realizzare una specie di isola legislativa intorno al sobborgo moscovita di Skolkovo su un’area di circa 370 ettari, appena collegato alla capitale da una strada nuova, e sede di una cattedrale nel deserto come la Scuola Superiore di Business che verrà circondata dalle nuove avveniristiche strutture.
Il processo legislativo dovrebbe consentire alla città del Futuro di liberarsi di tutte le difficoltà di prammatica per gli investitori in Russia. Skolkovo dovrebbe avere un suo servizio di immigrazione, una sua normativa urbanistica, più snella della disastrosa media nazionale, una sua polizia, un suo ufficio doganale. Previste facilitazioni particolari e altissimi incentivi economici per i lavoratori stranieri che vorranno venire a Mosca per mettere a disposizione le loro conoscenze. Per non parlare dei tanti "cervelli" russi migrati all’estero per mancanza di stimoli professionali ed economici subito dopo la fine dell’Urss.
Realizzare un iter legislativo del genere impiegherà, secondo i calcoli del Cremlino, all’incirca un anno. Poi, a metà del 2011 si potrà passare alla parte più spettacolare, per il momento custodita in gran segreto tra grafici, pannelli e plastici in scala. Le anticipazioni sono rare, le costruzioni ovviamente architettonicamente all’avanguardia.
Di certo, la città del Futuro sarà anche costruita con un occhio al comfort e al relax per convincere il maggior numero possibile di scienziati a trasferirsi. "Ci saranno saune, teatri, cinema e campi da golf", raccontava in California uno degli assistenti del Presidente. Ma soprattutto ci saranno il centro di elaborazione e di commercializzazione delle nuove tecnologie, filiali e laboratori delle principali università e delle aziende russe e straniere. Tempi previsti per avviare il tutto: dai cinque ai sei anni.
La città avrà una popolazione di circa quarantamila abitanti. "E se tutto andasse bene, potrebbero esserci tra questi almeno quattro premi Nobel", è scappato in un momento di ottimismo a Vladislav Surkov, braccio destro di Medvedev per le questioni tecnologiche e vice presidente della speciale commissione per l’Ammodernamento.
Edifici e laboratori saranno sede di cinque diversi indirizzi di studio, progettazione e realizzazione: energia, Internet, telecomunicazioni, biotecnologie e tecnologie nucleari. Particolari e modifiche sono allo studio di un team di addetti ai lavori presieduta dall’ex presidente dell’Intel, Craig Barret e da uno dei miliardari più noti di Russia, Viktor Vekselberg, residente in Svizzera dove presiede il suo gruppo Renova e dove viene accusato senza mezzi termini di agire per conto del governo russo.
Oligarca principe della cerchia di quelli tanto cari sia a Medvedev che a Putin, Vekselberg è il motore della macchina che dovrà trasformare in realtà il sogno del Cremlino. E’ popolare in patria, dal 2004, quando riportò in mani russe ben nove uova del mitico gioielliere degli zar Fabergé acquistandole dall’editore americano Forbes per poco meno di 100 milioni di dollari. Adesso sta mettendo a disposizione dell’idea il suo staff e tutte le sue conoscenze internazionali.
Sua è l’iniziativa del sito Internet igorod.com che spiega al mondo progetti e ambizioni del piano. Ed è comunque anche merito suo se del consiglio del Fondo Skolkovo fanno già parte personalità non russe come Peter Loescher, presidente della Siemens Ag, John Chambers di Cisco Systems e Eric Schmidt Ceo di Google. Con altri big sulla soglia che studiano la possibilità di aderire. Come il presidente della finlandese Nokia, OlliPekka Kallasvuo che ha appena offerto direttamente a un’entusiasta Medvedev di aprire a Skolkovo un centro di coordinamento di ricerca scientifica nel campo dei software a patto di entrare nel nucleo dei fondatori formali della città del Futuro.
Ma le perplessità non mancano. Intanto per le questioni puramente logistiche. Dice Maksim Lescev della società Geo Develpoment: "Il costo del terreno a Skolkovo è altissimo, da 2 a 3 milioni di dollari per ettaro. Nella Silicon Valley, quella vera, l’affitto degli spazi da ufficio e produzione è ancora relativamente basso anche per il budget di una piccola società". A questo va aggiunto il problema eterno del traffico e della sovrappopolazione di Mosca che non sarà certo alleviato dalla nascita di una città perdipiù stretta tra la cinta urbana e il raccordo anulare.
Ma i dubbi non mancano anche sul progetto in sé. Jurij Ammosov, capo scientifico dell’Istituto per le Innovazioni dell’Università di Mosca Mfti è tra i più scettici: "In Russia non c’è domanda nel settore delle innovazioni tecnologiche. Nei momenti positivi per l’economia le società non sentono pressioni concorrenziali. In quelli di crisi, si preoccupano solo della sopravvivenza e non hanno tempo e voglia di dedicarsi alle innovazioni. Sono cicli che si ripetono periodicamente dalla fine dell’Urss".
Ancora più netto il politologo di sinistra Sergej KaraMurza: "Gli operatori economici guadagnano di più nel ricevere merci o anche tecnologie dall’estero. A nessuno giova perfezionare la mediocre produzione locale".
Sfida ardua dunque, quella del Presidente che deve smentire più di un motivato luogo comune sul suo Paese. Non a caso, nella sua visita in California c’era un solo assente di rilievo nel comitato d’accoglienza: quel Sergey Brin, giovane e brillante matematico russo, fondatore insieme a Larry Page dell’impero Google e adesso cittadino americano. Nello spiegare la sua fuga dalla Russia Brin ha spesso denunciato l’inefficienza e la corruzione definendo il suo ex Paese "una Nigeria con la neve". Medvedev non gliel’ha mai perdonata, ma sogna da sempre di smentirlo.