Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 28 Lunedì calendario

INTERVISTA A LOREDANA BERTÈ

Mi fa effetto essere davanti a Loredana Bertè. Una grande della canzone italiana. Una con un carattere difficile, lo am­mette lei stessa in questa inter­vista, ma che rimane l’interpre­te di successi intramontabili. Una ribelle che prende a calci le convenzioni, i problemi e for­se qualche volta anche chi non la capisce. Una donna che dal­la vita ha avuto tanto, ma la vi­ta, in cambio, le ha tolto molto. L’ho incontrata a Monza, alla Clinica Zucchi, dove si sta ri­mettendo in forma dopo una caduta che le è costata la rottu­ra dell’anca, e una protesi. di ottimo umore, si mette in posa da vamp e scherza: «Le venten­ni mi devono spolverare il mi­crofono », ma si intristisce subi­to quando le chiedo della cadu­ta.
« successo un maledetto ve­nerdì di aprile. Sono andata a vedere una casa, la strada era in discesa e sono caduta. Nella vita non mi sono mai persa, ma questa volta ero spaventatissi­ma. Avevo paura».
Non si è persa neanche quando, il 12 maggio del 1995, è morta per arresto cardiaco sua sorella Dome­nica, conosciuta dal grande pubblico come Mia Marti­ni?
«Lì ho sentito un vuoto enor­me. E diventa sempre più gran­de. Ho saputo che non c’era più dal telegiornale. Mi ha chia­mata Renato Zero, come un fra­tello per me e Mimì, e mi ha det­to: ’Mettiti seduta, anzi sdraia­ti’. Mi ha preso un colpo. Quel giorno è morta completamen­te una parte di me. Ho saputo tutto dai Tg, anche che era sta­ta cremata».
In famiglia non vi siete con­frontati sulla cremazione?
«Famiglia? Noi non siamo mai stati una famiglia. I miei si sono separati quando erava­mo bambine. E non è stato bel­lo. Mimì diceva: ’Per me l’in­fanzia è un buco nero’. Per me invece è un film in bianco e ne­ro. Ricordo quando mi spediva­no incolonia. Non ci volevo sta­re. Sono scappata tre volte. E neanche mi manca la famiglia. Quando non ce l’hai non ti manca».
In passato ha tentato il suici­dio, perché?
«Perché ero incazzata. Non mi sembra giusta la vita. Fa schifo. Cosa stiamo a fare qua, questo passaggio terreno a che cosa serve? Per lasciare un se­gno? Quando ci credevo mi so­no sposata. Mi dicevo: ’Puoi la­sciare una bella traccia, dei fi­gli’.
Invece dopo quattro anni di matrimonio la madre di lui mi dice: ’Che? Un figlio? I figli devono essere di sangue puro svedese’».
Parla del suo matrimonio con Bjorn Borg da cui ha di­vorziato...
«Divorziato? Quando sono andata a votare mi hanno det­to: ’Salve signora Borg’. E io: ’Guardi che sono separata da venticinque anni... ’. ’No no, lei risulta ancora sposata’. Ha capito? Allora o è bigamo, o ha fatto un matrimonio finto per non pagare gli alimenti. L’ho denunciato!».
Loredana mi canta la prima cosa che le viene in mente?
«Petala, di Djavan. Forse l’amore è luce che tiene in seno la ricchezza / suo proprio desti­no / chiarezzaelgiudizio / e pe­talo di stelle... insieme per vive­re... Per essere amato / l’amore in sé non basta / Per essere in­cantato / l’amore si rivela / e per amore / invade efinisce...».
L’amore finisce e lascia do­lore, solitudine...
«La solitudine ce la portiamo addosso tutti come una valigia pesante. in ognuno di noi. g Sempre».
Da quando ci stacchiamo dal cordone della mamma. lì la prima volta che siamo davvero soli nel mondo...
«E ci rimani pure, solo, se ti trovi una mamma che ti vende la casa e scappa! Che ti lascia in mezzo a una strada. Meno ma­le che di madre ce n’è una sola. Pensa un po’ se ce ne fossero state due!».
Con le sue sorelle che rap­porto ha?
«Eravamo in quattro, ora sia­mo in tre, ma per me esisteva solo Mimì. Da bambine quan­do le cose non andavano bene in casa lei mi prendeva per ma­no e mi portava sulla spiaggia di Bagnara. Mi diceva: ’Ci pen­so io a te’. Ci sono tre anni di differenza tra di noi, ma siamo nate lo stesso giorno, il 20 set­tembre. Eravamo legatissime, ma anche re-legate,un po’ una ruota di scorta. Non ci filava nessuno. E devo dire che que­sto alla fine era comodo, face­vamo quello che ci pareva».
In giro per il mondo in auto­stop?
«Io, lei e Renato Zero, tutti e tre con una gran voglia di sco­prire il mondo. Mimì con la bombetta in testa, io con le mie minigonne e Renato con i suoi vestiti strani. Sognavamo a oc­chi aperti. Già l’idea di partire per Milano era un sogno che si avverava. Abbiamo dormito in una pensione terrificante, ma eravamo pieni di entusiasmo, di curiosità verso tutto».
La stampa nel corso del tem­po ha affermato che tra lei e sua sorella Mimì c’era un rapporto di amore e odio. così?
«Le solite cose tra sorelle, chi si sveglia prima si veste. Quello è mio. No, me lo avevi regalato. Me lo sono ripreso. Quelle co­se lì, erano... ».
 per questo che ha fatto il disco Fortemente Bertè do­ve ci sono le vostre canzoni più belle?
«Il disco è uscito quando lei non c’era già più. Che cosa avrebbe potuto fare Mimì con quella voce straordinaria! Mi manca tanto e non è vero che il tempo cancella qualsiasi cosa. I ricordi aumentano. Aumenta­no le colpe. Sapesse quella se­ra di maggio, quando è morta, sapesse quanto ha squillato il telefono. Lo avevo posizionato sul fax».
Per questo non ha il cellula­re ?
«Sì. Lei voleva regalarmi un telefonino, così mi poteva tro­vare sempre. Adesso me ne fre­go ».
Che cos’è cantare per lei?
«Ce l’ho nel Dna. Se non sal­go sul palco, se non mi sfogo, impazzisco. Divento matta».
C’è chi la teme...
«Mi arrabbio con chi non si comporta bene. E comunque lo so di non avere un buon ca­rattere. Sono arrabbiata con la vita. Mi ha tolto troppo. Sono in un credito pazzesco con lei. Io con la vita ci ho litigato e non ci ho ancora fatto pace».
Forse bisogna prendere un po’ in giro quello che succe­de...
«Anche perché già da solo quello che succede non ci se crede!».
Sempre ironica.
«Già, noi Bertè dovremmo es­sere protette dal Wwf!».