Paolo Bracalini, Stefano Zurlo, il Giornale 28/6/2010, pagina 4, 28 giugno 2010
SIGNORINI VS BONGIORNO-HUNZIKER (2
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Ma quale giallo, al massimo biondo, biondo platino. Nel nuovo pantheon democratico degli imbavagliati dal regime, dopo Bertolino, la Dandini, Luttazzi e la Gialappa’s band, mancava solo lei, Michelle Hunziker da Sorengo, Svizzera. Ci entra di diritto, con un bel bavaglio rosa su t-shirt griffata e fisico modellato dal pilates, insieme alla compagna di rubrica giornalistica imbavagliata, l’avvocata finiana Giulia Bongiorno, altrettanto scattante ma leggermente più ferrata su codici e intercettazioni. Il diabolico disegno del Cavaliere, attuato con gelido calcolo assoldando i migliori censori sul mercato, doveva rimanere segreto ma è stato purtroppo scoperto. Si è atteso un po’, solo qualche annetto, con la scusa di un restyling radicale del mondadoriano Chi , ma è tutto calcolato: la rubrica della coppia Hunziker-Bongiorno, due nemiche del governo, doveva saltare e così è stato. Non solo per via della dispettosa finiana, che in Commissione giustizia alla Camera non perde occasione per mettere i bastoni tra le ruote ai provvedimenti berlusconiani, ma anche per la Hunziker, una pericolosa sovversiva sotto le vesti (di solito poche) di amabile polentona della porta accanto, in realtà un disfattista e amica delle Procure politicizzate, che solo per una distrazione del regime ha ancora un contratto milionario con la Mediaset di casa Berlusconi. Una tremenda svista anche il fatto che un famoso spot anti-stalking della Onlus di Hunziker-Bongiorno sia stato patrocinato proprio da Mediafriends, l’associazione benefica di Rti, Mediaset e Mondadori, trasmesso su tutti i canali Mediaset, presentato a Striscia la notizia (Canale 5), e interpretato tra gli altri anche da Silvia Toffanin, fidanzata di Pier Silvio Berlusconi e madre dell’ultimo nipote del Cav.Tutte coincidenze che non devono ingannare: questo governo vuole imbavagliare le persone libere come la Hunziker. Ora chissà che la falce illiberale non si abbatta su altre soubrette progressiste.
La nuova frontiera della resistenza passa dalle pagine patinate del settimanale di indiscrezioni, avvistamenti vipposi, rubriche glamour e foto di deretani preferibilmente desnudi. Che ci faceva lì «Doppia difesa», la rubrica di passione civile anti-stalking delle Thelma& Louise (copyright Dagospia ) de’ noantri? Spazzata via dal restyling grafico dell’ultimo numero, occasione nella quale di solito i periodici rivedono, ridecidono e, se è il caso, cassano le rubriche meno efficaci e meno lette... Che tra queste ci fosse proprio lo spazio della coppia dissidente finiansvizzera, dev’essere sicuramente una malignità messa in giro dalla solita propaganda di regime. Che poi la rubrica di denuncia sociale non rientrasse più negli obiettivi del marketing Mondadori, che punta a catturare più investitori tra le grandi maison della moda e nella fascia glamour, è solo un’astuzia per depistare dal tremendo sopruso alla libertà di stampa.
La lezione di Santoro ha fatto scuola, gli epigoni si moltiplicano. In Rai l’ufficio legale ha registrato un picco di cause di reintegro, dal momento che ogni spostamento nel palinsesto, governando Berlusconi, equivale ipso facto a una odiosa radiazione dei nemici politici. E anche la nuova opposizione, quella degli amici finiani, segue le orme di Don Michele. E quindi è giusto che Flavia Perina, altra finiana di ferro e direttrice del Secolo d’Italia , accorra in aiuto della compagna di partito imbavagliata, e anche della pasionaria Michelle. « una meschina ritorsione per il ruolo svolto dalla Bongiorno», ha spiegato scaldandosi. Così anche il Fatto è rimasto colpito da quest’ultima bassezza del regime arcoriano, evidenziando un particolare di inaudita gravità antidemocratica: «La Hunziker non è stata nemmeno avvisata, lo ha scoperto aprendo il numero in edicola questa settimana». Allarmi più che legittimi, un Paese che non avvisa la Hunziker della soppressione della sua rubrica difficilmente può dirsi democratico.
Perciò, a ben vedere, qui si apre un altro filone bavagliesco nella questione Chi . Perché non è solo la rubrica di Hunziker-Bongiorno ad essere finita sotto le forbici dell’intelligence berlusconiana, ma anche «Vippissime news», una paginetta di notizie gossippare evidentemente sgradite al governo che ha provveduto a farle rimuovere con opportuno editto bulgaro. Certo, sempre meno bulgaro di quello che ha colpito la Bongiorno e la Hunziker. Qualcuno le restituisca il maltolto. Oppure, in alternativa, le consegni un Tapiro d’oro.
Paolo Bracalini
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Strepiti. Commenti al vetriolo. Dietrologie sull’asse Alfonso Signorini-Marina Berlusconi. La scomparsa dalle pagine di Chi della rubrica Doppia difesa scatena un coro di reazioni indignate: dalla finiana Flavia Perina al Fatto quotidiano , ce l’hanno tutti con il direttorecensore Signorini che ha cancellato l’appuntamento settimanale con Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker. Lui allarga le braccia: «Me l’aspettavo».
Cosa si aspettava?
«’Doppia difesa” è andata avanti per tre anni e non se l’è mai filata nessuno. Adesso che ho deciso di toglierla scopro che era un cardine del pensiero nazionale. Dovrei essere dentro una bolla di orgoglio, ma non ce la faccio. tutto ridicolo. Però non sono scemo e avevo avvertito i miei: vedrete, c’è di mezzo la Bongiorno che è la presidente della commissione Giustizia della Camera ed è una autorevole voce della politica italiana.
Quindi, preparatevi a dietrologie di ogni tipo. Non mi sbagliavo ».
«Chi» è un settimanale della Mondadori di Berlusconi, la Bongiorno è legata a Fini. Ovvio che si parli di epurazione.
«Un attimo. Questa rubrica l’ho inventata io. Tre anni fa».
Tre anni sono tanti.
«Sì,ma per i lettori .Qui la politica non c’entra niente, come non c’entra niente Marina Berlusconi, evocata dalla stampa. Figurarsi. L’idea che qualcuno abbia voluto imbavagliare la Bongiorno è patetica».
Però lei ha tolto la rubrica.
«Perché a differenza di quello che pensano certi critici prevenuti, il direttore riflette sul prodotto di cui è responsabile. Col tempo, mi sono reso conto che la rubrica non era in linea con il temperamento del giornale».
Linea politica?
«Ma per favore. Chi è un giornale
d’intrattenimento, d’evasione. Invece tutte le settimane
Doppia difesa parlava di stupri, violenze, storie cupe e livide ambientate negli inferni della società: un lavoro nobile, importante, apprezzato, ma alla lunga un corpo estraneo a Chi ».
E allora?
«Allora la Mondadori ha commissionato un’indagine di mercato su un campione di 10mila
lettori».
Cos’hanno risposto?
«Hanno bocciato la rubrica. Esattamente per le ragioni che già avevo messo a fuoco nella mia testa. A questo punto, in occasione del restyling di Chi , ho deciso di eliminare due rubriche, Doppia difesa e Vippissime news , e ne ho reinventate altre due. Mi spiace deludere chi si straccia le vesti, ma si tratta di un banale ammodernamento del prodotto editoriale».
Se è così, perché non ha avvisato la Bongiorno e la Hunziker?
«Questo è falso. I miei più stretti collaboratori avevano preavvertito le due signore e avevano loro spiegato che tutte le testate della Mondadori sono a disposizione dell’associazione – Doppia difesa”.La Bongiorno e la Hunziker troveranno sempre spazio sui periodici Mondadori».
Davvero lei non ha preso ordini da nessuno?
«Ma sta scherzando? Oltretutto, ripeto, questa non è una rubrica politica. Non c’è nessun giallo, nessun mistero, nessuna censura. La Bongiorno è persona che stimo moltissimo, che invito spesso e inviterò ancora all’ Alfonso Signorini Show su Radio Montecarlo. Con la Hunziker poi, ho ottimi rapporti. Non c’è nessun caso. Anzi, mi aspetto una mossa dalle due signore ».
Quale?
«Dovrebbero dire la verità perché i silenzi e le reticenze alimentano un clima di sfiducia, scivoloso, ambiguo. E qua invece non c’è nessuna ambiguità. Giulia e Michelle conoscono benissimo la verità perché sono state informate per tempo. Nessuno si è mai sognato di censurare il Bongiorno-pensiero. E tutte e due sanno anche che le loro parole troveranno sempre spazio nei miei giornali e in quelli della Mondadori».
La direttrice del «Secolo» Flavia Perina si dice colpita più dal caso Bongiorno che dal caso Brancher.
«Addirittura? Io non posso inseguire tutte le chiacchiere che si fanno. Ritengo invece che un direttore abbia il diritto e il dovere di mantenere fresco il proprio giornale. Io ho solo cercato di svecchiare Chi .Me l’aspettavo, ma resto comunque sconcertato nel vedere che si confondono ad arte restyling e censura ».
Stefano Zurlo