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 2010  giugno 29 Martedì calendario

Levi Hagai

• Sha’alvim (Israele) 1963. Scrittore. Regista. Ha inventato lo psico-serial israeliano Be’Tipul, modello-base da cui è nato In Treatment (vedi anche FOLMAN Ari) • «[...] In Israele sono cresciuto in un Kibbutz dov’era stata avviata una sperimentazione psicoterapeutica per i bambini, e a cinque anni vi ho partecipato perché soffrivo d’ansia e crisi di panico. Poi anche in seguito mi sono sottoposto a psicoterapie. Ho anche studiato per tre anni psicologia, e lavorando come regista mi sono accorto subito che le scene che mi riuscivano meglio erano quelle dei dialoghi con ampio uso di primi piani. Così ho pensato a una serie che seguisse in tempo reale gli incontri tra uno psicoterapeuta e i suoi pazienti, uno al giorno nell’arco di una settimana, col venerdì dedicato a una seduta del terapista analizzato dal supervisore. Idea per me irresistibile, eppure nessuno mi dava retta [...] Mi respingevano dicendo: a chi può interessare questa roba intellettuale? Tra l’altro il progetto non era dispendioso, come ho verificato girando a mie spese due episodi pilota: bastavano due attori e un appartamento. Finché la Hbo ha deciso di fare la serie programmandola di notte [...] Nella prima settimana sono uscite buone recensioni, e già alla terza tutti parlavano del programma. Be’Tipul è diventato presto una moda, al punto che in Israele c’è stato un forte incremento delle psicoterapie. Credo che la chiave del successo stia nell’alto livello della scrittura, oltre che nella scelta di attori magici, capaci di trasmettere davvero una interiorità. Il terapista in Israele è Assi Dayan, figlio del generale Moshe: interprete di grande intelligenza che lavora anche come sceneggiatore e film-maker [...] Ogni personaggio ha il suo sceneggiatore personale, che è artefice del vissuto di quel paziente, fondamentale per la terapia. Di ciascun episodio, pensato sempre come un play in tre atti, ci sono diverse stesure, e in Israele io provvedevo a quella conclusiva tenendo conto del punto di vista del terapeuta, essendo ogni autore coinvolto nella prospettiva esclusiva del proprio paziente. Quando Rodrigo García, figlio dello scrittore García Marquez e regista, ha comprato il format negli Stati Uniti, mi ha voluto come consulente. [...] I ruoli devono adattarsi al territorio. Esempio: c’è il pilota che ha traumi devastanti da affrontare, avendo provocato una strage di bambini. In Israele quest’uomo ha un padre sopravvissuto all’Olocausto, e la figura paterna, di peso enorme per l’inside del pilota, andava riprodotta nell’edizione Usa, dove il pilota torna dalla guerra in Iraq. Ne abbiamo quindi fatto un nero il cui padre è stato vittima della violenza del Ku Klux Klan. Quanto alla versione italiana, il pilota sarà un agente operativo in un’unità anti-mafia: in ogni paese va identificata una ferita centrale che imprima autenticità alla serie”» (Leonetta Bentivoglio, ”la Repubblica” 29/6/2010).