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 2010  giugno 27 Domenica calendario

UN COMICO TELEVISIVO NUOVO SINDACO DI REYKJAVIK

Vinca il migliore, così si dice. E in Islanda, è appena successo: il «Partito Migliore» o «Partito del Meglio» ha vinto le elezioni locali, al suono martellante della canzone «Simply the best» («Semplicemente il migliore»), di Tina Turner; e l’uomo che l’ha fondato appena 7 mesi fa, è diventato sindaco della capitale Reykjavik. Lui è attor comico, conduttore radiotelevisivo e disc-jockey, oltre che «anarchico giurato» per autodefinizione: 43 anni e 5 figli, all’anagrafe Jón Gunnar Kristinsson ma per tutti Jón Gnarr, una linguaccia al curry e la battuta sempre pronta, un corpo snodato e saltellante alla Mr. Bean, potrebbe essere un po’ il Beppe Grillo dell’estremo Nord. Mai stato in un partito, a parte quello che ha creato da solo, e in una settimana; non si sa neppure se sia di destra o di sinistra, anche se in Tv ha interpretato spesso la parte di un marxista d’annata un po’ cialtrone. Ma certo, ha preso voti da gente di destra e di sinistra: Gnarr è un vero proteo. Quanto ai suoi compagni di partito e assessori, sono cantanti punk, menestrelli di strada. La sua politica? «L’antipolitica», declinata chiara e forte. I suoi programmi («Vi daremo il meglio!»): costruire una Disneyland nordica nell’aeroporto; o andare a prendere uno per uno gli orsi polari che vagano alla deriva sui ghiacci e riunirli tutti nello zoo cittadino; o ancora, regalare gli asciugamani ai frequentatori delle piscine pubbliche; e riempire Reykjavik di auto elettriche.
Baggianate? Non per gli elettori, che hanno tributato al «Migliore» quasi il 35% dei voti (6 seggi sui 15 del consiglio comunale). Né per i più attenti osservatori politici, omeglio antipolitici: per loro, tutto si spiega con la devastante crisi economico-finanziaria che negli ultimi 3 anni ha portato al fallimento le banche nazionali e caricato sul groppone dell’Islanda un debito enorme; sollevatosi il polverone, e constatato che fra i colpevoli c’erano proprio i politici di professione in comunella con i banchieri farfalloni, gli elettori hanno scelto qualcuno che, almeno apparentemente, con la politica tradizionale non ha nulla a che fare.
Gnarr ha intuito bene l’onda del disincanto, o del disgusto, che montava. L’ha vista arrivare, c’è balzato su, l’ha cavalcata come certi surfisti della California: «Noi islandesi abbiamo passato brutti momenti’ ripete – e adesso è venuta l’ora di respirare aria pulita: che i pazzi se ne vadano, e tutto andrà meglio». Se poi qualcuno non avesse capito, rincara la dose: «Un obiettivo interessare da raggiungere potrebbe essere un Parlamento totalmente libero da droghe, entro il 2020». Come a dire: prima, non ce la facciamo. Quanto al debito contratto dalle banche islandesi con gli investitori britannici e olandesi, Gnarr loda il referendum popolare che ha già decretato un sonoro: «Non ti pago». Ma poi, vi aggiunge di suo una riflessione stralunata, davvero alla Mr. Bean: «Perché io cittadino dovrei restituire dei soldi che non ho speso?».
Da Reykjavik, il nuovo arrivato potrebbe un giorno balzare al governo. L’Islanda ha appena chiesto di entrare nell’Unione Europea, e fra due anni vi entrerà: vorrà dire che anche l’Europa avrà quel giorno il suo «Migliore». Anzi, «simply the best».
Luigi Offeddu