Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 27 Domenica calendario

LE SCUOLE SEGRETE PER RAGAZZE CHE SFIDANO I TALEBANI

Sedute sui tappeti di casa, chine sui libri di testo, ragazze di diverse età si aiutano l’una con l’altra a studiare. Amina ha 16 anni, vuole fare la maestra. Abita a Kandahar. La scuola è poco distante da casa, ci si arriva a piedi attraverso le stradine del distretto di Loy Wiyala, ma il padre Abdul rifiuta di mandare lei e le sue sorelle. «Ho smesso di mandare le mie figlie a scuola perché temo che qualcuno le uccida», ha spiegato al Financial Times. «Ho paura dei talebani e anche che possano essere rapite». Genitori come Abdul hanno deciso così di creare scuole clandestine in casa propria, per le ragazze della famiglia allargata. I funzionari nel sud dell’Afghanistan dicono che oggi è una pratica diffusa, anche se non vi sono dati. Come ai tempi dei talebani, che negli anni 90 avevano bandito l’istruzione femminile, ma alcune maestre li sfidavano insegnando in casa e in cantina. E non senza rischi: Loy Wiyala, ad esempio, è usato come rifugio dai talebani che si immolano come kamikaze contro le forze Nato.
I politici occidentali spesso citano i progressi nel promuovere l’istruzione femminile in Afghanistan come segno dei risultati ottenuti in questi 9 anni di guerra. Per l’Unicef, è un successo il numero dei bambini e delle bambine iscritti a scuola. Da circa un milione nel 2001 (tra cui 100mila bambine) sono passati oggi a 7 milioni (2,5 milioni bambine) secondo dati del governo di Kabul. Ma le violenze degli ultimi anni hanno prodotto significativi passi indietro.
Gli attacchi contro le scuole sono in aumento in Afghanistan. L’Unicef ne ha contati 348 nel 2008 (tra cui le 15 ragazze aggredite con acido a Kandahar) – il triplo rispetto al 2007, secondo l’organizzazione Care. Sono stati 610 nel 2009, un’escalation legata anche alle elezioni (le scuole sono state usate come seggi). Nel sud del Paese, che resta sotto controllo talebano e dove i progressi dell’offensiva Nato sono finora scarsi, l’Unicef stima che dal 2008 a oggi almeno il 50% ma forse l’80% delle scuole siano state costrette a chiudere (caos e violenze ostacolano anche la raccolta di dati). La paura di andare a scuola è grande non solo nelle campagne ma anche in città, non solo in certi distretti tradizionalmente sotto controllo talebano ma anche in aree dove le comunità locali appoggiano l’istruzione delle ragazze come a Kunduz, nel nord, dove a maggio si sono registrati tre attacchi contro scuole femminili con gas tossici’ proprio come l’anno scorso.
L’Unicef mira ad aumentare del 20% il numero di bambine iscritte alle elementari e soprattutto ad assicurare che restino a scuola. Quando compiono i 13 anni, molti genitori rifiutano di mandarle, non solo per paura che restino uccise. Un problema frequente è che non accettano che l’insegnante sia un uomo’ le professoresse sono poche. Un circolo vizioso. In un paese in cui l’80% delle donne sono analfabete, servono ragazze come Amina per spezzarlo.
Viviana Mazza