Adolfo Pappalardo, il messaggero, 28/06/2010, 28 giugno 2010
Per ora c’è solamente un burocratico «arresto cardiocircolatorio» scritto in fondo al referto di morte del chirurgo Filippo Minieri
Per ora c’è solamente un burocratico «arresto cardiocircolatorio» scritto in fondo al referto di morte del chirurgo Filippo Minieri. la prassi. Per oggi invece è stata fissata l’autopsia che dovrà chiarire, con certezza, la causa del decesso del chirurgo sessantenne in servizio al Cardarelli. Ma di certo pesa, e come un macigno, la maratona di lavoro tra sala operatoria e ambulatorio: 11 ore prima di accasciarsi a terra. Morto. Per i vertici dell’ordine dei medici di Napoli, a prescindere dalle indagini giudiziari, «si tratta di una morte bianca». Basilio Crescenzi, primario di chirurgia vascolare del Monaldi, ma soprattutto amico e collega di Minieri, lancia pesanti accuse: «La gente lo deve sapere: accumuliamo ore di lavoro, turni massacranti. Spesso c’è noncuranza dei nostri amministratori, molto spesso stretti tra esigenza di tagli senza rendersi delle reali problematicità». E la scomparsa del professionista, in servizio dal ”78, colpisce e scuote l’intera categoria, e scatena la reazione dei sindacati che lanciano l’allarme sulle condizioni di lavoro nella sanità campana. «Il tragico episodio del Cardarelli non può lasciare indifferenti, bisogna rivedere i carichi di lavoro dei medici per evitare altre tragedie», spiega il presidente dell’ordine dei medici Gabriele Peperoni. Poi aggiunge: «Siamo vicini alla sua famiglia. Il problema va affrontato. Non si può lavorare a ritmi così sostenuti, il personale medico è sotto stress, sono necessarie forze fresche, chi ha ruoli di responsabilità dovrà tenerne conto».