Vittorio Emanuele Parsi, La Stampa 28/6/2010, pagina 1, 28 giugno 2010
OBAMA POTRA’ SPEGNERE INTERNET
Nel caso di un attacco cibernetico che rischi di mettere in crisi la sicurezza (economica) nazionale, il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, potrà «chiudere» la rete per un periodo di tre mesi senza dovere ottenere un’autorizzazione preventiva da parte del Congresso.
Questo è il testo approvato in Commissione del Senato, che con ogni probabilità passerà anche lo scrutinio dell’aula. Si tratta di un atto dalla forte valenza simbolica.
Neppure in seguito agli attentati terroristici dell’11 settembre si era arrivati a prevedere che l’Esecutivo potesse «confiscare» il web ai suoi cittadini per un tempo così lungo con un semplice ordine presidenziale. Il periodo di 90 giorni richiama immediatamente un altro caso particolarmente delicato in cui l’esercizio dei poteri presidenziali conosce una forte discrezionalità. Si tratta della disposizione che prevede che il Presidente possa impiegare truppe americane in operazioni di guerra per 90 giorni senza dover passare da una formale autorizzazione del Congresso. E’ alla luce di una simile discrezionalità che è iniziato il coinvolgimento degli Usa in gran parte dei conflitti del secondo dopoguerra. Oggi che la rete potrebbe rappresentare il campo di battaglia del futuro, per molti aspetti altrettanto se non più pericoloso di quelli più consueti e tradizionali, gli Usa corrono ai ripari e mettono la difesa nazionale nelle condizioni di poter agire tempestivamente.
Che la minaccia cibernetica sia tutt’altro che un’ipotesi fantascientifica è attestato da una quantità di esperienze recenti e dall’evoluzione della stessa dottrina strategica della Nato. Negli anni passati la Lituania, membro dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, fu sottoposta a un vero e proprio assalto cibernetico da parte russa. A loro volta, i servizi cinesi sono stati accusati dal governo britannico (tra gli altri) di aver tentato ripetutamente di violare siti della difesa e di imprese industriali collegate alla sicurezza nazionale. Lo stesso concetto strategico dell’Alleanza, in corso di revisione, prevede un incremento dell’attenzione dedicata alle contromisure in caso di attacchi cibernetici contro l’organizzazione e gli Stati membri.
D’altronde, però, è facile osservare che per la stessa natura world wide della rete, una chiusura dei provider americani produrrebbe conseguenze ben oltre i confini degli Stati Uniti. Eppure, ancora una volta, come accade con regolarità bipartisan dalla fine della Guerra Fredda (con l’eccezione dell’amministrazione del primo Bush), le implicazioni multilaterali delle soluzioni adottate unilateralmente vengono tenute in ben scarsa considerazione sulle rive del Potomac. Era così con George W. Bush e i suoi consiglieri neocon, e lo schema sembra riprodursi con Barack Obama e le sue teste d’uovo liberal.
Ma non è solo questo a destare inquietudine. evidente che l’impatto di un simile provvedimento sulle libertà civili dei cittadini americani sarebbe molto superiore a quello che regola in maniera analoga l’invio di truppe combattenti all’estero. Da un lato resta da vedere come reagiranno l’opinione pubblica e le organizzazioni libertarie. Cosa avrebbero detto se la stessa norma fosse stata emanata durante l’amministrazione Bush? Dall’altro, occorre considerare schiettamente che tutto ciò segnala un ulteriore allontanamento tra gli Stati Uniti e l’Europa riguardo la scelta di quale sia il punto di equilibrio ottimale tra la tutela delle libertà individuali e dei diritti civili e la difesa della sicurezza collettiva. E, paradossalmente, avvicina gli Usa alla Cina, contro le cui politiche censorie della rete (ovviamente sempre adottate nel nome della sicurezza nazionale) si era pubblicamente e rumorosamente spesa la segretaria di Stato Hillary Clinton non molti mesi fa. davvero paradossale che, in un’epoca segnata dall’evidente progressiva deoccidentalizzazione del mondo, un passo ulteriore in questa pericolosa direzione debba arrivare dagli Stati Uniti, creatori e massimi beneficiari del concetto politico di Occidente.