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 2010  giugno 27 Domenica calendario

GERMANIA-INGHILTERRA, LA STORIA SONO LORO

Colpa degli inglesi, questa volta. I patti erano di vedersi più in là, non così presto. Inghilterra seconda del gruppo C, Germania prima del gruppo D. E allora, a voi. Germania contro Inghilterra, il Mondiale dei pesi massimi: non una semplice sfida, ma un romanzo di cappa e spada (molta spada, a sfogliarne i capitoli). Gli estremi si toccano: mai una Nazionale inglese così vecchia (29 anni di media), mai una Nazionale tedesca così giovane (24,9). E poi lui, Fabio Capello: con l’arbitro Rosetti, l’unico italiano sopravvissuto alla strage. Guerre vere e guerre figurate, suggellate dal motto che più e meglio di tutti incarna la rivalità: «Il calcio è uno sport che si gioca undici contro undici, e alla fine vincono i tedeschi» (Gary Lineker).
Sono rari i duelli che non abbiano lasciato tracce. Viceversa, molti hanno sancito un equilibro spasmodico, spaccato dal gesso delle linee di porta o dal ciuffo dei dischetti. Supplementari alla finale di Wembley e nei quarti messicani, rigori nella semifinale di Torino e in quella europea di Londra ”96. Un gol tedesco, siglato da Hamann, chiuse il vecchio Wembley e provocò le dimissioni del ct Keegan, 7 ottobre 2000. Erano in ballo le qualificazioni per i Mondiali 2002. Al ritorno, a Monaco di Baviera, l’England dilagò: 5-1, addirittura, con tripletta di Michael Owen. L’eccezione che conferma la regola.
A Charleroi, Europei 2000, gli hooligans ne combinarono di cotte e di crude, tanto da oscurare l’uno a zero di Shearer e spingere l’Uefa a severe minacce di esclusione, poi ritirate. Naturalmente, la madre di tutte le sfide rimane la finalissima mondiale del 1966, quella del gol-fantasma di Hurst, con Alf Ramsey più emozionato della regina Elisabetta, e i tedeschi furibondi. Quattro anni dopo, in Messico, la rivincita: inglesi sul due a zero, Mullery & Peters, panzer in rimonta, Beckenbauer e Seeler, fino al morso del serpente (Gerd) Muller al 108’. Erano le doglie che annunciavano Italiagermaniaquattroatre, tutta attaccata e tutta d’un fiato.
Imperdibili anche le lacrime con le quali Paul Gascoigne seppellì l’ordalia del Delle Alpi, a Italia ”90. The Observer considerò il pianto di Gazza l’immagine più emblematica e schietta per spiegare «quel decennio di cambiamenti» attorno al calcio. Botta di Brehme e risposta di Lineker; rigori: tedeschi infallibili, inglesi no, sbagliarono Stuart Pearce, attuale vice di Capello, e Chris Waddle. Agli Europei del ”96, stessa musica, ed errore di Gareth Southgate. Nel ”35, la Germania si era presentata a White Hart Lane, lo stadio del Tottenham, con la svastica sulle maglie. E tre anni più tardi, per essersi rifiutato di fare il saluto nazista a Hitler, a Berlino, Stan Cullis, unico fra i giocatori inglesi, venne escluso dalla Nazionale (che vinse comunque l’amichevole per sei a tre).
«Dateci i tedeschi», ringhiano i tabloid. Gli scommettitori stanno con Capello, al contrario di Franz Beckenbauer. Al termine di Inghilterra-Stati Uniti, il Kaiser bastonò Fabio senza pietà: è rimasto alla «palla lunga e pedalare». Avviso ai naviganti: il bisiaco ha una memoria di ferro. E anche per questo, probabilmente, Beckenbauer si è scusato. A livello di campionati, non c’è gara: il contratto televisivo della Premier ammonta a 3,65 miliardi di euro per tre anni, contro 1,65 miliardi di euro della Bundesliga per quattro. La replica, e che replica, arriva dall’affluenza agli stadi: Germania über alles, con 41.904 spettatori a partita, record europeo; per gli inglesi, «solo» 34.142. E nella Champions League? Se è vero che il Bayern, pur sconfitto dall’Inter, è stato protagonista dell’ultimo atto a Madrid, nelle cinque edizioni precedenti gli inglesi hanno espresso la bellezza di sei finaliste su dieci: Arsenal, Liverpool (2), Chelsea, Manchester United (2).
Fuoco alle polveri, dunque. «Vinca il migliore, non come nel ”66», ha dichiarato Karl Heinz Schnellinger, colui che, con quel maledetto-benedetto gol agli sgoccioli degli sgoccioli, rese possibile la partita del secolo, nel 1970, fra noi e loro. Da Toronto, sede del G20, comunicano che Angela Merkel e David Cameron invocheranno una pausa-merenda per vedere in tv almeno un tempo del loro derby. A Bloemfontein, più terra terra, dirige l’uruguaiano Jorge Larrionda, classe 1968, un giudice con l’hobby degli animali, otto partite «mondiali» come il francese Joel Quiniou, un record anche questo.
Dove eravamo rimasti? Al guardalinee sovietico Bakhramov che convince lo svizzero Dienst a convalidare il gol fantasma - molto fantasma e poco gol - di Geoff Hurst, che quel pomeriggio ne fece tre, addirittura. Germania-Inghilterra comincia sempre da lì.