GUIDO RUOTOLO, La Stampa 27/6/2010, pagina 19, 27 giugno 2010
IL PROCESSO A DELL’UTRI AGITA LA POLITICA SICILIANA
E con oggi sono quattro. Quattro giorni da quando Claudio Dall’Acqua, Sergio La Commare e Salvatore Barresi si sono chiusi in camera di consiglio, nel carcere di Pagliarelli, per emettere la sentenza d’appello del processo contro Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a nove anni, per collusione con Cosa nostra.
Sentenza storica in ogni caso, per le implicazioni che avrà nelle inchieste sui mandanti esterni alle stragi di Roma, Firenze e Milano, e sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. E anche sull’attendibilità di Gaspare Spatuzza, al di là della decisione del Viminale di non dargli la patente di collaboratore di giustizia. Una sentenza che chiude un’epoca iniziata con il processo Andreotti, Contrada, Mannino.
E una qualche ricaduta l’avrà anche sul versante politico locale, regionale. Per via della grande confusione che regna sotto il cielo della Sicilia, con una maggioranza trasversale che sostiene l’esperienza del governatore Raffaele Lombardo, che va dai finiani di Fabio Granata al Pd di Peppe Lumia, all’Mpa di Lombardo e al Pdl di Gianfranco Micciché, che è molto legato proprio a Marcello Dell’Utri.
E che vede invece il Pdl del presidente del Senato, Renato Schifani, del Guardasigilli Angelino Alfano e dell’ex An Nania all’opposizione, insieme all’Udc di Totò Cuffaro.
«Dell’Utri? Non si è mai fatto vedere. Lui ha un rapporto con Gianfranco Micciché mica con Raffaele Lombardo». Massimo Russo, assessore regionale alla Sanità, parla di Marcello Dell’Utri come del brutto anatroccolo. Antonello Cracolici, capogruppo Pd al Parlamento regionale sostiene addirittura di non avergli mai stretto la mano e di non averlo incontrato neppure per caso. E Beppe Lumia, Pd, esponente di punta dell’Antimafia: «Dove c’è lui non posso esserci io. Dell’Utri sta con Berlusconi, con il Pdl ufficiale. Chi sostiene che sta con Lombardo, dentro il Pd, lo fa strumentalmente».
Ore di passione e di tensione, nel mondo politico. Con lo scampato pericolo di una scissione evocata dentro il Pd, con una parte (Beppe Lumia, Antonello Cracolici e Salvatore Cardinale) che sostiene nei fatti l’esperienza riformista del governo Lombardo, e che rivendica un percorso di autonomia del Pd siciliano in un rapporto federato con il partito nazionale, e l’altra che invece propone una intesa con l’Udc di Totò Cuffaro.
Non risparmiano commenti al vetriolo i contendenti: «Chi sta con Cracolici e Lumia è funzionale ai disegni di Lombardo e Miccichè». L’ex ministro dell’Interno, Enzo Bianco, evoca Pirandello: «Sostenendo Lombardo si voleva spaccare il Pdl. Ora il Pdl si sta ricompattando e il rischio è la spaccatura del Pd». Replica graffiante di Antonello Cracolici: «Bianco si è bevuto qualche bicchierino di troppo».
Paradossalmente, l’esito del processo palermitano contro Marcello Dell’Utri, e gli sviluppi delle indagini catanesi che vedono coinvolto il governatore Raffaele Lombardo avranno delle ricadute politiche. Spiega Beppe Lumia, Pd: «A prescindere dalla sentenza, Dell’Utri è colluso con Cosa nostra. Per quanto riguarda Lombardo, se dall’inchiesta catanese dovesse emergere, al di là di responsabilità penali, uno scenario di sue relazioni consapevoli e compromettenti con la mafia, l’esperienza di convergenza sulle riforme dovrà ritenersi conclusa».
Non è che oggi il laboratorio siciliano stia producendo chissà cosa. Sempre Antonello Cracolici, Pd: «Gianfranco Micciché ha annunciato di voler fondare il Partito del sud, si è posto in rottura con il Pdl. Oggi, invece, è incerto, confuso, impaurito. Come se stesse tornando all’ovile. E il governo Lombardo ne risente. E’ in una fase di stallo. Per rilanciare l’alleanza per le riforme avremmo bisogno di un governo tecnico».