Stefano Righi, Corriere Economia 28/6/2010, 28 giugno 2010
DIVIDENDI. TRONCHETTI SORRIDE, BERLUSCONI MENO
Abbiamo fatto i conti in tasca ai signori di Piazza Affari, per rispondere sostanzialmente a una domanda: ma quanto hanno incassato i Paperoni del listino milanese nella recente campagna di dividendi? Milioni in molti casi, perché anche al tempo della grande crisi le aziende hanno prodotto reddito. E per chi le controlla è stato facile essere generoso con se stesso. Ma spulciando tra quote di controllo, principali partecipazioni e dividendi lordi – e confrontando il tutto con i valori di un anno fa – sono emerse una serie di curiosità che trovate sintetizzate nel grafico a fianco.
Il più ricco
Giulio Tremonti è il signore della cedola. Non è roba sua, sia chiaro. Ma il ministero dell’Economia controlla ancora fette importanti di alcune delle aziende più ricche e generose del listino milanese: Eni, Enel, Terna, Finmeccanica che annualmente riempiono con i loro utili i forzieri del ministero di via XX Settembre. Eppure, nonostante abbia appena incassato più di 2 miliardi di euro Tremonti ha motivo per non essere pienamente soddisfatto. Infatti, gli effetti della crisi si sono abbattuti anche sul suo ministero, che solo un anno fa incassò dalle cinque principali partecipate quotate sul listino 3,213 miliardi di euro e quest’anno ha dovuto fermarsi a quota 2,167 miliardi.
Nel gioco delle cedole, chi rispetto a un anno fa è andato decisamente meglio è Marco Tronchetti Provera. Il numero 1 della Pirelli può ben festeggiare i successi dell’Inter e il recente accordo di fornitura esclusiva con la Formula 1 anche dall’alto del ritorno al dividendo della capogruppo Pirelli & C. La cedolina di 0,0145 euro vale, moltiplicata per il 25,565 per cento delle quote della società, un assegno da 19.898.426 euro al lordo delle tasse. Un consistente balzo in avanti rispetto a dodici mesi fa l’ha compiuto anche Gilberto Benetton in rappresentanza di Edizione srl, la cassaforte della famiglia. Il dividendo Pirelli & C. produce effetti anche in questo caso (Benetton controlla il 4,773% della società), ma il grosso delle cedole arrivano da Generali, Benetton group e soprattutto da Atlantia, la holding che controlla le partecipazioni autostradali.
Comodo nelle sue Tod’s è Diego Della Valle: l’aumento della cedola da 1,25 euro a 1,50 ha prodotto quasi 5 milioni di dividendi in più, su un totale che sfiora i 30 milioni (lordi) di euro.
Anno difficile
Sono due tra gli uomini più ricchi e potenti d’Italia. Parlare di crisi, per loro, è un’iperbole lontana dalla realtà. Eppure la recente campagna dividendi non ha dato le consuete soddisfazioni né al premier Silvio Berlusconi, né a uno dei più attivi frequentatori del listino di Piazza Affari, Francesco Gaetano Caltagirone. A Berlusconi, ad esempio, mancano più di 70 milioni di minori dividendi maturati da Mediaset (cedola in discesa da 0,38 a 0,22 euro), mentre nulla è imputabile a Ennio Doris, la cui Mediolanum ha confermato la cedola nonostante le tempeste finanziarie. Caltagirone, dal canto suo, ha cinque società direttamente controllate sul listino. Tutte, con l’eccezione di Cementir, hanno confermato la cedola del 2009. Cementir invece è passata da otto a sei centesimi e tanto è bastato per non far arrivare nelle tasche dell’ingegnere romano un paio di milioni di euro a causa dell’effetto moltiplicatore. Ma a Caltagirone sono poi mancati i dividendi del Monte dei Paschi di Siena e soprattutto di Acea. lui il più penalizzato tra i big esaminati nella recente campagna dei dividendi. Anche se ne ha incassati per quasi 30 milioni.