alexander stille, la Repubblica 25/6/2010, 25 giugno 2010
UN LUNGO BRACCIO DI FERRO SCRITTO NELLA STORIA D´AMERICA
Il conflitto tra civili e militari ai massimi livelli del governo - finito sotto gli occhi di tutti in questi giorni con il comportamento poco rispettoso del generale Stanley McChrystal nei confronti della Casa Bianca e la decisione del Presidente Obama di sollevarlo dal suo incarico - è un vecchio problema nella storia americana.
Sul tema la costituzione americana non potrebbe essere più chiara: mette un civile - il presidente - come comandante in capo delle forze armate proprio per evitare possibili equivoci sulla catena di comando. Eppure allo stesso tempo i militari godono da sempre nella vita pubblica di uno status speciale, un ascendente particolare, un rispetto quasi mistico, che nei fatti si è tradotto in potere politico.
Non è un caso che il primo presidente degli Stati Uniti, George Washington, sia stato anche il generale che aveva guidato le truppe durante la rivoluzione contro la Gran Bretagna. Nel primo secolo della nostra storia ben 11 presidenti sono stati generali. Questo è vero soprattutto per l´epoca pre-televisiva e in particolare per l´800, con l´ascesa della democrazia popolare: l´eroismo militare era un sostituto per il carisma telegenico. I primi presidenti americani erano degli "aristocratici" scelti dall´élite del paese prima della formazione di partiti politici moderni: Andrew Jackson, un ex-generale eletto nel 1829, fu il primo presidente arrivato al potere dal basso, grazie al sostegno popolare. Fra il 1829 e il 1889, ben 10 presidenti su 16 furono ex-generali.
Eppure nella più grande prova militare e politica nella storia americana, fu un civile, Abraham Lincoln, a guidare il governo: gestire la Guerra Civile comportò per lui un mare di guai. I migliori militari erano con la Confederazione degli Stati del Sud (grazie alla tradizione militare molto diffusa negli stati meridionali) e nel Nord Lincoln era a corto di buoni generali. Per tre anni fu costretto a sopportare il generale George McClellan, un buon organizzatore di truppe ma un militare molto cauto che esitava ad attaccare le truppe del Sud nonostante una superiorità numerica del Nord. McClellan non esitava a ridicolizzare Lincoln, chiamandolo di fronte ai suoi amici "gorilla" e "babbuino": commenti molto simili, se non peggiori, rispetto a quelli fatti da McChrystal nei confronti di Obama e la sua Amministrazione. Una volta, McClellan fece aspettare Lincoln per un´ora in albergo e poi gli mandò a dire che era andato a letto. Quando i consiglieri del presidente lo incoraggiavano a liquidare McClellan, Lincoln rispondeva: «Per sostituirlo con chi?». Dopo il siluramento, McClellan si presentò alle presidenziali come candidato democratico, sfidando Lincoln e promettendo di far uscire il Nord dalla guerra. La campagna fallì, ma il generale rappresentò una seria minaccia per Lincoln. Il presidente trovò finalmente il suo generale in Ulysses S. Grant, il quale riprese l´offensiva contro il Sud. Quando alcune persone della cerchia di Lincoln protestavano perchè Grant beveva troppo, il presidente rispondeva: «Fatemi sapere che marca di whisky beve e ne manderò una cassa a tutti i miei generali!».
Forse la più grande sfida dei generali ai civili dopo l´epoca di Lincoln fu quella del generale Douglas MacArthur durante la guerra di Corea. Andando contro gli ordini del presidente Harry Truman, MacArthur condusse un´offensiva in Corea sopra il 38esimo parallelo, scatenando la risposta dei comunisti cinesi, allargando la guerra e complicando la situazione militare-politica. Truman licenziò MacArthur immediatamente. Prima di essere cacciato, MacArthur sembrava corteggiare l´opinione pubblica: atterrava con il suo aereo proveniente dal Pacifico in California e da lì viaggiava lentamente in treno verso Washington, fermandosi davanti a folle enormi ad ogni tappa. Ma alla fine Truman vinse e stabilì chiaramente il principio per cui il presidente civile ha l´ultima parola sui suoi generali.
L´ultimo presidente-generale fu Dwight Eisenhower, coordinatore delle Forze alleate durante la Seconda Guerra Mondiale, il quale però diede l´addio alla politica denunciando l´esistenza di «un complesso militare-industriale», un intreccio di interessi tra il Pentagono e la grande industria militare, che minacciava di prendere controllo della politica estera. Poi vennero la Guerra Fredda e il Vietnam e si innescò una dinamica pericolosa: i repubblicani furono identificati come il partito dei falchi e dei militari, i democratici come quello della pace e degli anti-militari. Un elemento quest´ultimo che rende ancora più delicata la posizione di presidenti democratici come Bill Clinton e Barack Obama, che non hanno fatto il servizio militare.
Il dilemma di fronte a cui si è trovato Obama è stato un mix fra i problemi che dovette fronteggiare Lincoln e quelli di Truman. Il comportamento di McChrystal non si può chiamare aperta insubordinazione come nel caso di MacArhtur: piuttosto è simile al comportamento dispettoso di McClellan. Ma la condotta del generale minacciava di compromettere la politica della Casa Bianca in Afghanistan, già in crisi. Obama non ha come Lincoln il problema di non avere altri generali. Ma Lincoln aveva un vantaggio sull´attuale presidente: un obiettivo politico-militare chiaro e realizzabile, la sconfitta militare del Sud e la restaurazione di un potere centrale nel paese. Il problema più grande di Obama non è legato alle persone: è piuttosto l´assenza di una politica chiara. Sconfiggere i Taliban? Distruggere Al Qaeda? Creare una democrazia stabile? Ritirarsi in ogni caso l´anno prossimo?