Alberto Giuffré, Corriere della Sera 26/06/2010, 26 giugno 2010
UNA NUVOLA DI TESTI, FOTO E GIOCHI
Gli esperti lo dicono da tempo e le ultime mosse dei colossi del Web ne sono la conferma: parte del futuro della Rete si giocherà sulle nuvole. Niente a che vedere con la meteorologia. Le nuvole in questione sono quelle del cloud computing, la tecnologia che sta già rivoluzionando il modo di usare il pc. Cosa cambia? I file che prima erano salvati sul nostro disco rigido adesso si trovano sparsi in server remoti. Come se fossero su una nuvola («cloud» in inglese). I software ora possono essere utilizzati tramite il browser (il programma per navigare) semplicemente inserendo nel sito di riferimento il proprio nome utente e la password. Quello che accade da anni con i servizi di webmail, adesso si espande a tutte le nostre attività digitali: scrivere testi, elaborare immagini, utilizzare i videogiochi.
L’esempio più recente è quello di Microsoft che per la prima volta, insieme alla nuova versione di Office, rende disponibile gratuitamente l’intero pacchetto di programmi anche su Internet. Per scrivere con «Word», fare i calcoli con «Excel» e allestire una presentazione con «Power Point» basterà (il servizio è ancora in fase di prova) andare sul sito «docs.com», registrarsi e creare, leggere o modificare i documenti. Le funzionalità sono ridotte rispetto alla versione tradizionale, ma il risultato è garantito.
La mossa della multinazionale di Redmond non è altro che la risposta a Google, che da anni offre un servizio online di programmi da ufficio chiamato «Google Docs», un primo tassello di un piano più grande. Il tanto atteso «Chrome», il sistema operativo allo studio del colosso, derivante dall’attuale browser, sarà infatti totalmente basato sul cloud computing. Una strategia della multinazionale che passa anche da Youtube, il portale di streaming video dove da qualche giorno è possibile montare i filmati direttamente online. Difficile dunque pensare che alla base non ci sia una strategia unica di migrazione verso le «nuvole».
Alla base di questa nuova evoluzione dell’informatica c’è senza dubbio la diffusione dei netbook, i piccoli portatili che hanno invaso il mercato negli ultimi due anni. Comodi, leggeri ed economici, certo. Ma anche sprovvisti di un lettore cd e dvd e con meno memoria e minori potenzialità rispetto ai portatili tradizionali. I software basati sul Web diventano così la strada vincente per ottenere il massimo con mezzi e costi ridotti. Questa tendenza sembra in qualche modo accentuare la separazione tra professionisti e amatori. Chi lavora con le immagini, per esempio, non potrà mai rinunciare a programmi come «Photoshop» di Adobe. Ma chi ha bisogno di poche funzioni, essenziali e gratuite, può affidarsi alla versione online del celebre programma di fotoritocco. Oppure a «Picnik.com», altro sito per il photo editing.
Tra i programmi più utili ci sono quindi quelli che offrono soluzioni ibride. Il più celebre è «Dropbox. com», ideale per chi utilizza due o più computer ed è stufo di trasferire file in continuazione utilizzando una chiavetta usb. Basta registrarsi per avere uno spazio su una «nuvola» da 2Gb (la versione gratuita). A quello spazio corrisponde una cartella sui nostri computer. Qualsiasi modifica che viene fatta all’interno della cartella, si ritrova anche sugli altri computer sincronizzati o sul nostro smartphone. Un servizio simile è offerto da «Sugarsync.com».
Dal cloud computing al cloud gaming. Anche il mondo dei videogiochi si sta attrezzando. L’azienda Onlive, partner di colossi come Electronic Arts, Ubisoft eWarner Bros ha annunciato pochi giorni fa che titoli di successo su console come «Assassin’s Creed 2», «Batman: Arkham Asylum» e «Mass Effect 2», saranno presto disponibili anche online attraverso un servizio di sottoscrizione.
Ma quali sono i pro e i contro nel trasferire sulle nuvole la nostra vita digitale? Da un lato c’è il vantaggio di avere a disposizione sempre e ovunque ci sia una connessione a Internet tutti i nostri documenti, le fotografie, i video. Dall’altro c’è il dubbio: sono veramente al sicuro i nostri dati su questi server? Mentre la questione della privacy rimane aperta, Google, Microsoft e At&t si stanno dando da fare negli Stati Uniti per ottenere una legge che imponga alle agenzie governative di chiedere l’assenso di un giudice prima di poter accedere ai dati archiviati nelle «nuvole».
Alberto Giuffré