Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 26/06/2010, 26 giugno 2010
GEORGIA, VIA LA STATUA DI STALIN ANCHE NELLA SUA CITTA’ NATALE
Anche il georgiano più famoso del mondo è caduto vittima della insanabile ostilità che divide Tbilisi da Mosca. Ieri, prima dell’alba e prima che vecchi nostalgici potessero intervenire, le autorità hanno rimosso la gigantesca statua di Stalin che troneggiava al centro della piazza principale di Gori, la città dove il dittatore sovietico era nato nel 1879. Il monumento che raffigura il Piccolo Padre con indosso il suo tipico cappotto militare mentre punta lo sguardo verso le cime imbiancate del Caucaso aveva resistito per decenni.
Lo avevano eretto, in tutti i suoi 6metri più 9 di piedistallo, nel 1952, un anno prima della morte dell’erede di Lenin. Krusciov lo aveva risparmiato, mentre tanti altri busti del dittatore denunciato per i suoi crimini al XX congresso del Pcus nel 1956 cadevano in tutta l’Unione Sovietica.
Il monumento di Gori era rimasto al suo posto nel 1991, quando dalla piazza della Lubyanka di Mosca veniva tirata giù la statua del fondatore della Ceka Feliks Dzerzhinskij dopo il fallito golpe dei nostalgici del comunismo. E non l’avevano toccato nemmeno i bombardamenti russi del 2008, quando i carri armati di Mosca arrivarono proprio fino a Gori dopo essere entrati nell’Ossezia del Sud.
Ma questa volta il Grande Georgiano, come lo chiamano ancora i suoi estimatori sparsi in tutta l’ex Unione Sovietica, non ce l’ha fatta. Al suo posto verrà realizzato un monumento alle vittime georgiane della guerra con la Russia. E il colosso incappottato finirà nel cortile del museo che la città ha comunque dedicato a Stalin. Poche stanze con alcuni cimeli, dalla famosa pipa agli stivali. Naturalmente nessun accenno ai milioni di vittime delle repressioni da lui orchestrate; neanche una parola sull’arcipelago Gulag.
La decisione di rimuovere la statua è stata naturalmente approvata dal presidente Mikhail Saakashvili che già l’anno scorso fece saltare in aria un monumento all’Armata Rossa e alla liberazione dall’invasore tedesco.
Contrari, come è ovvio, i comunisti georgiani, che hanno lamentato addirittura «lo sfregio all’uomo che ha salvato il pianeta». Ma la decisione è stata criticata anche da un «insospettabile» come Eduard Shevardnadze, ex presidente e braccio destro di Gorbaciov ai tempi della perestrojka. «Il passato – ha detto – non si modifica distruggendo le statue». Ed in effetti i simboli dei regimi rovesciati vengono generalmente rimossi a caldo, nelle ore che seguono immediatamente gli eventi.
Col tempo, anche i monumenti più imbarazzanti (si pensi all’obelisco con la scritta Mussolini Dux a Roma) diventano solo testimonianze della storia.
L’indipendenza della Georgia risale ormai a quasi venti anni fa, ma la guerra del 2008 ha avuto l’effetto di riaccendere le passioni. Dopo l’abbattimento dei «liberatori» sovietici in Georgia, il Cremlino ha deciso di replicare il monumento a Mosca, nel parco della Vittoria. improbabile che il duo Putin-Medvedev decida di fare la stessa cosa con la statua del Piccolo Padre.
Fabrizio Dragosei