Nino Cirillo, Il Messaggero, 26/06/2010, 26 giugno 2010
L’ultimo grido del politico leghista in carriera è disfarsi dell’auto blu. Al diavolo questi privilegi romani, e anche il povero autista, meschinetto, vada ad inventarsi un altro mestiere: quanti ne abbiamo sentiti di proclami così? Ma guai a farsi impressionare dal beau geste, si rischia una figura da polli
L’ultimo grido del politico leghista in carriera è disfarsi dell’auto blu. Al diavolo questi privilegi romani, e anche il povero autista, meschinetto, vada ad inventarsi un altro mestiere: quanti ne abbiamo sentiti di proclami così? Ma guai a farsi impressionare dal beau geste, si rischia una figura da polli. Come nel caso del presidente della Regione Friuli, Edouard Ballaman, che ad aprile annunciò di aver rinunciato alla sua Audi6 superaccessoriata e di aver congedato l’autista, per giunta leghista come lui. Si scoprì, senza bisogno di particolari indagini, che l’Audi bisognava continuare a pagarla almeno fino alla fine del contratto di noleggio (1.740 euro al mese tutto incluso) e che lo stipendio di quell’autista sarebbe comunque rimasto a carico della Regione. Fin qui poco di strano. Ma si scoprì anche -forse la vera sorpresa- che il presidente Ballaman, residente a Pordenone, aveva pensato bene di non rinunciare al rimborso chilometrico che spetta a tutti i consiglieri regionali privi di autista: 3.210 euro al mese spicciolo più spicciolo meno. Il povero contribuente giustamente si chiedera: dov’è il risparmio? Ecco, l’Italia delle auto blu è piena di casi così, e anche di casi esattamente opposti a questo, altrimenti nell’Abruzzo del dopo terremoto -se non altro con scarso senso dell’immagine- non avrebbero deciso di prendere in leasing altre 11 Audi da tremila euro di optional ciascuna. E nella Campania di Bassolino non ci sarebbe a libro paga un battaglione di cento autisti che costa cinque milioni di euro l’anno. E nel piccolo, operoso Molise, secondo una denuncia del 2007, costerebbe un milione e mezzo di euro l’anno il solo coprire le spese degli spostamenti degli amministratori regionali. Per non dire della Sicilia, che tutti immaginano in saldamente testa alla classifica delle auto blu. Ma talmente in testa che neppure Wikipedia può dire quante esattamente siano, un buco nero talmente nero da non poter essere quantificato. Solo un fatto sembra acclarato dalla inchieste della magistratura: un deputato regionale mandava l’auto blu a compragli la cocaina. Si fa presto a dire auto blu, la verità è che restano un italico mare magnum. Fa bene Brunetta a dargli un’ammodernata cromatica concentrandosi soprattutto nella lotta alle 60mila «grigie» che ritiene di aver individuato, ma anche se fosse come dice il suo dossier, se fossero in tutto ”solo” 90 mila contro le 620mila e passa che credeva di aver individuato il sito ”contribuenti.it”, anche se volessimo consolarci per questo, dovremmo sempre concludere che rimaniamo gagliardamente in testa a tutti: alle 65 mila della Francia, alle 55mila della Gran Bretagna, alle 54mila della Germania, alla 44 mila della Spagna. Per non dire delle 72 mila -ed è il raffronto che fa più effetto- degli Stati uniti. Va molto di moda anche volerle ”italiane”, queste auto blu. Sta per scegliere una Fiat usata, al posto di una Volvo ormai esausta, anche un altro leghista, il presidente del Piemonte Roberto Cota. E non per farne un’auto blu, ma per eleggerla a sua auto personale. Perché a quella di rappresentanza ha già rinunciato all’indomani dell’elezione, ed è stato anche più accorto di Ballarman: la Thesis che gli avevano assegnato l’ha messa proprio in vendita. Che è un po’ lo stesso messaggio inviato a tutto il Lazio dalla presidente Polverini nell’ultima delibera: «Le auto di rappresentanza e di servizio dovranno essere utilizzate solo per fini istituzionali, dovranno essere di marca italiana (da aziende con almeno tre stabilimenti produttivi in territorio nazionale) e dovranno essere impiegate con convenzioni di noleggio a lunga durata». Chi non ha nessuna voglia di farsi fare i conti in tasca, almeno sulle auto blu, è il presidente della Regione Liguria Claudio, che pure è alle prese con tanti bei tagli: «Ne abbiamo solo 12, mentre la Regione Sicilia ne ha 172». Beato lui, chissà dove avrà scovato questa cifra.