Marco Zatterin, La Stampa 26/06/2010, 26 giugno 2010
La polizia è scesa nell’umida cripta della cattedrale di San Rombouts armata di martelli pneumatici e piccole sonde fotografiche
La polizia è scesa nell’umida cripta della cattedrale di San Rombouts armata di martelli pneumatici e piccole sonde fotografiche. Voleva scoprire se dentro i sacri sepolcri di Mechelen (Malines) qualcuno avesse nascosto delle carte segrete sui misfatti dei preti pedofili, prove che dimostrassero il sospetto, ormai evidente da parte dei magistrati, che quassù la Chiesa abbia tentato di insabbiare alcuni dossier scottanti. Non s’è trovato nulla, a quanto pare, se non bare polverose e lo «sdegno» del Vaticano per i modi della perquisizione. «Hanno violato le tombe dei cardinali Suenens e Van Roey», rivela padre Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza episcopale. «Confermo che è stata aperta una tomba», precisa la procura di Bruxelles, titolare dell’inchiesta. Il Paese è scosso. Gli inquirenti hanno agito con determinazione, dopo le dolorose vicende del boia di Marcinelle di metà anni Novanta il Belgio spara ad alzo zero contro chi è sospettato d’aver profittato di giovanissimi. Non hanno guardato in faccia a nessuno. Li ha agevolati la burocrazia vaticana. André-Joseph Léonard, primate della Chiesa belga, non è stato ufficialmente creato cardinale, circostanza in cui avrebbe goduto dell’immunità. Non si sono fermati davanti ai massimi rappresentati del Dio che in Belgio unifica nella fede valloni e fiamminghi. Non si sono fermati davanti alle eminentissime lapidi, a quanto se ne sa Léon-Joseph Suenens morto nel 1996 e Jozef-Ernest van Roey, creato cardinale da Pio XI nel 1927 e deceduto nell’agosto 1961. «La giustizia ha fatto il suo lavoro e ha il diritto di effettuare la perquisizione - ha commentato con aria grave monsignor Léonard -. Ho trovato tuttavia sorprendente che abbiano perforato le tombe e che tutti i vescovi siano rimasti in stato di fermo sino a sera». Non era mai successo. Tanto che, per liquidare i giornalisti, il primate belga s’è concessa una battuta infelice, definendo il caso come «degno del Codice da Vinci». Léonard ha parlato a margine della cerimonia organizzata in occasione della nomina a vescovo di Bruges di Monsignor Jozef De Kesel, già ausiliare a Mechelen, la diocesi dell’irruzione. La decisione del vaticano colma il vuoto lasciato da Roger Vangheluwe, dimessosi in aprile, reo confesso di aver profittato di un minore. La Santa Sede intende dare un segnale di repentino cambiamento. Lo affida al suo nuovo rappresentate nella «Venezia del Belgio» insieme con «la ferma condanna di ogni atto peccaminoso e criminale di abuso di minori da parte di membri della Chiesa». Pensano lo stesso alla procura di Bruxelles. Il solo Rik Devillé, il prete pensionato di Buizingen che da quasi vent’anni raccoglie le denunce delle vittime degli uomini di fede, dichiara di avere oltre 300 dossier. Con quelli portati via alla Commissione Adriaenssens, istituita dai vescovi proprio per indagare sui casi di pedofilia, fanno quasi ottocento. «Strano che non abbiano trovato nulla all’Arcivescovado - ha spiegato Devillé a La Stampa -, anche se hanno inviato i fascicoli alla Commissione, qualche copia devono pur averla tenuta». Gli inquirenti sospettano che la Chiesa abbia fatto sparire le prove, del resto la Commissione Adriaenssens, che prende il nome dall’accademico dell’Università di Lovanio che la presiede, è stata voluta indipendente dal mondo laico. «Sono dieci anni che lavorano, hanno centinai di faldoni, e non hanno mai fatto sapere nulla», accusa Devillé. I magistrati annuiscono. Ora sarà istituita una commissione parlamentare. L’intero sistema potrebbe saltare.