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 2010  giugno 25 Venerdì calendario

OZIL, TEDESCO DI TURCHIA «QUANDO C’ L’INNO IO RECITO IL CORANO»

Se il salvatore della Germania è un ragazzo turco che durante l’inno recita il Corano, qualcosa sta cambiando sul serio nel paese che ha fatto più soffrire l’Europa per il razzismo. I giornali tedeschi ieri trasudavano elogi per Mesut zil: «Ha salvato la Germania», si leggeva in caratteri cubitali sul tabloid popolare Bild. E pensare che solo dieci anni fa Mesut, che ha messo in ginocchio il Ghana con un tiro geniale, non avrebbe potuto neppure prendere la cittadinanza. Ora è un idolo, del calcio e dell’integrazione razziale. Ma la sua storia è diventata un braccio di ferro politico tra Germania e Turchia, suo malgrado.
Mesut è nato nel 1988 a Gelsenkirchen da genitori turchi. È cresciuto col pallone, perché la scuola lo convinceva poco, specie le materie artistiche. Intorno a lui c’era una comunità di immigrati bosniaci, libanesi e soprattutto turchi, che con un milione e 700 mila cittadini di Ankara, e 4 milioni di persone con discendenza dall’Anatolia, è di gran lunga la comunità straniera più numerosa in Germania. Ma il giovane Ozil pensava al calcio, dove era un fenomeno, e meno alla politica. Portava i capelli con la cresta come Beckham, amava i film di Will Smith e la musica del rapper tunisino Bushido. Naturale che fosse un po’ incerto sulla sua identità, o che vedesse la normalità nella mescolanza delle culture: «La mia abilità nel toccare il pallone - dice - viene dalla parte turca che è in me, mentre la disciplina e la determinazione a dare tutto viene dal lato tedesco».
Era stato facile ragionare così finché faceva le giovanili, nel Gelsenkirchen e poi nello Schalke 04, ma quando il successo lo ha travolto si è ritrovato in mezzo ad una disputa internazionale. Doveva scegliere per quale nazionale giocare, e Ankara lo reclamava. «Faremo qualunque cosa - giurava l’allenatore-imperatore Fatih Terim - per averlo con noi». La federazione turca gli aveva mandato in ambasciata anche i gemelli Altintop, cresciuti a Gelsenkirchen come lui ma finiti nella squadra di Ankara: «Ascolta il tuo cuore», gli avevano detto.
Mesut ha ascoltato, e nel 2007 ha optato per la cittadinanza e la nazionale tedesca. Una cosa che non avrebbe potuto fare fino al 2000, perché in Germania regnava un rigoroso ius sanguinis, che consentiva di prendere il passaporto solo ai figli di tedeschi. Ma il cancelliere Schröder aveva deciso di introdurre lo ius soli, anche per uniformarsi agli ordinamenti europei, e senza saperlo aveva rivoluzionato pure la nazionale di calcio. In Turchia era scoppiata una mezza sommossa, con i parlamentari nazionalisti che accusavano zil di tradimento, mentre i politici liberal in Germania lo difendevano. Lui, stretto nel mezzo, era stato convocato subito dall’Under 21, che l’estate scorsa ha trascinato al titolo europeo. Quattro a zero, con due goal di Mesut, proprio contro l’Inghilterra che si ritroverà davanti domenica.
Ora zil gioca nel Werder Brema, ma lo inseguono tanto l’Arsenal per rimpiazzare Fabregas, quanto il Chelsea, dove potrebbe prendere il posto di Ballack. Lui comunque la sua scelta di vita l’ha già fatta. un tedesco turco musulmano che non si vergogna delle sue origini. Quando prima delle partite della nazionale suonano gli inni, lui invece di cantare recita versetti del Corano: «Se non lo facessi, mi sentirei male. Mi dà forza».