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 2010  giugno 25 Venerdì calendario

DiLauro Cosimo

• Napoli 8 dicembre 1973. Camorrista. Detto ”o chiatto, figlio di Paolo detto Ciruzzo ”o milionario, fu arrestato a Secondigliano il 21 gennaio 2005 • «[...] lo zoppo, il successore nel cui nome era divampata la faida di Scampia, era lui il regista della mattanza: una guerra di camorra scoppiata in periferia e deflagrata anche in centro e in provincia, con un bilancio da brivido. Quarantacinque morti, case e negozi bruciati, vere e proprie ”pulizie etiniche” da alcuni rioni popolari. [...] Lo chiamano ”lo zoppo”, per via di una lieve andatura irregolare. Ambizioso, ma non tenace come suo padre [...] Astuto, ma non quanto il boss. Tant’è che Cosimo, il quale pure picchiava i suoi guardaspalle sorpresi con un cellulare in mano [...] è stato tradito proprio da un telefonino. Non lo usava, ma lo aveva accanto a sé [...] E così l’ossessiva precauzione è caduta di fronte alle sofisticate apparecchiature impiegate per rintracciare ogni segnale utile [...]» (Conchita Sannino, ”la Repubblica” 22/1/2005) • Condannato all’ergastolo come mandante del delitto di Gelsomina Verde, «[...] vittima di un delitto simbolo della barbarie, raccontato in uno dei capitoli più toccanti di Gomorra. Sono le pagine in cui l’autore Roberto Saviano descrive, nel giorno che segnò cinque delitti in poche ore, la scoperta di quell’auto carbonizzata che era stata teatro delle sevizie. E racconta il fetore nauseante della troppa benzina usata per dar fuoco al giovane corpo di Mina. Era il 21 novembre 2004 e lei si chiamava Gelsomina Verde, Mina - appunto - per i suoi molti amici. Alcuni dei quali, la tradirono e la consegnarono agli aguzzini. A Mina non bastò essere una volontaria, aiutare i semplici e gli analfabeti del quartiere - scriveva lettere per i detenuti sotto dettatura dei familiari - per risparmiarsi quella ferocia. E dopo, l’infamia della calunnie. Fu tratta in inganno da un amico del rione, poi consegnata al commando di aguzzini inviati da Cosimo Di Lauro, e quindi seviziata, torturata. Si pensava che Mina, che in passato aveva frequentato un pregiudicato poi divenuto nemico dei Di Lauro, potesse rivelare un nascondiglio o un segreto sui rivali da accerchiare. Ma la tesi della pubblica accusa è che loro sapevano che Mina era una ragazza lontana dai giochi criminali: tuttavia la temevano, perché non si era mai schierata per gli uni o gli altri. E, come raccontano alcuni pentiti, ”continuava a girare nel rione, non se ne fregava della guerra. Le chiedemmo la foto di uno che stavamo cercando e lei conosceva. Ma lei si rifiutò: ”Perché te la dovrei dare?’ E girò le spalle” [...]» (Conchita Sannino, ”la Repubblica” 13/12/2008).