Danilo Taino, Corriere della Sera 25/06/2010, 25 giugno 2010
SCAUBLE: «BASTA CRITICHE ALLA GERMANIA. LO DICO AGLI USA, IL DEFICIT VA RIDOTTO»
Pur se di salute cagionevole (in seguito a un attentato è costretto su una sedia a rotelle da quasi vent’anni) Wolfgang Schäuble è l’uomo forte del governo di Angela Merkel. E’ ministro delle Finanze, è uno dei politici tedeschi intellettualmente più solidi, è un europeista senza cedimenti, è rispettato nel mondo. In questa intervista – concessa alla viglia dei vertici del G8 e del G20 in Canada ai quotidiani Le Monde, El País e Corriere della Sera’ spiega gli obiettivi della Germania nella riduzione dei deficit pubblici e nella riforma dei mercati finanziari, dice che la strada scelta da Berlino non creerà una recessione in Europa e anzi è l’unica per garantire una crescita stabile.
Cosa si aspetta dalle riunioni del G8 e del G20? E cosa teme?
«Spero che rimanga la spinta dei vertici passati. Anche amaggiore distanza dalla crisi finanziaria e bancaria lo slancio per le riforme non deve diminuire. Dobbiamo fare tutto il possibile affinché questo strumento del G20 funzioni come governo globale».
Ci sarà in Germania un prelievo sulle banche e una tassa sulle transazioni finanziarie?
«Dobbiamo impegnarci per soluzioni a livello europeo. L’obiettivo del prelievo è di contenere i rischi per la stabilità dei mercati finanziari da parte di istituti di rilevanza sistemica. La tassa sulle transazioni dovrebbe invece contribuire a limitare gli eccessi che negli scorsi 10-15 anni sono nati dalla combinazione della globalizzazione e delle tecnologie informatiche, la quale ha portato a mercati autoreferenziali. Il loro compito autentico, che è finanziare l’economia reale, è passato sullo sfondo».
In Canada ci sarà un conflitto con il presidente Obama, il quale chiede stimoli all’ economia in contrasto con le misure di austerità prese in Europa?
«Il G20 ha sempre concordato sull’obiettivo di una crescita sostenibile accompagnata da una riduzione moderata dei deficit pubblici troppo alti, i quali deficit sono stati una della maggiori cause della crisi. In Germania, effettuiamo una riduzione moderata del deficit, attraverso piccoli passi. Quindi crediamo che le critiche alla nostra linea non siano giustificate: ci siamo assicurati che le misure che stiamo prendendo non limitino la crescita. Per una crescita durevole è necessario ridurre i deficit pubblici. Solo allora creeremo la necessaria fiducia per un aumento della domanda di consumi e investimenti. L’ho detto di recente anche a Paul Krugman». E’ una posizione condivisa nel G20? «Si tratta di una exit strategy concordata. I deficit troppo alti devono essere fatti recedere responsabilmente».
Pensa dunque che gli altri Paesi europei seguiranno la Germania in questi piani di risparmio?
«Abbiamo accordi comuni e non ho dubbi che tutti li rispetteranno».
L’Asia non ha subito la crisi, l’economia americana è in ripresa: perché l’Europa è così lenta?
«Ho fatto l’esperienza, dopo il superamento della divisione della Germania e dell’Europa, allorché la Ddr aveva un livello di benessere molto più basso della Germania occidentale, che lì c’erano differenti esigenze di crescita. Perciò non posso considerare il tasso di crescita della Cina come un modello per l’Europa. Per quel che riguarda gli Usa, ho molti dubbi che questi alti deficit possano continuare indefinitamente. L’effetto degli stimoli sul mercato del lavoro americano, tra l’altro, è piuttosto limitato. E’ vero che nella Ue sussistono divergenze nelle capacità competitive. Ma con alti deficit questi squilibri non vengono messi da parte, altrimenti la Grecia non avrebbe problemi».
Non vede il pericolo che l’Europa finisca in deflazione, con tutti questi risparmi?
«No. Solo quest’anno noi tedeschi avremo un deficit federale di 65 miliardi, al quale vanno aggiunti quelli di regioni e comuni. E lo riduciamo l’anno prossimo di 11 miliardi: parlare di deflazione, a parere mio, non ha dunque senso. Ma dobbiamo essere chiari sulla realtà delle cose: a causa della sua struttura e della sua demografia, la Germania ha un potenziale di crescita di lungo termine dell’1,5%. Bisogna essere onesti rispetto a quello che è realistico, quando si parla di crescita sostenibile». Cosa significa coordinare le politiche fiscali europee? La mancanza di flessibilità è una della cause della crisi dell’euro?
«Abbiamo un interesse comune alla stabilità della nostra moneta comune. Naturalmente in questa comunità non tutti hanno lo stesso peso economico. Ma tutti devono attenersi alle regole del Patto di Stabilità e Crescita. Sotto il presidente Chirac e il cancelliere Schröder anche Francia e Germania hanno violato le regole. L’ho ritenuto un errore già allora».
Il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet è contrario all’ eventuale espulsione di un Paese membro dall’Unione europea. E’ un problema per lei?
«Sappiamo che questa è una ultimissima ratio non realistica. Non è il punto decisivo. Quello di cui abbiamo bisogno urgentemente è una procedura ordinata di ristrutturazione per i Paesi membri della moneta unica che non dovessero essere in grado di onorare i loro impegni. Perciò dobbiamo discutere anche della possibilità di cambiare il Trattato. Poi abbiamo bisogno di meccanismi che siano efficaci nel fare rispettare il Patto di stabilità prima di una crisi, meccanismi non solo finanziari ma anche di altro tipo, come ad esempio la sospensione dei diritti di voto».
La Germania potrebbe accettare un prossimo presidente della Bce non tedesco?
«La chiave è che la Bce rimanga indipendente e impegnata a garantire la stabilità. La nazionalità non è la questione importante».
Pensa che il sistema economico e finanziario tedesco debba diventare il modello per l’intera Europa?
«No, credo che la forza dell’Europa stia nella ricchezza e nella forza delle diverse esperienze. Siamo in grado di trovare soluzioni comuni e ragionevoli. E’ un dare e un avere, altrimenti l’Europa non funziona».
Danilo Taino