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 2010  giugno 25 Venerdì calendario

E PRODI PIANGE IL FATTORE C

«Non voglio parlare di Lippi. Ma una cosa va detta: in Sudafrica, l’Italia non ha giocato. Anche in quest’ultima partita ho visto soltanto tentativi disperati dell’ultimo minuto. Ancora una volta la squadra s’è mossa tardi».
La voce con cui risponde al Riformista al fischio finale di Italia-Slovacchia tradisce tutta la delusione di Romano Prodi. triste, il premier mundial del 2006. Per farlo sorridere, paradossalmente, bisogna chiedergli dell’intervista di Ciampi sul Corriere della sera.
Da Johannesburg 2010 a Roma 1998. Professore, Ciampi racconta che, dopo la caduta del suo governo, D’Alema gli aveva chiesto di fare il presidente del Consiglio.
Ho visto, ho visto (sorride, ndr). Anzi, sto scrivendo una lettera al Corriere della sera per replicare.
L’ex capo dello Stato dice pure che lei ebbe un ruolo «poco trasparente» in quella vicenda.
Ma le pare? Ma stiamo scherzando? Io non sapevo nulla di questa storia.
Scusi, sta dicendo che non sapeva nulla di quest’offerta a Ciampi? Il suo governo era appena caduto...
Appunto. Caduto il governo, lasciai Roma e me ne tornai a Bologna. Mica me ne sono rimasto a Roma a cincischiare.
Torniamo all’oggi. Sempre sul Corriere, due pagine prima dell’intervista di Ciampi, Francesco Verderami racconta che Silvio Berlusconi s’è disinteressato all’Italia di Lippi. Lei l’ha seguita tutta, l’avventura azzurra?
Ho seguito l’Italia tifando come nel 2006. Ho visto tutte le partite. Sono un pensionato, sa? Nessuno può impedirmi di guardare la televisione.
Neanche Brunetta può dirle nulla.
Direi proprio di no (altra risata, ndr). Quattro anni dopo, tra l’altro, mi sono tornati in mente alcuni ricordi dell’avventura al mondiale tedesco 2006. Soprattutto quello che successe alla fine del secondo tempo supplementare della semifinale contro la Germania.
4 luglio 2006, Westfalenstadion di Stoccarda. Lei era in tribuna.
Certo. Mancavano ormai pochi secondi alla fine dei tempi supplementari. A un certo punto mi giro verso il cancelliere Merkel e le dico: ”Angela, I hate penalties”, io odio i calci di rigore.
Non ce ne fu bisogno.
Infatti, non faccio neanche a tempo di finire la frase che Fabio Grosso calcia il pallone e porta in vantaggio gli azzurri. Mi creda, non dimenticherò mai gli occhi della Merkel, il modo in cui mi guardò dopo quelle parole.
Il premier-portafortuna. Professore, vuol dire che la fama della sua proverbiale buona sorte è meritata?
Giudichi lei. La Merkel ci rimase malissimo. Per non parlare della reazione di Franz Beckenbauer.
Come reagì Kaiser Franz?
Era seduto vicino a noi. Quando segnò Grosso, prese e se ne andò.
Una curiosità, come mai decise di non seguire la squadra anche in finale?
In finale andò Napolitano. E comunque andò bene.
Quattro anni dopo è un’altra Italia. Anche sul fronte calcistico della Nazionale.
Sono davvero deluso. Per carità, io non sono un grande esperto. Ma anche contro la Slovacchia ho visto un’Italia che non ha giocato, che s’è mossa troppo tardi. L’unico sussulto è stato il disperato tentativo finale. Che dire, tanto tuonò che piovve.
Colpa di Lippi?
Ripeto, non sono un esperto. Per cui non voglio assolutamente giudicare il commissario tecnico.