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 2010  giugno 25 Venerdì calendario

PRIMA INTESA SULLA RETE UNICA: S A PROGETTI LOCALI

Per realizzare in Italia una rete unica in fibra ottica manca ancora molto strada. stato solo un primo incontro quello che si è svolto ieri tra il viceministro per le Comunicazioni Paolo Romani e gli amministratori delegati di Telecom Italia e dei gestori che si sono alleati per una società che investirà in un network di telecomunicazione di nuova generazione: Vodafone, Fastweb, Wind, Tiscali. Al tavolo, dove erano presenti anche i vertici di Bt Italia e 3, si è fatto un passo avanti almeno sul fronte della diplomazia concordando di proseguire con incontri a livello tecnico.
Ma convincere Telecom Italia a entrare in una società che operi a livello nazionale, in cui far possibilmente confluire anche capitali pubblici, resta un altro discorso. Perché il risultato prodotto ieri è solo la condivisione della «strategia del governo italiano di diffusione della banda larga» attraverso il «Piano Italia digitale» che punta sulla partnership pubblico privato. L’obiettivo è mettere a fattor comune gli asset più costosi, partendo delle infrastrutture passive: cavidotti e fibra spenta. E Telecom per ora non sembra affascinata dall’idea di andare oltre.
Romani parla di un modello di sviluppo che potrà prevedere la «condivisione di organismi anche societari» ma per il momento si lavora più sulla possibilità di iniziative locali che sul progetto unico lanciato da VodafoneFastweb-Wind-Tiscali. Gli operatori alternativi spingono per un piano dall’ampia mappa, Telecom Italia ritiene che esperienze comune debbano limitarsi alle aree a fallimento di mercato, dove cioè gli investimenti privati sono più difficili in mancanza di redditività certa.
Il viceministro parla di un progetto «con governance aperta, coordinamento a livello nazionale, ma declinabile su base regionale, con la massima flessibilità rispetto alle esigenze delle diverse realtà territoriali». In altre parole, fuori dalle formule burocratiche, si seguirà da vicino l’evoluzione di progetti già in fase avanzata, ad esempio quello della Lombardia, e si studierà la possibilità di replicare in altre aree. Alla fine potrebbe anche nascere una società nazionale, che curerà il progetto e gestirà le risorse, ma il focus sarà comunque su progetti regionali, la realizzazione sarà territoriale.
Il testo molto tecnico diffuso da Romani prosegue sottolineando che la meta deve essere «mettere a fattor comune quello che può essereeffettivamente considerato condivisibile, salvaguardando al contempo le possibilità di co- investimento nelle reti e la massima competizione tra gli operatori sui servizi e i clienti che già oggi caratterizza il mercato».
Più interessante, semmai, è il riferimento ai contatti presi dallo Sviluppo economico con il ministero per l’innovazione nella pubblica amministrazione, l’Authority per le comunicazioni, l’Antitrust e soprattutto con investitori «istituzionali, nazionali e internazionali». Nessun riferimento diretto ma nei pensieri di Romani c’è sempre la Cassa depositi e prestiti, mentre già alcuni mesi fa il viceministro si era speso tra le varie opzioni anche il coinvolgimento della China development bank.
Ieri Romani ha parlato di «un grande passo avanti» tuttavia bisognerà aspettare almeno il prossimo incontro, il 15 luglio, per capire fin dove vorrà spingersi TelecomItalia e che ruolo potranno giocare investitori pubblici o finanziari.