Tobia De Stefano, Libero 25/6/2010, 25 giugno 2010
«C’ UNA MANOVRA POLITICA PER FARMI CADERE»
Presidente, il Corriere parla di un probabile ritorno al voto in Piemonte. preoccupato? «No, non lo sono. Ma qualcuno che conosce bene certi giri di Torino, che io non frequento, mi dice di stare in campana».
Cioè?
«C’è chi mi dice che si sta preparando una manovra politica contro di noi e io non posso non notare che le parole della Bresso («entro metà luglio certamente verranno annullate le elezioni») e le sparate di certa stampa vanno in questa direzione».
Sente aria di golpe?
«Se venisse cancellato il voto del popolo ci troveremmo davanti a un golpe e le spiego perché...». A parlare è il governatore del Piemonte, Roberto Cota. Lo fa il giorno dopo le ennesime dichiarazioni della sua avversaria alle amministrative di fine marzo. Mercedes Bresso, appunto. E nel mezzo di una battaglia mediatica (come la definisce lui stesso) sul ricorso al Tar presentato dal centrosinistra. In pratica: secondo i ricorrenti, la lista dei Pensionati (in appoggio al centrodestra) sarebbe stata candidata in modo irregolare e avrebbe quindi invalidato il risultato. La decisione è attesa per i primi di luglio.
Presidente, prego. Si parlava di golpe...
«Tutto è iniziato il giorno della nostra vittoria alle Regionali. Loro non l’hanno digerita perché non si aspettavano di poter perdere e sono partiti con la storia del riconteggio. Capito che non andavano da nessuna parte, anzi la differenza sarebbe stata superiore ai nove mila voti, è iniziata la ricerca del cavillo giuridico. Un atteggiamento antidemocratico proprio di chi non sa accettare la sconfitta».
E lei non ha mai temuto che la sua vittoria fosse a rischio? «Sui ricorsi i miei avvocati mi hanno sempre detto che non c’era nulla da temere».
Poi cos’è successo?
« successo che la Bresso voleva andare a tutti i costi in Europa per conto della Regione Piemonte. Io ho ritirato il mio veto e lei ha riconosciuto pubblicamente la sua sconfitta. Poi ha continuato a fomentare questa schifezza dei ricorsi, in realtà all’interno della sinistra nessuno la vorrebbe più, e a parlare, con una sicumera sospetta, di nuove elezioni».
Perché sicumera sospetta?
«Perché dà anche le date, parla di metà luglio, e poi ci sono quei titoli incredibili del Corriere». Insomma, adesso si sta preoccupando?
«Le ripeto. Non mi preoccupo perché sto ai fatti. E i fatti dicono che il ricorso riguarda le presunte irregolarità sulla presentazione dei candidati della lista dei pensionati. Questa lista però non è stata ammessa dalla politica, ma da un tribunale».
Qual è la differenza?
«La differenza sta nel fatto che nessuno ha presentato ricorsi su quella lista, pur essendo nelle sue possibilità, prima delle elezioni. I piemontesi, quindi, si sono espressi. Poi, a giochi conclusi, si dice che c’è qualcosa che non va. inaccettabile, sarebbe un golpe dal punto di vista della democrazia e non starebbe né in cielo né in terra dal punto di vista giuridico. Ma non solo...».
Prego.
«Il decreto emanato in occasione delle elezioni e la successiva legge prevedono che il decreto di ammissione delle liste andasse impugnato immediatamente, dunque i ricorsi sono stati depositati tardivamente».
Eppure c’è questo clima strano... Teme che ci siano dietro i cosiddetti poteri forti? «Io posso avere dei sospetti, ma per il momento preferisco stare ai fatti. Quello che non mi va è che si strumentalizzi la magistratura pensando di usarla per propri fini e di condizionarla. Chi ha presentato il ricorso dovrebbe vergognarsi di averlo fatto e la smetta di tirare per la giacchetta i giudici».
I lavori della giunta risentono di questo clima?
«No. La mia giunta sta lavorando bene e spero possa continuare così. Siamo stati i primi ad approvare in pochi giorni un piano per il lavoro da 390 milioni di euro. Non è poco. Il Piemonte, per il bene del suo sistema economico-sociale-produttivo, ha bisogno di portare a termine anche gli altri progetti allo studio».
Un messaggio alla Bresso?
«Mi sento solo di chiedere a tutti di smetterla di giocare con le istituzioni».