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 2010  giugno 25 Venerdì calendario

FRANK NORRIS

Partiamo dai fianchi: Eri­ch von Stroheim. Vita ailimiti dell’immagina­bile, un regista tra i più grandi e catastrofici di Hollywood. Lo avete già visto: è il tarchiato maggiordo­mo con il viso da folle che onora la divina Gloria Swanson nel capola­voro di Billy Wilder, Viale del tra­monto (1950). Nel 1924 Von Stroheim termina il suo film più grande e allucinato, «nel quale il fatalismo sociale ed esistenziale assume toni parossistici e senza speranza e dipinge un’umanità poco al di sopra del livello bestia­le » (Paolo Mereghetti). Dura nove ore, poi ridotto a sette, poi a quat­tro, infine ai cento minuti attuali per cause di forza contrattuale maggiore (i manager della Mgm), con una spesa mastodontica di 470mila dollari di allora. Il film, che toglie a Von Stroheim ogni al­tra speranza di una grand opéra in salsa hollywoodiana, s’intitola
Greed (in italiano Rapacità ) ed è tratto da un libro di Frank Norris (1870-1902), che in realtà s’intito­la McTeague , edito nel 1899. Il prossimo autunno uscirà per le Edizioni Medusa.
Arriviamo al centro: Frank Nor­ris. Non poteva non piacere a quel pazzo di Von Stroheim (che asse­conda il romanzo fin nei dettagli, nelle allucinate minuzie): vita sva­gata e spudoratamente america­na, figlio di un uomo d’affari che «si è fatto da sé» e di un’attrice (la coppia divorzierà quando Frank è un ragazzino), una tappa a Lon­dra, una manciata di anni a Parigi, dove si applica nella pittura, ma soprattutto incontra mile Zola, il suo San Pietro, quello che gli apre le porte del Paradiso letterario. Tornato negli States, continua gli studi a Berkeley, pubblica un poe­metto in cui si respira l’aria del ci­clo arturiano bretone ( Yvernelle , del 1892), come tutti i buoni ameri­c­ani in cerca di fama si dà al giorna­lismo. Parte come corrisponden­te di guerra per il San Francisco Wave descrivendo la guerra anglo­boera in Sudafrica (1895-96); per il McClure’s Magazine racconta la guerra ispano-americana a Cuba (1898). Il tempo stringe: nel 1900 Frank si sposa con Jeanette Black, l’anno dopo diventa padre, nel 1902, a 32 anni, muore a San Fran­cisco per un’appendicite fulmi­nante complicata in peritonite. La sua opera più grande è un ciclo ro­manzesco globalmente incompiu­to, L’epica del Grano , costituito da tre volumi, di cui The
Pit (1903) pare il maggiore. Il ro­manzo, in libre­ria dal 29 giu­gno, è pubblica­to dalle Edizioni Medusa (rieccoli) con il titolo Chica­go (pagg. 336, euro 17,5), narra la vertigi­ne della città, lo strepi­to del capitalismo, me­scolando il naturalismo di Zola alla naturalezza dei dialoghi di Mark Twain, sal­dando il tutto con le teorie del «darwinismo sociale» (Norris sco­pre Darwin a Berkeley, ed è un pu­gno in faccia, una rivelazione). La storia specifica di Curtis Jadwin, ossessionato dal denaro, è secon­daria rispetto alla vita della Borsa, «un grande gorgo, un pozzo d’ac­que ruggenti, vorticose e tonanti» inteso «a risucchiare le maree vita­li della città, a risucchiarle come nella bocca di una tremenda cloa­ca, nelle fauci di una fogna colossa­le ». Al cospetto della Borsa, il «va­sto flusso Titanico» che scorre «la­sciando Morte e Rovina sulla sua scia», gli uomini non sono che «meri detriti nella corrente». Il flusso violento del denaro, le oscil­lazioni della Borsa, «nera, monoli­tica, accucciata sulle sue fondazio­ni come una sfinge mostruosa e cieca, silente, grave», sono l’abis­so degli inferi, il Flegetonte e il Co­cito, il deretano di Satana. La gran­dezza di Norris è quella di compenetrare e comprimere il reali­smo più schietto con l’epica, con tratti grandiosi e tonanti, che ricordano un po’ le pagine gravi di Herman Mel­ville.
Ma, appunto, quanto è gran­de Norris? Si­curamente il romanzo è, come dico­no i gonzi, «di stringente attua­lità », lo ammettono anche i curato­ri, Cristiano Casalini e Luana Sal­varani, nella postfazione (le specu­lazioni del grano ai tempi di Nor­ris ricordano le «medesime mano­vre e speculazioni che oggi tocca­no al petrolio e ai prodotti finan­ziari »; d’altra parte il romanzo è detto «profetico e storico»). La scheda di presentazione, poi, urla ai quattro venti che Chicago parla della «metropoli di Obama», e che Norris è «il padre letterario di Steinbeck, Faulkner e Dos Pas­sos ». I curatori vanno oltre: per for­tuna Norris è dotato di «un vivace umorismo da collage inglese», che «distingue il grande padre Norris da tutti i suoi perfetti, serio­si, a volte imbronciati eredi: Stein­beck, Faulkner, giù giù fino a Don de Lillo, e prima di lui Dos Pas­sos ». Faulkner «imbronciato»? La grandezza di costui - ma anche dell’epica cruda di Steinbeck - è proprio nell’assenza d’ironia, vec­chio archibugio ottocentesco (nel Novecento non c’è più nulla da ri­dere), e nella sua cupa, delirante furia eschilea, che va fino al fondo della tenebra. D’altra parte, «il grande padre» di Faulkner non è Norris ma Sherwood Anderson.
Detto questo: fortunatamente qualcuno riporta sul palco Norris, oggetto dimenticato dall’editoria italica (esistono in traduzione, ma fuori commercio, soltanto McTea­gue , pubblicato da Neri Pozza nel 1965, e i romanzi minori e «alla Ste­venson », Gli schiumatori del mare
e Le tre cornacchie nere , stampati da Sonzogno nel 1930). Per fare chiarezza basta guardare cosa si muove tra i coetanei di Norris. In prima fila c’è Jack London, poi Theodor Dreiser e Upton Sinclair, un tempo di moda in Italia, c’è Hamlin Garland e soprattutto Ste­phen Crane a cui è lecito parago­nare Norris. Quasi coscritti, stessa vita spericolata, stessa carriera da reporter di guerra (e sugli stessi campi di battaglia), Crane, consi­derato il padre di Ernest Hemin­gway (se credete al giochino dei padri e dei figliastri), è uno scritto­re spudoratamente «impressioni­sta » (basta leggere il suo libro più celebre, Il segno rosso del corag­gio , del 1894), mentre Norris è epi­camente verista. Confrontate e da­te il vostro giudizio. Norris è una bella scoperta e non mi levo dalla testa che fosse una specie di Gio­vanni Verga, se Verga non si fosse mosso da Milano e al posto del Ci­clo dei Vinti avesse architettato il Ciclo dei Bauscia .