Luca Fazzo, Avvenire 25/6/2010, 25 giugno 2010
ACCUSATO DI CORRUZIONE DA FIORANI «PRONTO A VENIRE IN AULA AD AGOSTO»
Milano «Brancher era fondamentale perché teneva i rapporti tra Forza Italia e la Lega. Brancher nel 2003 ottenne un’erogazione sul conto di Luana Maniezzo (la sua compagna, ndr ). Nel 2004 invece ottenne centomila euro a mano nel mio ufficio. Centomila euro anche nel 2005, e duecentomila da dividere con Calderoli».
Sono passati tre anni e mezzo dall’interrogatorio in cui Giampiero Fiorani- già banchiere rampante, numero uno della Popolare di Lodi, travolto dall’inchiesta sulla scalata Antonveneta - raccontava così i suoi rapporti con Aldo Brancher, deputato di Forza Italia e poi del Pdl, oggi ministro della Repubblica.
Domattina dovrebbe iniziare il processo a Brancher, accusato di ricettazione e appropriazione indebita per i soldi ricevuti da Fiorani. Ma il processo non si farà: rinvio per «legittimo impedimento », chiesto da Brancher in base alla nuova legge. Una mossa che scatena polemiche furibonde dalle opposizioni, e solleva perplessità anche all’interno della maggioranza.
Tocca a un giurista pacato come Piermaria Corso, docente di procedura penale alla Statale di Milano e difensore di Brancher, fare ieri mattina la mossa che scatena la bufera. Sulla opportunità che Brancher - nominato ministro da una manciata di giorni e ben tre anni dopo essere stato inquisito si avvalesse davvero della legge che consente ai membri del governo di rinviare i propri impegni davanti alla giustizia erano circolati ipotesi e dubbi. Ma ieri mattina il professor Corso rompe gli indugi, e deposita l’istanza di rinvio del processo. L’udienza già fissata per domani mattina, sabato 26 giugno, salterà. Niente processo almeno fino al 7 ottobre.
L’istanza non indica quali impegni specifici attendano Brancher per domani e per i prossimi tre mesi. Il suo difensore si limita a dire al tribunale che il ministro sarà impegnato nell’organizzazione del nuovo dicastero. Più dettagliata, nella serata di ieri, la spiegazione di Brancher: «Non ho niente da rimproverarmi, ho una serie di cose piuttosto impegnative da seguire: il codice delle autonomie, la semplificazione amministrativa, la manovra Tremonti. E devo organizzare il mio ministero da solo, non ho il capo di gabinetto. Sto cercando di mettere in piedi una struttura che funzioni». Ciò nonostante, spiega Brancher, «ho chiesto di usufruire del legittimo impedimento non per sei mesi come è previsto dalla legge, ma solo di uno spostamento al 7 di ottobre, cioè tre mesi. Ma io avrei potuto anche ad agosto, se gli uffici giudiziari non fossero chiusi». Per tutto il periodo di sospensione, ricorda inoltre Brancher, «non beneficerò della prescrizione».
E ora? Domattina la Procura si prepara a dare battaglia.Nell’aula della Quinta sezione penale, dove si aprirà il processo a Brancher e alla sua compagna Luana Maniezzo, il pubblico ministero Eugenio Fusco arriverà pronto a sollevarecome già fatto da altri suoi colleghi- questione di legittimità costituzionale della legge invocata dal ministro.
Ma è anche possibile che sia lo stesso giudice Annamaria Gatto a sollevare di propria iniziativa la questione. In particolare, le obiezioni della magistratura si concentrano sulla conformità della nuova norma all’articolo 138 della Costituzione: una novità rilevante come lo «scudo» per i ministri - secondo queste critiche - avrebbe dovuto essere approvata con una procedura di riforma costituzionale e non con una legge ordinaria.
Ben più immediate e violente sono le critiche che ieri, nel giro di pochi minuti, si abbattono sulla scelta di Brancher di avvalersi delle legge da parte dell’opposizione: Pd, Rifondazione, Idv, Udc. Dice Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera: «La maschera è caduta, si è capito il vero motivo di questa nomina. Lo aveva detto Umberto Bossi che Brancher era ministro senza deleghe. Ora si è capito: la delega di Brancher è al legittimo impedimento ».
E anche dall’interno della maggioranza si sollevano voci critiche come quella del finiano Italo Bocchino: «Io ho votato convintamente la legge sul legittimo impedimento, perché ritengo che i magistratinon debbono poter aggredire un ministro. Brancher è un mio amico, ma in questo caso si tratta di una situazione diversa, perché abbiamo un soggetto politico che diventa ministro successivamente al problema giudiziario. Ciò pone un problema squisitamente estetico, ma dal punto di vista formale è tutto correttissimo». E tra le voci critiche va verosimilmente inserita quella di Bossi che, interpellato sul tema dai cronisti, risponde brusco: «Non so nulla, chiedetelo a Brancher».