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 2010  giugno 24 Giovedì calendario

DOPO TROPPI TRADIMENTI DI PIETRO SENZA AMICI

Lui e Di Pietro si erano conosciuti a Milano il 16 maggio 1988, dopo che un esposto suo e del collega consigliere Emilio Molinari aveva costretto Tonino ad aprire un procedimento che però lo solleticava poco. I due si vedevano in ufficio o alla pasticceria Taveggia, e siccome le voci di certe amicizie dipietresche già circolavano, Veltri lo stuzzicava semiserio: «Tu gli giri Il Partito democratico deve sperare che il governo cada. Non per un vantaggio politico. Da questo punto di vista, non avendo pronto un candidato premier e visti i sondaggi deludenti, i democratici devono fare gli scongiuri per andare a votare il più tardi possibile. Il fatto è che, se non ci saranno elezioni anticipate, quindi se non potrà ricevere nuovi rimborsi, il Partito democratico dall’anno prossimo rischia di finire in rosso. Così, almeno, si ricava dal bilancio del 2009, chiuso in questi giorni dal tesoriere Antonio Misiani e ancora riservatissimo. Libero ne è venuto in possesso. E questi sono i conti. Cominciamo dalle (apparenti) buone notizie: l’esercizio 2009 chiude con un avanzo di 22 milioni e 332.447,76 euro. Che si aggiunge ai 146 milioni e 492.884,01 euro dell’anno prima. Una bella somma. Peccato che solo il costo della macchina democratica stipendi, pensioni, trattamenti di fine rapporto dei 150 dipendenti, funzionamento della sede nazionale, cancelleria, spese per la propaganda, trasferte, alberghi e ristoranti, per telefoni e auto è di 52 milioni e 123.681,63 euro. Quasi otto milioni in più rispetto all’anno precedente, quando si aggirava attorno ai 44 milioni e mezzo. Soldi a cui vanno aggiunti la spesa per l’affitto della sede, di cui è titolare la Margherita, per le varie sempre intorno, ai politici, ma non li prendi mai». Il suo futuro portavoce stava scrivendo un libro col giornalista Gianni Barbacetto e Di Pietro era raggiante: avrebbe parlato anche di alcune sue inchieste. Nacque un sodalizio fondato sulla carcerazione del prossimo: di lì in poi Elio si nasconderà dietro ogni importante decisione, movimento, battaglia, soprattutto gran lavoro celato dalle scintille dipietresche. Il vero fedelissimo: vicino nei momenti difficili, discreto nella bolgia dei vincitori.
Sopportò di tutto. Alle politiche del 2001 era già sua una candidatura al collegio di Bologna ma all’ultimo momento Di Pietro lo diede all’amica Silvana Mura. La quale, data la sua preparazione politica, non si fece problemi nel chiedere proprio a Veltri di andare ai dibattiti al posto suo. Identica situazione per le amministrative di Roma, come ben raccontato nel libro di Alberico Giostra, Il Tribuno: «Il candidato sindaco dell’Italia dei Valori sarebbe dovuto essere Elio Veltri. Lo aveva votato all’unanimità l’assemblea del partito, su richiesta dello stesso Di Pietro. Poi scattarono le gelosie e le invidie dell’ex-pm e il timore di dare un’eccessiva visibilità al suo amico. Così Di Pietro incaricò il suo braccio destro Mario
iniziative elettorali e culturali. Tutto questo dovrebbe essere coperto dai rimborsi per le elezioni regionali che arriveranno l’anno prossimo, visto che quelli per le Politiche e per le Europee sono già stati messi a bilancio quest’anno e l’anno prima. Ma i contributi per le Regionali saranno all’incirca due terzi rispetto a quelli percepiti per le Europee (65.362.195,50 euro). Sempre che arrivino tutti. Un emendamento alla finanziaria (5.22) presentato da Luigi Lusi, senatore democratico, ma anche tesoriere della Margherita, lascerebbe pensare, infatti, che qualcuno sia incappato in qualche errore. Si chiede di riaprire fino al 15 luglio i termini per la presentazione di richiesta dei rimborsi per le Regionali, scaduti a marzo.
PD QUANTO MI COSTI
Le sorprese non finiscono qui. Se si confrontano gli ultimi bilanci di Ds e Margherita sembra che, nonostante molte spese ora siano in comune (la sede, la comunicazione, il personale), il Pd spenda in media più di quanto, insieme, spendevano i due partiti. Nel 2007 le spese per i servizi dei Ds erano di 16.466.367 euro e quelle della Margherita di 9.559.407 euro per un totale di 26 milioni circa. Quelle sostenute dal Pd nel 2009 superano i 31 milioni di euro, con un aumento del 20,36%. Stessa cosa per il personale (150 unità). Ds e Margherita spendevano nel 2007, sommati, 8.713.109 euro. Il Pd nel 2009, nonostante i molti pre-pensionamenti e la scelta di alcuni dipendenti dei vecchi partiti di licenziarsi, ha pagato in stipendi e contributi per la pensione 9.796.158,99 euro.
PROPAGANDA D’ORO
Ma vediamo, nel dettaglio, come il Pd utilizza i suoi soldi. I costi per la propaganda e la comunicazione politica sfiorano i 25 milioni (24.853.829,64 euro). Altri 605mila euro vanno in collaborazioni e consulenze. La vigilanza, la manutenzione e la pulizia della sede nazionale a Largo del Nazareno, al netto dell’affitto, costano 2 milioni e 300mila euro. Strumento di lavoro fondamentale, per una sede di partito, è il telefono: la bolletta del Pd è di 354mila euro. Altra voce consistente è quella delle trasferte, comprese di alberghi e ristoranti, per cui le casse del Pd hanno sborsato, nel 2009, quasi due milioni (per la precisione 1.929.828,57 euro). Per servizi amministrativi, poste e altro si supera il milione e 200mila euro. In tutto, il costo per i servizi, che sono le spese vive della ”macchina”, è di 31.324.808,04 euro. A cui vanno sommate le spese per noleggi, leasing e affitti, per i dipendenti, per i contributi dovuti alle strutture regionali e provinciali. Nel bilancio chiuso in questi giorni tutte queste spese sono state coperte dai 74 milioni e passa di rimborsi per le elezioni Europee, per il rinnovo del consiglio regionale in
Sardegna e in Abruzzo, per l’elezione della provincia di Bolzano e di Trento e dai contributi di singoli, il grosso dei quali viene dalle quote versate dai parlamentari (5.955.000 euro). Nella parte patrimoniale, invece, compare la spesa per il sistema informatico ed il sito web (123.996,24 euro), come la campagna per il tesseramento 2010, costata 53.089,17 euro.
LIQUIDIT IN CALO
Quanto c’è, realmente, nelle casse del Pd? La disponibilità finanziaria, fatta di liquidità, titoli e depositi bancari è di 17 milioni e 993.038,53 euro. Circa due milioni in meno rispetto ai 19 milioni e 987.628,58 euro dell’anno precedente. Tornando alle spese elettorali, per le Europee sono stati spesi, tra propaganda e iniziative varie, quasi 14 milioni. Molto meno di quanto la struttura regionale ha speso per le elezioni in Sardegna (più di 89 milioni). Sul bilancio del Pd, sempre nella parte patrimoniale, grava, poi, la spesa dell’affitto della sede nazionale, di cui è ancora titolare la Margherita. Dopo una lunga trattativa che, si specifica nel rendiconto, non è ancora conclusa, il Pd lo scorso anno ha corrisposto al vecchio partito 1.785.000,00 euro per l’affitto. Infine i debiti. Tra quelli dovuti allo Stato per le tasse, quelli verso fornitori e verso gli istituti di previdenza si arriva a 9 milioni e 288.169,94 euro. Di cui 701.988,61 euro dovuti alla Margherita.