Varie, 25 giugno 2010
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Rudd Kevin
• Nambour (Australia) 21 settembre 1957. Politico. Laburista. Ex primo ministro. In carica dal 3 dicembre 2007, causa sondaggi in picchiata il 24 giugno 2010 si dimise • «[...] ex diplomatico, aveva promesso agli elettori un cambio generazionale, di superare i conflitti del passato fra sindacati e imprese, di favorire la crescita economica, e innanzi tutto di combattere il cambiamento climatico, una questione divenuta di primaria importanza per gli australiani, colpiti da una siccità senza precedenti. Ha promesso di sottoscrivere subito il protocollo di Kyoto, che Howard si era rifiutato di riconoscere affiancandosi al suo alleato, il presidente Usa George W Bush. Si è inoltre impegnato a ritirare le truppe combattenti dall’Iraq, che ha definito un disastro, abbandonando le posizioni da tempo tenute dal suo predecessore. In campagna elettorale, aveva promesso di istituire un fondo pari a 300 milioni di euro per sviluppare le tecnologie e commercializzare le energie rinnovabili. [...]» (’Il Messaggero” 25/11/2007) • Alla vigilia delle elezioni la sua candidatura era stata messa in dubbio dalla scoperta che quattro anni prima, in missione all’Onu a New York, aveva concluso la serata in un locale di lap dance: «’Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Una notte di bagordi nel ”paradiso della lap dance”, talmente ubriaco da non ricordare nulla, talmente molesto, pare, da essere invitato a lasciare il locale. E, alla fine, all’(ex) integerrimo Kevin Rudd [...] cristiano fervente candidato alla premiership, il ”folle errore” sembra destinato a portare solo una maggiore popolarità e una più sentita simpatia. Una serata tra birra e belle donne, quella incriminata, trascorsa [...] in un costoso strip-club di Manhattan: lo Scores, animato dalle ”migliori showgirl del mondo”, riservato solo ”ai gentiluomini”, si legge nel sito ufficiale del locale; ”un posto dove le ballerine passano in fretta dall’abito da cocktail al perizoma” si legge in una più prosaica presentazione della guida online di New York, ”City search”. Quanto basta per sbalordire gli australiani, ai quali Rudd [...] sposato con Therese Rein, storica fidanzata conosciuta all’università, ha sempre trasmesso l’immagine di un uomo morigerato e tutto d’un pezzo. Ma a far sgranare ancora di più gli occhi ai potenziali elettori (e a scatenare le polemiche dell’opposizione) è la scoperta che il candidato non era in gita di piacere. Tutt’altro. Il suo era un viaggio ufficiale come rappresentante australiano alle Nazioni Unite: una trasferta esosa – 18 mila dollari locali (circa 10.600 euro) – pagata con le tasse dei contribuenti. La minuziosa cronaca della notte brava è stata diffusa [...] dai giornali australiani della News Corporation, il gruppo fondato da Robert Murdoch. Prima – ha raccontato tra le altre testate il Sunday Telegraph – c’è stata una cena e poi la seconda parte della serata trascorsa allo strip-club. Qui, scrive ancora il settimanale, Rudd non solo avrebbe tenuto un atteggiamento ”inappropriato” ma si sarebbe spinto fino a toccare le spogliarelliste, tanto da venire invitato a lasciare il locale. [...] Il protagonista, da parte sua, non conferma. Ma non può nemmeno smentire. ”Ero troppo ubriaco per ricordare”, ammette rievocando la serata newyorkese. Tutto ciò che ricorda è che voleva trasferirsi dal ristorante in un bar e che invece è finito in un night-club. Nessun tentativo di giustificarsi, però. [...] ”Ho commesso un folle errore e mi scuso se in quell’occasione posso aver offeso qualcuno”. Come in campagna elettorale – a proposito ad esempio della fede cristiana cattolica, diventata anglicana dopo l’incontro con la moglie – non ha poi esitato ad accendere i riflettori sul suo privato. ”[...] ho raccontato tutto a mia moglie”, ha confessato, aggiungendo di non essere un bevitore abituale e di essersi ubriacato solo due volte in vita sua: ”La prima è stata in famiglia, in occasione del mio 35esimo compleanno”. [...]» (Alessia Rastelli, ”Corriere della Sera” 20/8/2007) • Nei due anni e mezzo al governo «[...] ha decretato la fine del neoliberismo [...] ponendo le basi per un modello di governo dell’economia che, al pari del thatcherismo e del reaganismo negli anni Ottanta, s’imponga come nuova filosofia [...] Con un minisaggio in edicola [...] sul magazine The Monthly [...] definisce la struttura filosofica che sta alla base ”della nuova alba” dando così una spiegazione ai 26 miliardi di dollari [...] il suo governo ha stanziato come stimolo all’economia [...] Laburista con la passione per la Cina, Rudd non ha certo fatto fatica a trovare gli argomenti per declamare la superiorità della socialdemocrazia sul ”grande esperimento neoliberista fatto negli ultimi trent’anni” di cui [...] sancisce ”il fallimento”. L’analisi di Rudd parte dalle parole di George Soros – ”il punto saliente di questa crisi è che non è stata causata da uno choc esterno, ma dal sistema stesso” – e ripercorre le ”involuzioni” del sistema finanziario. Grandi responsabilità sono attribuite alla deregolamentazione degli anni Novanta, ma l’asse portante del manifesto sta nella convinzione che ”l’ordine spontaneo” di Friedrich August von Hayek e Ludwig von Mises – che, assieme alla spinta imprescindibile di Milton Friedman, ispirarono quella che Ronald Reagan chiamava ”la magia del mercato” – s’è rivelato sbagliato. Così come è sbagliata ”la visione hayekiana secondo cui il valore di una persona debba essere primariamente e cinicamente determinato dal mercato”. Il riscatto delle socialdemocrazie di tutto il mondo riparte dal mea culpa recitato dall’ex governatore della Fed, il ”Maestro” Alan Greenspan (su cui Rudd si sofferma con sadismo), e dal superamento del pensiero di John Maynard Keynes, ”alla luce delle nuove realtà con cui ci confrontiamo a settant’anni dalla pubblicazione de ”La teoria generale’” di Keynes. Invocando una collaborazione globale dei nuovi governi nelle sedi adibite come il G20, Rudd sintetizza così il modello del neosocialismo solidale: ”La sfida intellettuale per i socialdemocratici non è soltanto ripudiare l’estremismo neoliberista che ci ha portati in questo caos, ma piuttosto promuovere il fatto che gli stati socialdemocratici offrono le garanzie migliori per preservare la capacità produttiva dei mercati propriamente regolati, assicurando che sia il governo il regolatore, che sia il governo il finanziatore o il distributore dei beni pubblici e che sia il governo a compensare le ineguaglianze inevitabili del mercato con un impegno all’equità valido per tutti”. Il Wall Street Journal [...] ha smantellato il manifesto di Rudd ricordando due fatti della storia economica dell’Australia. Prima di tutto, l’esperimento degli anni Settanta del premier laburista Gough Whitlam, il quale nazionalizzò la sanità e l’istruzione, aumentò i salari del settore pubblico, aumentò la spesa del governo e flirtò con i sindacati ottenendo ”la peggior recessione della storia moderna”. Ecco perché – questo è il secondo punto – anche il Partito laburista appoggiò negli anni Ottanta e Novanta la liberalizzazione del commercio e la deregolamentazione determinando ”diciassette anni consecutivi di espansione economica”. La ricostruzione di Rudd non tiene conto di questi passaggi – anche se si schiera contro il protezionismo – e si scaglia contro la politica dei rivali del Partitito liberale, denigrandone anche il modello di pensiero: ”Il neoliberismo e il fondamentalismo del libero mercato che ne è derivato si sono rivelati poco più che un’avidità personale travestita da filosofia economica”. Anche il capo della sezione economica dell’influente quotidiano Australian, Michael Stutchbury, boccia il ”manifesto Kevinista”: è inopportuno, ”l’economia australiana si basa sull’importazione di capitale, non conviene affatto spaventare gli investitori stranieri”» (’Il Foglio” 4/2/2009).