Maria Teresa Meli, Corriere della Sera 24/6/2010; Alessandro Mondo, La Stampa 24/6/2010; il Post 21/6/2010; Il Fatto Quotidiano 29/6/2010;, 24 giugno 2010
IL CASO ELEZIONI IN PIEMONTE
Il 1 luglio il Tar del Piemonte deciderà sulle presunte irregolarità nella presentazione delle liste che nel marzo scorso diedero la vittoria a Roberto Cota nelle elezioni regionali in Piemonte. Il rischio, nel caso in cui i ricorsi venissero accettati, è quello dell’annullamento del voto e di un ritorno alle urne.
I ricorsi, avanzati dalle liste del centrosinistra, sono quattro. Tre riguardano le liste Verdi Verdi, Consumatori e Al centro con Scanderebech, tutte apparentate a Cota e destinatarie di circa 50.000 voti in tutto. Il quarto è contro la lista Pensionati per Cota. In questo caso i pm di Torino Andrea Beconi e Patrizia Caputo hanno già chiuso un’indagine per direttissima, appurando che 18 delle 19 firme dei candidati in lista sono false: tutte apposte da Michele Giovine, capolista e autore della diciannovesima firma, e da suo padre Carlo (avrebbero arruolato, a loro insapèuta, anche parenti ed ex fidanzate). Ora il Tar potrebbe chiedere l’acquisizione degli atti dell’inchiesta penale prima di pronunciarsi sull’eventuale annullamento delle elezioni.
SCENARI POSSIBILI
Nelle elezioni regionali dello scorso 28-29 marzo il leghista Roberto Cota, candidato del centrodestra, ha battuto la candidata del centrosinistra Mercedes Bresso per novemila voti (1.043.318 ovvero il 47,32% contro 1.033.946, il 46,90%), appena un terzo di quelli andati alla lista di Michele Giovine (il Partito dei pensionati conquistò 27.797 voti).
Sebbene si tratti di una tesi politicamente fondata, potrebbe non esserlo giuridicamente. Il voto per il candidato presidente, infatti, è distinto e separato da quello per le liste a questo collegate: gli elettori possono attribuire un voto disgiunto, scegliendo di votare un candidato presidente e poi una lista tra quelle che non sostengono il candidato che hanno votato. Dall’altra parte, però, chi vota soltanto la lista vede il suo voto estendersi automaticamente al candidato presidente collegato alla lista.
Il Tar potrebbe quindi dichiarare invalida la posizione della lista dei Pensionati, ma questo potrebbe non implicare automaticamente lo scioglimento della giunta e la necessità di andare a nuove elezioni.
BRESSO E CHIAMPARINO
L’ex presidente della regione Mercedes Bresso ha cambiato posizione in corso: era stata inizialmente promotrice del ricorso (Cota per questo la definì «un caso umano»), ma dopo qualche settimana ritirò la sua firma, chiedendo di fare altrettanto alle forze che l’avevano sottoscritto. Il ritiro della firma è stata frutto di un baratto che ha visto la Bresso premiata con la conferma alla presidenza del Comitato europeo delle Regioni. La versione della Bresso: «Cota mi ha spiegato che la questione del ricorso lo delegittimava e rendeva impossibile il dialogo. Poi è arrivata la proposta: io ritiravo la firma e lui avrebbe dato il via libera alla mia riconferma perché ci teneva che il Piemonte avesse quell’incarico».
Con l’avvicinarsi della sentenza del Tar però la Bresso è tornata all’attacco, dicendosi sicura che «entro metà luglio certamente verranno annullate le elezioni» e che «la vittoria è molto più che nell’aria». L’ex governatore è uscita allo scoperto soprattutto per fermare il piano del suo partito, il Pd, che in caso di nuove elezioni vuole cambiare candidato e affidarsi all’attuale sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Secondo i dirigenti del Pd, puntare ancora sulla Bresso porterebbe solo a una seconda sconfitta, mentre il primo cittadino torinese gode di un’ampia stima tra gli elettori piemontesi. Il fatto che poi Chiamparino debba lasciare la poltrona di sindaco è un problema minore, dal momento che il suo mandato scade il prossimo anno e che Piero Fassino non ha mai nascosto il desiderio di occuparsi della sua città.
COTA
L’attuale governatore leghista Roberto Cota ha ostentato tranquillità e sicurezza per settimane dicendosi certo che il Tar non avrebbe decretato una ripetizione del voto. Ora sembra più nervoso: qualche giorno fa, durante una seduta del Consiglio regionale, ha avvertito che «per usare un eufemismo, i piemontesi non la prenderebbero bene. [...] I golpe li fanno in Sudamerica, se accadesse qui sarebbe una rivolta. Non è facile rubare le elezioni». Intanto Pdl e Lega hanno tappezzato Torino di manifesti con la faccia di Cota imbavagliata, e lunedì 28 circa cinquemila persone hanno partecipato a una fiaccolata «per difendere il voto dei piemontesi da chi non sa perdere». In testa al corteo cha ha attraversato il centro di Torino lo striscione: «Giù le mani dal voto. Il popolo è sovrano».